Sergio Berlinguer «lo un ingenuo»

Sergio Berlinguer: «lo, un ingenuo» AL TELEFONO UN ANNO FA Sergio Berlinguer: «lo, un ingenuo» L'ex ministro: ma non diedi nulla a Squillante AROMA DESSO mi rendo conto di aver parlato in modo ingenuamente criptico. Faccio presente peraltro che io mi trovavo a disagio a incontrarmi con Squillante, perché lui stesso mi aveva detto di ritenere di essere sottoposto ad indagine...». Sergio Berlinguer, ex ministro del governo Berlusconi, ex segretario generale del Quirinale con Cossiga, fratello dell'attuale ministro della Pubblica istruzione, spiega ai magistrati di Mani pulite la telefonata del 12 febbraio del '96. La polizia registrò la voce di Squillante che chiedeva: «Hai cose?», e la risposta di Berlinguer: «Poche, ma qualcosa...». Quel giorno i due presero appuntamento «da Roberto» per il pomeriggio. Frasi che mal si conciliano con le prime dichiarazioni di Berlinguer ai pm milanesi, secondo le quali l'ex ministro - nell'incontro avvenuto «per strada, tra palazzo Ruspoh' e via di Fontanella Borghese» - comunicò all'ex capo dei gip di Roma che suo fratello Francesco, avvocato, «non era riuscito a sapere nulla circa una presunta indagine a carico di Squillante, né che fosse condotta dalla procura di Milano». I pm di Mani pulite contestano a Berlinguer le contraddizioni tra queste risposte e il tenore della telefonata. Il testimone si rammarica per il linguaggio «ingenuamente criptico», ma poi ribadisce: «La mia versione è la stessa... Intendevo dire a Squillante che avevo qualcosa da dirgli, anche se poche cose... Niente avevo da dare a Squillante, mi sono limitato a dirgli che non avevo avuto nessuna indicazione da mio fratello». Chiedono i pm: «Non le sembra strano che Squillante che sapeva di essere oggetto di pedinamenti abbia accettato di volersi incontrare con lei per strada?». Risponde Berlinguer: «Non ho valutato la cosa, anche perché dal canto mio non avevo certo niente da nascondere». Il racconto di Berlinguer, secondo i magistrati che hanno allegato il verbale alla richiesta d'arresto per Cesare Previti, è la dimostrazione della volontà e capacità degli indagati (Previti, Squillante e altri) di inquinare le prove. In ogni caso è la conferma dell'attivismo dell'ex capo dei gip romani dopo la scoperta della microspia al bar Tombini. «Renato Squillante - dice Sergio Berlinguer - mi cercò anche qualche settimana prima che venisse arrestato, dicendomi che voleva parlarmi... Mi disse di essere molto preoccupato per il sospetto di essere oggetto di indagini da parte dell'autorià giudiziaria milanese. Mi chiese se potevo sapere qualcosa in proposito. Gli risposi che mi sembrava molto difficile, che ne avrei al massimo potuto parlare con mio fratello avvocato...». E' ciò che avvenne, secondo il resto della deposizione: «Ne parlai con mio fratello Franco, il quale mostrò scetticismo, e difatti dopo qualche giorno mi disse che non era riuscito a sapere nulla. Questo comunicai al dott. Squillante... Dopo il suo arresto ho capito la ragione delle sue comunicazioni». S'erano conosciuti nei primi Anni Ottanta, Berlinguer e Squillante. Poi s'erano ritrovati al Quirinale dove il magistrato era consulente giuridico, ancor prima della nomina di Berlinguer a segretario generale. Si frequentava¬ no «saltuariamente in occasioni sociali», e i pm chiedono al teste se ricorda dei «commensali più o meno fissi». Risposta: «Non ricordo di commensali fissi. Posso nominarne alcuni che ricordo di aver visto: il professor Colletti, il regista Rosi, sua moglie, la regista Lina Wertmùller, Monica Vitti, Luciano De Crescenzo». Squillante presentò a Berlinguer anche l'agente di cambio Aloisi, «al quale io e mia moglie abbiamo affidato una somma di danaro perché venisse da lui gestita». A proposito della vicenda ImiSir, che fruttò agli eredi Rovelli oltre 600 miliardi al netto delle imposte, Berlinguer racconta che mentre stava al Quirinale d'allora presidente dell'Imi, Arcuti, mi chiese se la presidenza della Repubblica fosse disponibile ad interporre dei buoni uffici per una soluzione extra giudiziale della controversia». Con l'autorizzazione di Cossiga, il capo di gabinetto avviò dei contatti con «gli incaricati della famiglia Rovelli», ma il tentativo di conciliazione andò a vuoto: «Le posizioni delle due parti erano cosi divaricate che non era possibile giungere ad un accordo...». Di tutto questo Berlinguer dice di non aver mai parlato né con Squillante né con suo fratello Francesco. Né sapeva niente delle richieste fatte nel '92 da Squillante a Francesco Berlinguer per avere notizie sull'andamento della causa Imi-Sir in Cassazione. Dopo la vittoria della Sir, secondo l'accusa, gli eredi Rovelli (che Berlinguer sostiene non aver mai conosciuto) distribuirono una maxi-tangente da 66 miliardi, di cui 21 finirono a Previti. Una delle ultime domande a Sergio Berlinguer riguarda proprio la conoscenza col deputato di Forza Italia, e il testimone risponde: «Ho conosciuto Cesare Previti quando eravamo insieme ministri del governo Berlusconi, prima ne avevo sentito parlare come esponente di Forza Italia. Prima non ho mai sentito parlare di Cesare Previti». Giovanni Bianconi ra riservare il futuro: sono questi gli stati d'animo dei forzitalisti. E qualcosa di tutto ciò si legge " f?' anche nelle parole pronunciate la sera prima da Berlusconi nell'assemblea dei parlamentari di Fi. «Io non cono- «Qualcuno vuole aprire una stagione dei veleni» Marcello Dell'Utri: «Tutti i giorni siamo in trincea» Cossutta: mi pare di capire che il capo di Forza Italia abbia scaricato Cesarone fettivamente conosco». E il giorno dopo, qualcuno interpreta queste frasi come una presa di distanza del Cavaliere da Previti. «Lo stesso Berlusconi - dice Elio Veltri è andato cauto». E Armando Cossutta osserva: «Mi pare che Berlusconi abbia scaricato Previti». Ma il Cavaliere in quel suo discorso dice anche altre cose. «Qualcuno - dice - vuole aprire una stagione dei veleni. Pure la vicenda di Previti è un chiaro messaggio politico, non a caso parte dal "pool". Ma noi non possiamo riformare la Costituzione con

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