Milano, anche Cusani scende in piazza
Milano, anche Cusani scende in piazza Milano, anche Cusani scende in piazza Permesso speciale del Tribunale per uscire dal carcere MILANO. In prima fila, dietro a un grande striscione, come mia volta. Sergio Cusani, l'ex braccio destro di Raul Gardini, detenuto per storie di tangenti, torna alla sua prima vita. Quella del Movimento, una volta. Quella dell'Agenzia di solidarietà per i detenuti, oggi. Sabato la prima uscita pubblica, alla manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil contro i leghisti e la secessione. Ci sarà anche Sergio Cusani in permesso da San Vittore, ma solo per presentare la sua Agenzia, quella che sogna di trovare una soluzione ai problemi dei detenuti. Ci sarà Cusani, e ci saranno i suoi compagni di cella, quelli dell'ufficetto al primo raggio, con il computer e mille petizioni sul tavolo. A politici, amministratori, imprenditori e pure sindacalisti. «Per l'Agenzia, Cusani aveva già incontrato Sergio Cofferati», ricorda Giuseppe Bianchi, il difensore dell'ex uomo d'affari insieme a Sergio Spazzali. L'avvocato Bian- chi non nasconde la sua soddisfazione: «Il fatto che Cusani esca per questi tre giorni è un segnale di grande disponibilità da parte del tribunale di sorveglianza». Il legale non lo dice apertamente, ma le 72 ore di permesso, di cui mezza mattinata in piazza, a manifestare come tanti, potrebbero essere la svolta, nella detenzione di Sergio Cusani. A San Vittore si trova dal novembre scorso, con alle spalle una condanna definitiva a 4 anni di carcere per l'affaire Eni-Sai. Da definire ci sono ancora sei anni di carcere - manca la sen¬ tenza della Cassazione - per la vicenda Enimont, quella del processo con Di Pietro che per tre volte lo ha chiamato «traditore». A luglio, dopo otto mesi di carcere, Cusani aveva presentato la domanda per essere affidato ai servizi esterni al carcere. Aveva chiesto di rimanere a San Vittore di giorno, per occuparsi dei detenuti, e di poter andare a casa la sera, dalla sua famiglia, nell'appartamento al quarto piano di una casa borghese a Città Studi. Il tribunale di sorveglianza aveva detto «no», che è troppo presto, che un'altra condanna potrebbe essere in arrivo. «Sì», a sorpresa, il tribunale di sorveglianza lo dice lo scorso agosto. Quando a Cusani concede un permesso di 48 ore. Due giorni che l'ex finanziere divide a metà, tra la famiglia e gli impegni per l'Agenzia di solidarietà. Incontra il portavoce del sindaco, incontra i I sindacati e ai giornalisti che io ! tampinano per due giorni, pro¬ mette: «La mia vita è il carcere. Mi occuperò dei miei fratelli detenuti anche fuori di qui». Il «fuori», Sergio Cusani lo rivede questa mattina. Quando alle nove varcherà il portone di ferro dietro al carcere, lo stesso che aveva attraversato a novembre dell'anno scorso. E due anni prima, quando Di Pietro aveva firmato la richiesta di manette per lui e di Cusani girava sempre la solita foto, quella con il berrettino da marinaio, sul Moro insieme a Gardini. Da quella foto e quella storia, è passata una vita intera. «Il mio presente e il mio futuro è il carcere», va dicendo da mesi Cusani. La sua presenza al concentramento della manifestazione dei sindacati di sabato, ore 9 e 30 a Porta Genova, è una conferma. E fa niente se adesso salteranno fuori le foto di quando andava all'Università Cattolica e credeva nel Movimento. In questi trent'anni, Cusani ha cambiato più di una vita. [f. poi.] II finanziere Sergio Cusani, ex braccio destro di Raul Gardini, detenuto a San Vittore
Luoghi citati: Città Studi, Milano
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