Mugello marchio Doc di Maria Giulia Minetti
fL%o^BRE Ferrara fallisce l'assalto a Di Pietro Mugello, marchio Doc La pubblicità scopre la politica MILANO. Mugello d.o.c? Macie in Mugello? Mugello garantito? Vero Mugello? Se non è Mugello ricorri in appello? Perché no. Perché non sfruttare al volo la valanga di pubblicità piovuta sulla terra della «Grande Sfida», perché lasciar perdere un'occasione unica? Perché, insomma, non trasformare in marchio un nome che in qualche modo lo è già, gli manca solo il prodotto, e il gioco è fatto? Mica tanto, secondo Annamaria Testa, pubblicitaria famosa e spiritosa, che però questa volta più che ridere digrigna i denti: «Visto il livello della contesa, potrebbe giusto esser la marca d'un paio di scarponi chiodati», sbuffa irritata. Più soft Ambrogio Borsani, direttore creativo della Landò Nardi: «Be', sì, in effetti... Se nella zona si producesse vino, per esempio, potrebbero approfittarne per fare il Consorzio dei vini del Mugello, po¬ trebbe funzionare, la notorietà c'è. Ma francamente io prenderei solo le vacche del Mugello». Feroce Pasquale Barbella, creativo numero uno della Bgs: «Ribattezzerei Mugello un corpo speciale di vigili del fuoco, quelli di pronto intervento nelle catastrofi peggiori, e la prima missione gliela assegnerei proprio lì, nel Mugello, per spegnere quell'incendio insensato. Oppure potremmo lanciare in loco una lùtea di prodotti dimagranti con lo slogan: "Liberiamo il Mugello dai grassi"». Ma a Oliviero Toscani liberarsi dei grassi non basta. Ecumenico, propone «una confezione Mugello di pillole magiche per diventare meno trinariciuti e prepotenti». Da sperimentare sui tre candidati, con l'aggiunta della piDola Mugello bis, afrodisiaca, per indirizzare altrove la loro aggressività: «Slogan: più erezioni, meno elezioni». Collaborativo, invece, Marco Mignani, cervello creativo della Euro Rscg, che però trova il Mugello, al momento, «mia scatola vuota, un monumento sotto la coperta, un ring prima del match», e così, ahimé, «bisogna aspettare che assuma una fisionomia. Non è come il Sahara, o il Monte Bianco...». Però, idea! «Se io fossi un produttore del Mugello, massi, qualunque cosa producessi approfitterei di quello che sta succedendo per mettere Mugello nel marchio. Perché, effettivamente, il fatto che i più bei nomi della politica-spettacolo se lo contendano dà l'impressione che sia qualcosa di prezioso, che vale. Mi vedo la reazione dell'utente: «Caspita, viene dal Mugello!». Esplicitamente sarcastico Sandro Baldoni, già direttore creativo della Fca, che ha appena girato il suo primo film, titolo molto autobiografico «Consigli per gli acquisti»: «Vanghe del Mugello, lo vedrei benissimo, marchio perfetto. Invece loro tre (Di Pietro, Ferrara e Curzi, ndr), potrebbero fondare un'emittente privata, Telemugello International, e mandare in onda una soap-opera con tre protagonisti fissi: il poliziotto, il figlio del comunista, l'ex partigiano. Star dei media come sono, il successo sarebbe enorme. Li vedo in onda da qui all'eternità». Maria Giulia Minetti Oliviero Toscani
Persone citate: Ambrogio Borsani, Annamaria Testa, Curzi, Di Pietro, Ferrara, Marco Mignani, Oliviero Toscani, Pasquale Barbella, Sandro Baldoni
Luoghi citati: Milano
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