Siciliano-Storace duello finale

Siciliano-Storace, duello finale Il presidente Rai a Mancino e Violante: mi ha scritto 150 lettere, ora basta Siciliano-Storace, duello finale Dovete fermarlo», e Epurator si appella al Polo « ROMA. Per un anno e stato bersagliato da lettere e richieste di chiarimento, in media una ogni due giorni, in totale 150, scagliate da Francesco Storace, ex «Epurator» di An ai tempi del governo Berlusconi, diventato presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Ma ieri Enzo Siciliano, presidente della Rai nonché esasperato destinatario delle missive, ha deciso di reagire e ha pronunciato il fatidico «basta». L'occasione gliel'ha fornita una seduta della Commissione parlamentare, presso la quale era stato chiamato a relazionare sul rispetto del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo. Dopo aver annunciato che la Rai fa concorrenza alla celebratissima Bbc per qualità e quantità di programmi informativi, educativi e culturali, tipici appunto del servizio pubblico, Siciliano ha sfoderato la sciabola e ha letto una lettera assai pole¬ mica, da lui stesso inviata fin dal 15 gennaio scorso ai presidenti delle due Camere. Dalla sua viva voce i commissari hanno appreso che, a Mancino e a Violante, il presidente Siciliano aveva chiesto di sapere a quale titolo gli venivano mosse tutte quelle obiezioni e contestazioni, visto che le lettere erano firmate da Storace e non partivano dalla «Commissione nella sua collegialità». Ma Siciliano non si era fermato a questa annotazione procedurale: nella lettera segnalava anche la «quantità e frammentarietà» delie richieste di Storace, tali a suo giudizio da far intravedere un'«intenzione vessatoria». Conclusione della lettera: «La Rai non intende accedere a richieste che non siano giustificate dalla legge». Come dire, d'ora in avanti non ci cureremo nemmeno più di rispondere. Letta la missiva, con una punta di perfidia Siciliano ha avvertito la Commissione che i presidenti delle due Camere l'avevano autorizzato a renderla pubblica. E quest'annuncio ha fatto uscire dai gangheri Storace, che vi ha scorto una sgarberia istituzionale perpetrata nei suoi confronti. Già, perché erano mesi che Fini, Maceratini e Tatarella, compagni di partito di Storace, chiedevano a Violante e Mancino di sapere se quella lettera esisteva davvero, e di conoscerne il contenuto. Storace si aspettava di riceverne copia dalla presidenza della Camera, e non che questa autorizzasse Siciliano a farci uno show in Commissione. Furente, Storace ha denunciato l'esistenza di un regime che impedisce alla Commissione parlamentare di esercitare il suo controllo sulla Rai, e con un gesto plateale ha rimesso il suo mandato a disposizione del Polo. Come dire a Fini e a Berlusconi: se volete che io continui la mia battaglia, scendete in campo e fatevi sentire, altrimenti mi dimetto e me ne vado. Dimissioni a parte, Storace ha annunciato che in una prossima seduta la Commissione farà il punto circa i propri poteri di intervento sulla Rai. In attesa che il Polo gli manifesti la propria solidarietà, Storace si è beccato gli sfottò dell'Ulivo. Con la Giovanna Melandri (responsabile del pds per le politiche della comunicazione) che l'ha invitato a presentare le sue dimissioni non al Polo, bensì alla Commissione. «Storace dimostrerebbe così - ha ironizzato la Melandri - di rispettare i commissari della maggioranza ma, soprattutto, quelli dell'opposizione che l'hanno eletto presidente». Sta di fatto che, tra i fumi della battaglia, si sono perse di vista le cose più interessanti emerse dall'audizione di Siciliano: a cominciare dall'annuncio di Siciliano e di Franco Iseppi, direttore generale Rai, che l'azienda di Viale Mazzini è pronta ajendere pubblici gli stipendi dei propri dipendenti. Magari già alla prossima seduta della Commissione di vigilanza. Ir. r.J L'esponente di an rimette il mandato al centrodestra Il presidente della Rai Enzo Siciliano

Luoghi citati: Fini, Roma