Addio Gallipoli, D'Alema punta sulla capitale

Addio Gallipoli, D'Alema punta sulla capitale Il leader della Quercia accelera i tempi della Cosa-2. Schieramenti misti alle amministrative? Addio Gallipoli, D'Alema punta sulla capitale Potrebbe lasciare il collegio per candidarsi nella «sua» Roma ROMA. C'era un filo di civetteria in quell'autodefinirsi il «deputato di Gallipoli». Ma ora i tempi son cambiati e, forse, Massimo D'Alema torna a casa. Nella sua Roma. Già, perché nella recente decisione di D'Alema di guidare la lista del pds nella prossima battaglia elettorale per difendere il Campidoglio, in prospettiva c'è anche l'idea di lasciare il collegio che lo ha eletto a furor di popolo. E di candidarsi nella Capitale alle prossime elezioni. Come si conviene ad un leader nazionale. Certo, non c'è nulla di deciso, l'eventuale addio a Gallipoli è ancora lontano, tanto più che in Italia la data delle elezioni è una delle variabili più ballerine che ci siano. Ma D'Aiema ci sta pensando. Per diversi motivi. Da quando è stato eletto segretario del pds, D'Alema ha coltivato il suo collegio assai più di quanto non abbiano fatto Fini, Berlusconi o Bertinotti. A Galli¬ poli è aperto un ufficio e nella cittadina pugliese il leader della Quercia torna spesso per occuparsi di questioni legate al territorio. Una costanza che ha fruttato: in una regione da sempre moderata, nel 1996 D'Alema è stato eletto nel suo collegio con il 55,8%, una percentuale «emiliana», superiore a quelle di tutti gli eletti del Polo, compreso il popolarissimo Pinuccio Tatarella. Ma non è semplice coltivare un collegio così lontano, tanto più per un leader che alle prossime elezioni potrebbe candidarsi alla guida del Paese. E a quel punto per D'Alerna quale miglior trampolino di lancio di Roma? E' qui che è nato e qui - guarda caso - farà campagna elettorale nelle amministrative del prossimo novembre. «Non sono a conoscenza di questa idea di D'Alema - dice Goffredo Bettini, capogruppo pds in Campidoglio -, ma so che lui non farà una campagna elettorale di partito o sui temi nazionali, ma si concentrerà sul futuro della sua città, una grande Capitale mondiale». Ma oltre a Gallipoli, oltre alla difficile trattativa sul Welfare, D'Alema da qualche giorno è tornato ad occuparsi della Cosa-2. E a spingere l'acceleratore. Nell'ultima riunione del coordinamento, il segretario ha fatto capire che non soltanto bisogna rispettare il calendario già stabilito per il progetto del nuovo partito, ma in qualche modo occorre abbreviarlo. Ha detto D'Alema: «Non possiamo aspettare dicembre», la data prevista per gli stati generali della Cosa-2. E un po' a sorpresa ha invitato alla prossima riunione dell'«assemblea congressuale» del 10 e 11 ottobre gli spezzoni interessati ad entrare nel nuovo partito: il Movimento democratico dei socia¬ listi e laburisti di Spini, RuffoIo, Covatta; i comunisti unitari di Crucinelli e Magri; i cristiano-sociali di Pierre Camiti e la frazione repubblicana che fa capo a Bogi, Gualtieri e Battaglia. E il primo, parziale esperimento della Cosa-2 potrebbe esserci nelle prossime elezioni amministrative con «teste di lista» nelle quali potrebbero comparire, accanto a uomini del pds, anche personaggi delle altre aree. A Genova il candidato sindaco dovrebbe essere l'ex deputato laburista Pericu, mentre a Roma, dietro D'Alema, potrebbe esserci l'ex rettore della Sapienza Antonio Ruberti. «E la candidatura di un personaggio molto apprezzato come Pericu - racconta Valdo Spini - è il primo segno della fine di quella conventio ad excludendum che ha perseguitato i socialisti per troppo tempo». Che il pds voglia bruciare i tempi lo conferma anche un episodio: ieri mattina negli uffici della sinistra democratica di Montecitorio sono state scaricate decine e decine di copie di un libretto titolato «Un nuovo Partito della Sinistra». E a scanso di equivoci, tanto per far capire chi mena la danza, proprio nell'ultima pagina è scritto: «Realizzato a cura della direzione del pds». Un libretto di 158 pagine che dopo aver illustrato «principi fondativi» e «orientamenti progettuali», si apre con il primo saggio: «La guida ai perplessi» di Giorgio Ruffolo. L'incipit non sembra scritto «Questi sono apa matita, indicazioni di temi, un grossolano palinsesto che può servire da falsariga», «un indice manipolabile e integrabile "à merci"». La raffinatezza diventa ancora più oscura quando Ruffolo avverte: «Il titolo non è mio. E' del grande Maimònide». per le masse: punti scritti Fabio Martini Qui accanto il segretario del pds D'Alema in barca a Gallipoli