«Una pericolosa invenzione» di R. R.

«Una pericolosa invenzione» «Una pericolosa invenzione» L'esperto: solo i sani lasciano il loro Paese ROMA. «Non ho mai sentito tante sciocchezze, tutte insieme». Aldo Morrone, responsabile del Servizio di medicina preventiva dell'immigrazione e del turismo, all'ospedale San Gallicano di Roma, e membro del Comitato nazionale di Bioetica, non è d'accordo con i biologi. Perché, dottor Morrone? «Nel 1985, proprio per verificare se ci fosse un rischio salute legato all'immigrazione, aprimmo il primo, e per molti anni unico, servizio pubblico di assistenza sanitaria agli immigrati in Italia. In un istituto a carattere scientifico». E i risultati della ricerca? «Dopo aver visitato e studiato oltre 50 mila persone, oggi abbiamo un quadro ben più chiaro della situazione: gli immigrati non importano malattie». Ma come? Gli immigrati non arrivano in Italia già malati? «Quelli che affrontano il viaggio dai loro poveri Paesi sono sani, forti e, nella maggior parte dei casi, acculturati. Del re¬ sto è logico: investono proprio sulla salute, e sulla possibilità di lavorare, l'avvenire loro e della propria famiglia. S'è mai visto un malato partire in cerca di fortuna?». E allora perché si parla di Aids, Eboia, e altre prospettive terrificanti? «Perché nei Paesi dai quali provengono queste persone le infezioni sono endemiche. Ma, ripeto, sono infezioni che non riguardano chi investe forza e denaro per sfuggire dalla miseria. I più poveri, i veri misera¬ bili, quelli soggetti a infezioni e senza difese immunitarie, restano a morire nella loro terra». Allora non dobbiamo temere queste infezioni? «Al contrario. Sono temibilissime. Ma a portarle a noi non sono gli immigrati, bensì i turisti in cerca di paradisi sessuali. Così da Cuba arrivano italiani infettati da varie patologie; così nel '95 si è avuto il primo caso di Aids alle Maldive e dal '96, per la prima volta, agli animatori dei villaggi turistici è stato imposto il test per scoprire l'Hiv. Per non parlare di quel che gli italiani portano a casa dalla Thailandia...». Lei e i suoi collaboratori visitate, ogni settimana, decine di immigrati. Quali malattie hanno? «Quelle da disagio psicologico e culturale. Quelle da malnutrizione. Quelle da condizioni igieniche di vita spaventose. Provate a stare tutto il giorno vicino a un semaforo: in breve soffrirete anche voi di problemi respiratori, digestivi, di infezioni cutanee. Provate a dormire in luridi giacigli: vi prenderete le parassitosi. E, d'inverno, i geloni. Di questo soffrono gli immigrati. Si ammalano qualche mese dopo il loro arrivo». Che ne dice della proposta di vaccinarli? «L'incidenza di tbc è molto più bassa nella popolazione immigrata che in quella italiana. Servirebbe, piuttosto, una legge che consentisse l'accesso a tutti i servizi sanitari, dove i medici potrebbero decidere chi ha bisogno e di quali cure. Vaccinare a tutto campo è una follia: ogni pratica medica indiscriminata porta soltanto guai. Ma, di sicuro, benefici alle case produttrici dei vaccini». [r. r.]

Persone citate: Aldo Morrone, Morrone

Luoghi citati: Cuba, Italia, Maldive, Roma, Thailandia