«Voto agli extracomunitari soluzione soltanto politica» di Antonella Rampino

«Voto agli extracomunitari soluzione soltanto politica» «Voto agli extracomunitari soluzione soltanto politica» IL «NO» DEL GIURISTA LROMA A soluzione non può che essere politica: il principio di dare agli immigrati il diritto al voto, sia pure per le sole elezioni amministrative, è giusto. Ma se non c'è consenso politico, se quell'articolo della legge sull'immigrazione rischia di bloccarla, allora è meglio soprassedere. Il parere di Giovanni Conso, già presidente della Corte Costituzionale e ministro di Grazia e Giustizia, è un invito al senso di realtà. La frattura che tra maggioranza e opposizione si è creata in commissione Affari Costituzionali sul voto agli immigrati, rischia infatti di bloccare l'intero disegno di legge del governo. Professor Conso, ma davvero c'è bisogno di cambiare l'articolo 48 della Costituzione per dare il voto agli immigrati? «Il punto centrale è questo: prudenza vuole che non si metta ai voti una norma che potrebbe poi essere sottoposta a giudizio di costituzionalità, con rilevante possibilità di essere dichiarata illegittima, facendo perdere molto tempo, e dando luogo ad equivoci». Ma è possibile dare un'interpretazione ampia del dettato costituzionale? «Guardi, i giuristi possono anche fare sforzi di equilibrio. L'articolo 48 dice che sono elettori tutti i cittadini e non esclude espressamente, ma forse implicitamente, gli stranieri. Se vogliamo stare alle parole, si può anche arrivare a dare questa lettura: che la Costituzione vuole che siano elettori tutti i cittadini. Si potrebbe arzigogolare, e sostenere che la Costituzione non impedisce il voto agli immigrati. Si potrebbe varare la norma contenuta nel disegno di legge sull'immigrazione, attendere il giudizio di costituzionalità, e sperare che passi. Ma è un po' come dire che tentar non nuoce. Mentre qui è in ballo il varo di una legge che si attende da tempo». Perché la legge sull'immi¬ grazione deve essere varata, pena la non partecipazione, sia pure in forte ritardo, dell'Italia al trattato di Schengen, che abolisce le frontiere per i cittadini all'interno dell'Unione europea. «Non solo per questo, che pure è importante. A prescindere da Schengen, c'è urgenza di dare al Paese una legge sull'immigrazione. E quell'articolo rischia di minarla, perché non c'è accordo politico». E dunque lei che cosa consiglia? «La via della moderazione: fare un passo per volta. La legge è già in ritardo, e la scadenza è il 30 settembre. Bisogna che ci sia convergenza politica: in questa situazione, per evitare il non voto finale, bisogna accantonare i punti su cui c'è più accanito contrasto. E questo nonostante il principio del voto agli immigrati sia encomiabile». Ma se non passa per legge ordinaria, più complicato ancora sarà richiedere una modifica costituzionale. «Ci sono diverse vie. Una potrebbe essere quella di una autonoma, apposita revisione costituzionale dell'articolo 48. L'altra, visto che la proposta di voto agli immigrati riguarda le elezioni amministrative, di inserire nell'articolo 122 della Costituzione, che concerne le elezioni regionali, l'estensione del voto agli immigrati. E dato che ciò riguarda la seconda parte della Costituzione, potrebbe avvenire attraverso un emendamento ad hoc quando il testo dell'assemblea Bicamerale arriverà in assemblea. Ma non drammatizziamo: facciamo in modo anzitutto che gli immigrati in regola con la legge possano restare in Italia, avere un lavoro. Poi, in un secondo momento, potranno arrivare anche i diritti politici». Antonella Rampino Conso : «Il principio è giusto, ma è dubbia la costituzionalità Meglio soprassedere» Il giurista Giovanni Conso

Persone citate: Conso, Giovanni Conso, Professor Conso

Luoghi citati: Italia