Onu l'Italia sfida il Golia americano
L'ambasciatore Fulci: bloccheremo a tutti i costi la riforma Usa che ci taglierebbe fuori L'ambasciatore Fulci: bloccheremo a tutti i costi la riforma Usa che ci taglierebbe fuori Orni, l'Italia sfida il Golia americano Sul Consiglio di sicurezza NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Alla vigilia della campagna d'autunno per la riforma dell'Orni, l'Italia ha pronta una strategia ad alto rischio: sabotare a tutti i costi l'offensiva degli Stati Uniti che punta a dare a Germania e Giappone un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza. L'Assemblea Generale si riunisce la settimana prossima. «Quest'anno sarà un'assemblea molto vivace e noi faremo in modo di vivacizzarla ancora di più», assicura l'ambasciatore all'Onu Francesco Paolo Fulci, l'uomo-simbolo di una battaglia diplomatica che il governo italiano considera vitale. «Certo, è una battaglia tra Davide e Golia, ma sono convinto che Davide può vincere se si voterà a scrutinio segreto», assicura Fulci. Il quale trae buon auspicio dall'elezione a sorpresa martedì notte di un italiano, il consigliere Alessandro Busacca, alla presidenza della Terza Commissione sui diritti umani. «Una vittoria strepitosa», esulta Fulci. «Perché strada facendo la battaglia per la conquista della Terza Commissione si e trasformata in una prova di forza tra gli schieramenti che si affronteranno in assemblea sulla riforma del Consiglio di Sicurezza. Alla fine lo schieramento americano è stato respinto e l'Italia l'ha spuntata con 84 voti contro 77». L'Amministrazione Clinton è decisa a spingere per arrivare ad un voto sulla riforma nel giro di un mese, un mese e mezzo. La proposta americana mira a dare un seggio permanente a Germania e Giappone, ma senza il diritto di veto (almeno per il momento). Con un gruppo di membri semipermanenti che si alternerebbero nel Consiglio di Sicurezza in rappresentanza di Africa, Asia e America Latina. In pratica la proposta americana istituirebbe un direttorio a sette, dal quale l'Italia rimarrebbe definitivamente esclusa. In alternativa, l'Italia va proponendo da tempo un diverso assetto: la creazione di un gruppo di Paesi semi-permanenti (tra cui l'Italia) che si alternerebbero con frequenza nel Consiglio di Sicurezza, al fianco degli attuali cinque membri permanenti (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia). Ma nonostante il lavorìo incessante della diplomazia italiana, questa proposta, che pure rimane sul tappeto, non riesce ad ottenere più di un'ottantina di voti, cioè meno della maggioranza. Non riuscendo a far passare la propria proposta, l'Italia punta adesso ad affossare quella americana. Formalmente, il ministro degli Esteri Lamberto Dini ha chiesto al segretario di Stato, Madeleine Albright, «una pausa di riflessione». Ma dietro le quinte al Palazzo di Vetro, Fulci e i suoi sono pronti a uno scontro anche aspro con Washington. «Bloccare, sabotare, sfiancare: l'obiettivo è quello di evitare in tutti i modi che si arrivi ad una decisione quest'autunno», dice un diplomatico italiano. In questa battaglia, l'Italia conta sull'appoggio di Canada, Spagna, Argentina, Brasile, Singapore, Pakistan, Indonesia e altri Paesi importanti che vedono con preoccupazione l'iniziativa americana, sostenuta in primis da Germania e Giappone Conta anche sul fatto che i cinque Paesi con diritto di veto sarebbero in fondo ben lieti di lasciare le cose come stanno. Ma Fulci non si dà tregua, e predispone le sue truppe in vista dei primi scontri della settimana prossima. Ogni suo sottoposto ha ricevuto una lista di Paesi che deve «lavorarsi». Non solo: ogni membro della delegazione parlamentare in arrivo da Roma e capeggiata da Achille Occhetto riceverà anch'egli una lista di Paesi. «Dovranno andare di banco in banco», dice Fulci. Questa strategia italiana ha un rischio evidente: porta il Paese in rotta di collisione con gli Stati Uniti, il nostro alleato più importante nonché la prima potenza del mondo. Ma sono considerazioni che spazientiscono Fulci. «L'Italia deve avere il coraggio di difendersi. A' la guerre corame ù la guerre!». Andrea di Robiiant Un buon auspicio 11 candidato di Roma batte quello di Washington per la presidenza di una commissione Un bosniaco che ha perso una gamba per l'esplosione di una mina Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite subirà in tempi brevi una radicale riforma di cui tutti sostengono la necessità Manca però l'accordo su come realizzarla
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