Ferrara fallisce l'assalto a Di Pietro di Flavia Amabile

F fL%o^BRE Grande festa a Firenze per l'ex pm, ma il giornalista non riesce a partecipare Ferrara fallisce l'assalto a Di Pietro E' saltata la stretta di mano tra i due avversari LFIRENZE A giornata della stretta di mano più tormentata della settimana inizia davanti a una transenna alle 19,24 in punto. Da una parte un paio di bretelle scarlatte, dall'altra una cravatta altrettanto vermiglia, da entrambe due volti anche più paonazzi. Il primo, quello delle bretelle - come da titolo di trasmissione - appartiene a Giuliano Ferrara, al suo primo agguato al suo avversario Antonio Di Pietro. Il secondo appartiene a Ugo Poggi, organizzatore di quella che all'inizio era soltanto un'innocente premiazione per Di Pietro magistrato. Le voci di Poggi e Ferrara risuonano nella piazza dei Cestelli, dove 20 file di tavoli per 70 posti ciascuno si vanno riempiendo. «Se vuole rimanere rimanga ma lei non è gradito, lo vuole capire?», urla Poggi. «Bravo Ugo» lo incitano intanto gli ospiti. «Io sono un candidato alle elezioni del Mugello, ho letto che tutti i candidati erano stati invitati» ribatte Ferrara, sudato per gli oltre 20 fari da telecamera che illuminano la scena. «Non è vero, è una menzogna, io ho compilato gli inviti e non l'ho invitata». «Bravo Ugo - insiste la folla - spiegagli che qui a San Frediano, ovvero nella patria dei più fiorentini tra i fiorentini, siamo tutti di stretta osservanza comunista». «Voglio entrare come cittadino», ribatte Ferrara. «No, lei fa politica e ci rovina la festa. Quindi le chiediamo di andare via. Lei vuole entrare solo per litigare con Di Pietro». Ferrara, rassegnato e ormai grondante, si arrende: «Allora me ne vado e le stringo la mano: è come se la stringessi a Di Pietro ma non è bello che non possa farlo direttamente con lui». La cravatta rossa scompare nella folla della serata. Il paio di bretelle scarlatte fa altrettanto, circondato da una turba di cameramen, fotografi e giornalisti. «Questo Poggi è un comunista con sale cinematografiche dove fa la politica che più gli aggrada», inizia a spiegare Ferrara davanti ai microfoni e in breve il Lungarno è bloccato fra la disperazione dei vigili urbani. Nella calca riesce a farsi strada un taxi, una Mercedes. Si ferma: «Vuole che la porti via?», chiede l'autista. «No, questo va bene per Di Pietro», risponde Ferrara e prosegue la sua passeggiata sul Lungarno, in compagnia di mezza Italia delle tv e della carta stampata. Arriva la notizia che Di Pietro, al Tg3, ha pronunciato delle parole non del tutto ostili sulla sua presenza alla cena. Ferrara immediatamente ritorna sui suoi passi. Poi, si ferma: non è opportuno che sia lui a esporsi di nuovo. Affida il compito alla moglie Anselma Dall'Oglio. E' lei a recare a Poggi un nuovo messaggio di Ferrara: se Di Pietro non è del tutto ostile, Ferrara può partecipare alla cena? La moglie di Ferrara riappare cinque minuti dopo con la risposta: «Quando viene Di Pietro, se lo dice lui, allora va bene: può entrare». Non resta che attendere Di Pietro. L'ex magistrato, la carta giocata a sorpresa dall'Ulivo per le elezioni del Mugello, arriva intorno alle 20,15. Ferrara gli invia ad accoglierlo un secondo messaggio. Lo reca l'europarlamentare Monica Baldi, fasciata in un abito stile Arlecchino-psichedelico. L'onorevole avanza verso Di Pietro, seguita da un fiume di cameramen. «L'onorevole Ferrara dice che...». Di Pietro volta la testa, finge di cercare un posto. L'orchestra attacca un pezzo dei Platters. L'on. Baldi insiste: «L'onorevole Ferrara vorrebbe...». Di Pietro, ormai seduto, si volta a parlare con un vici¬ no: «Vedi, questa è la mia vita di ogni giorno». L'on. Baldi si accinge allora al terzo tentativo. Prima di poter pronunciare anche mezza sillaba, viene letteralmente scaraventata in aria, con tutto il vestito Arlecchinopsichedelico, da un addetto alla vigilanza molto solerte. Da quel momento in poi si scatena il finimondo. Gli organizzatori picchiano i fotografi, i fotografi rispondono, la moglie di Ferrara fa un nuovo tentativo di parlare con Di Pietre, l'orchestra suona senza pietà il pezzo dei Platters. Dopo dieci minuti, sgombrato il campo da giornalisti e messaggeri, Di Pietro si decide. Si alza, agguanta un microfono: «Ho saputo che è venuto a trovarci Ferrara. Un piatto di pasta non si nega a nessuno. I nostri problemi risolviamoli in tribunale, ma stringiamoci la mano e abbandoniamo questo modo di fare campagna elettorale». Troppo tardi. Ferrara è andato via: «Che cafoni, che gerarca», ha commentato. Flavia Amabile L'ex pm: un piatto di pasta non si nega Il rivale del Polo: che cafone, che gerarca Nella foto a sinistra il direttore del Foglio Giuliano Ferrara Qui accanto l'ex pm Antonio Di Pietro