Italia «federale » Bicamerale si del comitato di R. I.
Italia «federale Italia «federale » Bicamerale, sì del comitato ROMA. L'aggettivo «federale» entra in Costituzione accanto alla definizione della Repubblica «una e indivisibile». E' questo il primo risultato del comitato ristretto della Bicamerale impegnato oggi a riformulare il testo sul federalismo approvato a giugno dalla commissione. Il comitato ristretto ha anche confermato l'inserimento in Costituzione di Roma come capitale della Repubblica. L'intesa raggiunta fra Polo e Ulivo, su proposta del relatore Francesco D'Onofrio, porterà alla decadenza di numerosi emendamenti. Non, però, di quello della Lega Nord, che si dichiara tutt'altro che soddisfatta delle decisioni del comitato. Rolando Fontan unico «lumbard» presente in aula - ha parlato di «presa in giro degli italiani tutti, sia italiani che padani». «Si va di male in peggio - ha aggiunto -. Si è voluto mettere il cappello di "federale" ad una riforma che di federale non ha alcunché». E preso dalla foga, per definire la giornata, Fontan ha coniato probabilmente il primo neologismo «padano»: «Questa è un'operazione di maquilassa...». Ovvero, mia operazione di maquillage e una melassa. Rimane aperto il «nodo» del rapporto pubblico/privato nella gestione della cosa pubblica. I lavori del comitato stanno procedendo a rilento («siamo un po' lentini», ha commentato Cesare Salvi), per le divergenze emerse tra Polo e Ulivo sull'articolo 56. La soluzione trovata a giugno grazie ad un'intesa tra Polo e popolari, che dava una decisa preminenza al ruolo dei privati - è infatti affondata, a causa della rinnovata opposizione di pds e Rifondazione. Un'ipotesi di mediazione proposta da ecd e edu, con l'appoggio dei popolari, potrebbe essere quella di garantire un molo di gestione ai cittadini ed alle associazioni di volontariato. «Tutto ciò che può essere svolto dall'autonomia dei cittadini, da soli o aggregati - ha spiegato Giuliano Urbani di Forza Italia - deve esser lasciato ad essi: è opportuno fissare in Costituzione che a fondamento della distribuzione delle finizioni pubbliche ci sono i cittadini e non altro, per esempio, non i partiti o la politica». [r. i.]
Persone citate: Cesare Salvi, Fontan, Francesco D'onofrio, Giuliano Urbani, Rolando Fontan
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