LA SINISTRA RISCOPRE IL TRICOLORE

WSSm WSSm ganze suicide di Bossi, queste due linee aggressive erano e sono passi necessari per la radica-, lizzazione culturale del secessionismo. Detto questo, rimangono interrogativi importanti: basterà questo tipo di manifestazione per emarginare il movimento secessionista e per orientare le attese di molti lavoratori verso modelli di federalismo autentico, verso soluzioni più razionali e più efficienti di autogoverno regionale? No, non basterà. Ora tocca al governo, alla Bicamerale, al Parlamento elaborare senza più tentennamenti una strategia, sia istituzionale che di intervento diretto, per risolvere la «questione settentrionale», che è soltanto la versione pubblicisticamente più pressante del problema generale dei governi locali. Questa è la nuova questione nazionale. Il governo e la classe politica non hanno più alibi. Soprattutto non hanno più molto tempo. Gian Enrico Rusconi via». Il Consiglio comunale l'altra sera ha stabilito l'apertura di un conto corrente per la raccolta dei soldi del riscatto. E poi, il nodo degli emissari: se lo Stato continuerà a bloccarli, allora tutti i sindaci dell'isola faranno gli emissari, s'è detto. Ed è questo un punto molto delicato, perché ormai pochi se la sentono di rischiare e molti pensano al lucro: a business concluso, l'emissario si mette in tasca 70 milioni, denaro pulito. La cosa più importante è la vita dell'ostaggio, ripete il sindaco. Ma non è così, perché quando nella notte fra il 13 e il 14 luglio la polizia bloccò l'intermediario che stava andando all'incontro decisivo, in quel momento la vita di Silvia Melis non aveva più alcun valore e per settimane Tito Melis, il padre, ha vissuto con il terrore che gli avessero ammazzato la figlia. E poi si è sfogato, ha accusato di essere perseguitato da coloro che dovrebbero dar la caccia ai banditi e ne sono incapaci e allora non sanno far altro che bloccare il denaro, pedinare i parenti, intercettare telefonate. E ha aggiunto quanto gli appaia scandaloso che 10 Stato mostri questo volto mentre in altre occasioni, forse ultima 11 sequestro del piccolo Farouk Kassam, abbia agito in modo tanto diverso fino a pagare. Perché lo dicono tutti, da sempre e nessuno ha smentito, che quella volta lo Stato pagò. «Accadde perché erano ormai sei mesi che il bambino era in mano ai banditi, e la cosa stava diventando uno scandalo mondiale. Ecco, furono versati denari pubblici, si disse, per salvare la faccia», osserva l'avvocato Giannino Guiso, già difensore delle Brigate Rosse, di Graziano Mesina, e poi di Bettino Craxi. «Lo Stato interviene, paga e viola la legge. E allora, se la viola per Kassam, perché perseguiti me, genitore, e ti accanisci così?», dice Guiso, perché lo sanno tutti come non soltanto a Tito Melis abbiano bloccato i beni, ma un paio di settimane fa gli hanno sequestrato pure un assegno di sette milioni,