Bruxelles la marcia dei giudici anti-pedofili di Cesare Martinetti

Bruxelles, la marcia dei giudici anti-pedofili BELGIO Sfileranno coi poliziotti ma l'opinione pubblica li considera responsabili al pari dei politici Bruxelles, la marcia dei giudici anti-pedofili In piazza un anno dopo il caso Dutroux: «Non è cambiato nulla» BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Un anno dopo le parti si rovesciano. Il 12 ottobre del '96, duecentocinquantamila belgi sfilarono a Bruxelles per protesta contro giudici e poliziotti. Tra pochi giorni, il 7 ottobre toccherà a giudici e poliziotti. Anche loro per chiedere giustizia. Sostanzialmente per denunciare che un anno dopo lo choc collettivo del caso Dutroux e della scoperta dell'atroce fine di Julic e Melissa, il Belgio ò ancora lì inerte, opaco, omertoso, complice di quella banda di pedofili assassini che ha alimentato i piaceri proibiti di un rescau di potenti rimasti sconosciuti. Lo sciopero, il primo nella storia del Belgio, vedrà uniti giudici e poliziotti contro il progetto di riforma del sistema giudiziario. Uno scatto sindacale - e corporativo -, ma che sembra soprattutto essere una mossa preventiva nei confronti dell'opinione pubblica. Infatti nonostante le promesse del governo e le scuse del re alla nazione, non è cambiato niente. Il caso Dutroux giace nella nebbia più fitta delle Ardenne. Nessuna copertura o protezione è stata scoperta o rivelata. E nemmeno si sa quando verrà fatto il processo. E' probabile che nell'anniversario di quella clamorosa «marcia bianca», l'evento più choccante nella storia collettiva di questo Paese triste e silenzioso, sarebbero ricominciate le proteste, le denunce, le accuse contro i giudici. E così loro hanno deciso di giocare d'anticipo e dire a tutti che le promesse del governo sono rimaste parole. I fondi alla giustizia sono stati tagliati, solo a Bruxelles mancano 46 magistrati per riempire gli organici. Non si riescono nemmeno a nominare giudici bilingue (francese e fiammingo) come vorrebbe la legge e la necessità. Non è stato nominato, come promesso, un magistrato che in ogni giurisdizione abbia la responsabilità delle persone scomparse. Insomma la situazione è proprio come un anno fa. L'unico progetto è quello di unificare nella sola gendarmeria (la più ricca di soldi e di mezzi) le quattro altre forze di polizia. Compresa la polizia giudiziaria. Marc Dutroux, sua moglie Michèle Martin e i suoi tre complici sono in carcere accusati di quattro delitti, quattro ragazze rapite, imprigionate per mesi, seviziate, usate come vivo materiale pornografico per film, fotografie e peggio, da Dutroux e dai suoi potenti e tuttora sconosciuti amici. Julie e Melissa, le ultime due vittime, avevano otto anni. Sono morte di fame perché Dutroux venne arrestato mentre erano prigioniere nel suo scantinato, ma nessun poliziotto riuscì a scoprirle e a salvarle. Anzi, il mostro fu rimesso in libertà. Nessuno ha pagato per gli errori, le confusioni, le complicità fornite a Dutroux. Neanche la commissione d'indagine parlamentare è venuta a capo di nulla e come ha detto ieri un suo ex membro, Patrick Moriau, i «non di una riforma del sistema abbiamo bisogno, ma della sua disintegrazione». Per ora c'è in programma solo un'altra marcia. Cesare Martinetti

Persone citate: Dutroux, Marc Dutroux, Michèle Martin, Patrick Moriau

Luoghi citati: Ardenne, Belgio, Bruxelles