Quelle generazioni contro

Quelle generazioni contro Gli adulti abituati a dare, i giovani spesso soltanto a chiedere Quelle generazioni contro LA notizia è di una crudeltà disumana, spero che non venga esposta per intero nelle cronache, ma i giudizi che la gente dà sul feroce protagonista sono di una dolcezza angelica. Il protagonista è un ragazzo che ha ucciso la madre. E' un «delitto lungo»: l'ha strangolata, se n'è andato a bere e chiacchierare con un amico (con ogni probabilità, per crearsi un alibi), è tornato dopo un'ora o due, la madre era ancora viva, e lui ha aspettato che morisse per chiamare la polizia e fingere una rapina. La lunghezza del crimine dà un'idea della distanza che il protagonista ha compiuto, nell'allontanarsi dall'umanità. E poi, pensiamo all'atto: strangolare. Strangolare non è sparare. E' usar le mani, stringere il collo della madre e guardarla in faccia, per controllare di secondo in secondo gli scatti verso la morte, e calcolare quand'è il momento di mollare la presa. Chi regge (moralmente, psicologicamente) un delitto come questo, temo che sia in grado di reggere qualsiasi altro delitto. Si dice infatti: capace di uccidere «anche» la madre. Vorrei tanto che non fosse così, e spero che la notizia venga attenuata. Eppure, la gente che abita lì intorno ripete: è un bravo ragazzo, obbediente, docile, attaccato alla madre, uscivano insieme, mai visto un litigio. Allora, cosa può essere successo? Se non vengono fuori altri dati, questo ragazzo è insieme un «mammone» e un «matricida». Come dire: il più innocuo e il più pericoloso. Una combinazione che credevamo impossibile. Mammone è colui che non si stacca dalla madre, torna sempre da lei, tanto che ha difficoltà a trovarsi una ragazza. Se si sposa, resta un po' sposato anche con la madre. A trasformare questo mammone da dipendente, succubo, infantile, in assassino capace di reggere un delitto lunghissimo e diviso in più riprese, è intervenuto un fattore strapotente in quell'età: il bisogno di denaro. E' l'età dell'uscita di casa. Il ragazzo era appena tornato dal servizio militare, ed è quella la fase in cui i figli da ragazzi diventano uomini. Aveva trovato un'arnica, ma si erano ben presto lasciati, cercava un lavoro ma senza impegno, voleva impiantare un negozio e aveva un impellente bisogno di alcune decine di milioni. La madre glieli aveva trovati, ma lui li sprecava. La donna aveva ottenuto un mutuo di ottanta milioni per aprirgli un negozio, lui ne aveva sprecati una parte e non si preoccupava di restituirli. Ho ricapitolato il nucleo centrale della notizia (il movente) perché è tutto qui: la madre aveva un debito con una banca ed era ossessionata dal dovere di saldarlo, lui aveva lo stesso debito con la madre ma di saldarlo non ci pensava neanche lontanamente. E' stato dunque uno scontro tra la genera- zione che non ha mai avuto nulla in regalo e se ha un debito si spaventa, non dorme più, e la generazione che è così abituata a ricevere che lo ritiene un diritto. La generazione dei padri ha avuto poco e dà tanto, la generazione dei figli ha avuto tanto e dà poco. So bene che ci sono eccezioni, ma qui il problema è capire le generazioni. Il cattivo rapporto ha origine nei figli abituati a dipendere, ma anche nei padri che continuano sempre a dare. Perché così fissano una dipen- denza, che è pur sempre un rapporto perverso. 1 figli come questo, «i figli abituati a ricevere», non si fermano più: non vedono perché fare un salto in avanti, verso l'autonomia, ma d'altra parte la dipendenza li intossica. I figli non amano i genitori da cui devono continuare a ricevere. Li spremono, ma li odiano. Perché quel «continuare a ricevere» è la prova del loro fallimento. Nasce così un rapporto carico di tensioni che si accumulano di cena in cena, di discorso in discorso, di cui niente trapela all'esterno. C'è qui un errore generazionale, certamente. Ma c'è anche una colpa sociale: la società non riesce, da un decennio e mezzo, a creare le condizioni per cui i figli vadano via di casa e vivano per conto proprio. La notizia che qui commentiamo è un caso estremo, tragico, inarrivabile. Per fortuna. Ma a livelli più bassi, si tratta di un problema diffuso in tante altre famiglie. Qui c'era un furore assassino, che è venuto fuori di colpo, a creare una notizia mostruosa. Ma in tanti altri casi, silenti, nascosti, c'è un disagio palpabile. Ferdinando Camon L'ha strangolata lentamente ed è andato a bere con gli amici per crearsi un alibi Chi regge tutto ciò è in grado di commettere qualunque crimine 11 cattivo rapporto ha origine dai genitori che continuano a dare e dai figli abituati a dipendere e che perciò si sentono falliti

Persone citate: Ferdinando Camon, Mammone