Prodi a Bertinotti non cambio programma

Il presidente a Rifondazione: abbiamo vinto le elezioni con l'impegno al risanamento Il presidente a Rifondazione: abbiamo vinto le elezioni con l'impegno al risanamento Prodi a Bertinotti: non cambio programma Domani pomeriggio l'incontro con Berlusconi a Palazzo Chigi ROMA. «Abbiamo vinto una campagna elettorale che proprio era rivolta al risanamento economico e alla diminuzione della inflazione» obbietta Romano Prodi a Bertinotti dalla lontana Tashkent, e tu lo sapevi sin dall'inizio. Il programma «era noto non solo agli elettori, ma anche ai membri della coalizione che poi hanno fatto parte della coalizione di governo. Questo è un governo di centro-sinistra. Non di sinistra». Conclusione non espressa: e allora come giustifichi il putiferio che stai provocando minacciando la crisi? Questo dice il presidente del Consiglio, col tono di uno che si tiene al di sopra della mischia pur non rinunciando a richiamare l'alleato più irrequieto. E lasciando senza risposta gli appelli che gli rivolgono i popolari perché cerchi lui di «ritrovare il filo della solidarietà della coalizione». Ma a Roma l'aria è del tutto diversa e a prendere di petto Bertinotti è rimasto solo Massimo D'Alema - mentre Berlusconi annuncia ai suoi parlamentari che venerdì (domani per chi legge, ndr) vedrà Prodi a Palazzo Chigi. Tutti gli altri sono alacremente al lavoro per trovare una via d'uscita che permetta a Rifondazione di trovare un accordo sulle riforme dello Stato sociale senza perdere la faccia. Ieri, per esempio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Micheli è andato ad incontrare Bertinotti presso il gruppo di Rifondazione a Montecitorio ed ha cominciato a fargli delle proposte concrete sui temi che gli interessano di più. Una riguarda la riduzione dell'orario di lavoro. Che si potrebbe realizzare in alcune zone se si trova il modo di rifinanziare la formula già prevista nel «pacchetto Treu». Alla fine Bertinotti ha dichiarato che «le distanze sono rimaste inalterate». Ma questo fa parte del gioco. In realtà, per Rifondazione ieri è stata una giornata in buona parte positiva. E' vero che il blitz di D'Alema che ha incontrato i sindacati è un colpo pesante che Rifondazione ha incassato con evidente sofferenza. Ma è anche vero che si allarga il gruppo di coloro (Veltroni, i popolari, i verdi) che si sforzano di offrire a Rifondazione una via per uscire dall'angolo in cui D'Alema la vorrebbe spingere. Alla mossa di D'Alema, Bertinotti ha subito replicato dicendo che anche se governo e sindacati dovessero mettersi d'accordo sulla riforma dello Stato sociale, Rifondazione manterrebbe la sua «autonomia». «Giudicheremo tale accordo in base ai suoi contenuti». Non sarete in diffi¬ coltà a dire «no» dopo che i sindacati hanno detto «sì»? ò stato chiesto. «No. Se i sindacati condividono le nostre posizioni ne siamo ben lieti, altrimenti...» risponde sicuro Cossutta. In realtà, l'imbarazzo di Rifondazione è reale ed è l'oggetto vero della complessa partita in corso. Da una parte chi vuole che si concluda prima l'accordo con i sindacati per mettere Rifondazione di fronte al fatto compiuto, e dall'altra chi tenta di coinvolgere da subito Rifondazione, come lei stessa ora va chiedendo. In prima, fila (e in contrasto con D'Alema) c'è il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni che avvisa che «non si può dire che sono stupidaggini, che non conta niente» se un partito dell'alleanza ammonisce che si rischia la crisi. E' l'offerta di una trattativa da subito con Rifondazione che D'Alema, invece, respinge: «Non ci sarà nessun tavolo di trattativa "speciale" con Bertinotti». Fabio Mussi, presidente del gruppo parlamentare della sinistra democratica, sceglie una via di mezzo e chiede a Bertinotti di «snocciolare uno, due, tre... le cose elio vuole, se vuole cose concrete. Invece di tenersi sul generico gridando al lupo, al lupo». Mussi crede che Bertinotti possa arrivare veramente fino alla rottura. E' un timore che coinvolge un po' tutti e la fantasia dei «pompieri» è al lavoro. L'ultimissima soluzione che si va ipotizzando, e che dovrebbe soddisfare il desiderio di duello finale di D.'Alema-Bertinotti assieme al bisogno di far partecipare il Paese all'Euro, sarebbe la seguente. Si «congela» oggi la crisi che monta, si approva la Finanziaria e si stringono i denti fino alla primavera quando si potrebbe anche andare a votare ad aprile-maggio senza danno per la nostra immagine internazionale, visto che è stato anticipato a giugno il momento di fissare i cambi tra le diverse monete europee e l'Euro. Alberto Rapisarda Ma Micheli cerca di rilanciare il dialogo sul pacchetto Treu Veltroni: non si può dire che la richiesta del Prc non conta niente... ndacati è un Rifondazione vidente soffevero che si aloloro (Veltrodi) che si sfor Rifondazione dall'angolo in rebbe spingeAlema, Bertiicato dicendo no e sindacati fondazionevero della corso. Da usi concludasindacati pzione di froe dall'altragere da subme lei stessIn primacon D'Alemte del Consche avvisa D'AWelfRomROMA. Il ieri dal ppresso la procura dCirio nellrinvio a gRomano PGeremiamagistratuna tran(l'altra è chiedere i

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