Tutti i Giuda di Tonino ex amici sotto il Duomo di Raffaella Silipo
Tutti i Giuda di Tonino ex amici sotto il Duomo Tutti i Giuda di Tonino ex amici sotto il Duomo «Ormai hanno rivoltato tutta la mia vita e ho persino esaurito gli amici che possono tradirmi con accuse comprate». L'amaro sfogo che Antonio Di Pietro affida alla sua ultima fatica letteraria edita da MicroMega, La mia politica, poggia su alcuni dati incontrovertibili: molti «amici» 10 hanno abbandonato, nel corso di questi anni. Se poi, come sempre accade quando finisce un amore o un'amicizia, le responsabilità siano da cercarsi un po' da entrambe le parti, non e dato sapere. E' comunque un fatto che anche Tonino ha «rinnegato» i compagni del passato: «Si, Lo frequentato anche gente sbagliata - scriveva tempo ià su «Oggi» , ma mi pare un merito il fatto che poi non mi sia fermato quando mi è toccato indagare su di loro». Certo è che amici lo erano, e molto, Tonino e Giancarlo Gomni, ex amministratore delegato della Maa assicurazioni, nonché primo a esporsi, accusando Di Pietro nel massimo momento del suo fulgore, a line '94, mentre !'ex pm stava per concludere il processo Enimont e abbandonare la toga. Gomni, che andò dagli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia e poi dai giudici di Brescia a parlare di prestiti al pm, auto (Mercedes) e incarichi professionali per la moglie avvocatessa Susanna Mazzoleni. Tutte accuse finite con il proscioglimento di Di Pietro a Brescia. Intanto a Milano Gorrini si vedeva condannato per il fallimento Maa e, dopo la conferma della Cassazione, portalo in carcere mentre la sua richiesta di affidamento ai sei-vizi sociali veniva respinta. Ora è agli arresti domiciliari. Dopo Gomni, quest'estate ha «tradito), anche Antonio D'Adamo, il «Dadone» dei temili d'oro, quando era un noto imprenditore echio della Milano Anni 80: le sue accuse sono chiuse in un memoriale ai giudici bresciani, in cui parla dei rapporti con «Nini» Di Pietro, della gargonnière di Via Agnello 5 la due passi dal Duomo) datagli in uso, cosi come un'auto (ancora Mercedes), un telefonino e un prestito di 100 milioni. 11 memoriale e intitolato «Note sul mio rapporto con Di Pietro», D'Adamo lo avrebbe consegnato a Berlusconi nell'autunno del 1995, due anni prima che lo stesso Berlusconi lo desse alla magistratura di Brescia. I fatti sono in buona parte noti da tempo, ma sono stati oggetto di un inteiTogatorio reso da D'Adamo a Brescia all'inizio di luglio. Per la serie «Giuda», l'ultimo è Eleuterio Rea: collega di Di Pietro quando era poliziotto, capo della Digos e della Squadra Mobile di Milano prima di indossare la divisa del capo dei Vigili Urbani, chiamato dal sindaco socialista Paolo Pillitteri. E' indagato a Milano nell'inchiesta sui vigili urbani, dove da alcune accuse è stato prosciolto, e a Brescia ora è indagato insieme con Di Pietro per concorso in abuso d'ufficio. A fine luglio ai magistrati di Brescia va a raccontare le frequentazioni di Di Pietro con i socialisti della «Milano da bere» e, in sostanza, dice che l'allora pm, prima di Maiù Pulite, aiutò il consigliere Atm Sergio Radaelli a evitare le conseguenze di un'inchiesta sulla corruzione. Di Pietro lo accusa di averlo «venduto» per essere riassunto al Comune di Milano. A far da contraltare ai tre «Giuda», ecco il succitato Radaelli e Maurizio Prada, due «amici» che non hanno fatto in tempo a tradire, perché arrestati da Di Pietro quando era ancora pm. Nel '92 Radaelli fu uno dei primi esponenti di spicco del psi milanese a finire a San Vittore, e proprio le sue rapide confessioni consentirono al pool di allargare l'ambito dell'inchiesta. Confessò prontamente anche Prada, che, allora, a chi gli chiedeva maliziosamente dei rapporti con Di Pietro, disse più o meno: «Non se ne abbia a male, ma ai tempi della "Milano da be¬ re" Di Pietro era nel giro di serie B, anzi di serie C, perché gli altri erano molto più importanti di lui: banchieri, magistrati, finanzieri, avvocati, alti prelati». Chi, invece, non l'ha ancora tradito è Giuseppe Lucibello, avvocato, salernitano. Giunto a Milano insieme a Tonino, Lucibello, stando alle accuse del Gico di Firenze, ne avrebbe quantomeno sfruttato le fortune giudiziarie e politiche per sistemare se stesso e i suoi amici Francesco Pacini Battaglia e D'Adamo, o per promettere ai clienti importanti protezioni dalle finte intemperanze dell'amico magistrato. Lucibello, per ora, ha sempre negato sdegnosamente: ma chissà che non abbia pronto qualche bel memoriale per i tempi bui. Tu quoque, «Geppino», amice mihi? Raffaella Silipo Il suo sfogo: «Ho esaurito gli amici che possono tradirmi con accuse comprate» Il costruttore Antonio D'Adamo, Giancarlo Gorrini ex amministratore delegato della Maa assicurazioni, e Antonio Di Pietro
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