«Andreotti incontrò Bontade» La verità di Siino sul senatore

«Andreotti incontrò Bontade» Lo verità di Siine sul senatore Il pentito: vide il boss negli Anni 70 in una tenuta dei Costanzo «Andreotti incontrò Bontade» Lo verità di Siine sul senatore PALERMO. Giulio Andreotti avrebbe incontrato il boss Stefano Bontade nella tenuta di caccia del cavaliere Carmelo Costanzo. L'incontro, al centro delle dichiarazioni del pentito Angelo Siino depositate ieri dalla procura di Palermo, sarebbe avvenuto nelle campagne della provincia catanese a metà degli Anni Settanta. Siino parla di mia battuto di caccia alla quale avrebbero partecipato numerosi uomini d'onore, tra cui il padrino Stefano Bontade, ricorda che a un tratto nella tenuta di Costanzo giunse un corteo di auto blu. Qualcuno dei mafiosi, a quel punto avrebbe esclamato: «E' arrivato Andreotti». Siino sostiene che Bontade si sarebbe staccato dal gruppo per andare a salutare l'ospite appena arrivato. Il pentito ha sottolineato, però, di non aver personalmente visto Andreotti che scendeva dall'auto. «Ormai siamo alla farsa», così l'avvocato Odoardo Ascari, legale del collegio di difesa di Andreotti, ha commentato le nuove dichiarazioni. «Siamo ancora in attesa che ci venga contestato mi solo episodio concreto di aiuto alla mafia». L'avvocato palermitano Gioacchino Sbacchi ha, invece, rilevato come «si tenta di imbonire l'opinione pubblica con la diffusione di notizie relative al processo prima ancora che vengano sottoposte al vaglio dibattimentale». Le dichiarazioni di Siino sembrano, comunque, offrire un formidabile riscontro ai riferimenti che un altro pentito, Francesco Marino Mannoia, ha fatto a un incontro tra Bontade e Andreotti nella riserva di caccia del Catanese alla fine del '79. Mannoia racconta - per averlo saputo dallo stesso Bontade - che l'incontro si sarebbe svolto alla presenza di Salvo Lima e dell'allora segretario della de siciliana Rosario Nicoletti, suicida nell'84. Secondo Mannoia, Andreotti era venuto in Sicilia per cercare di comprendere la matrice dell'uccisione del segretario della de palermitana Michele Reina. Durante quell'incontro, stando alle dichiarazioni di Mannoia, il boss Bontade avrebbe espresso pesanti valutazioni sul conto dell'allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella, che «dava fastidio» con le sue iniziative di moralizzazione degli appalti. Mattarella fu poi assassinato il 6 gennaio '80. Sempre secondo Mannoia, Andreotti sarebbe tornato una seconda volta in Sicilia, per informarsi sul delitto Mattarella. E in una riunione in una villa di Palermo, Bontade rispondendo alle sue proteste avrebbe sentenziato: «Qui in Sicilia comandiamo noi». Ma non è l'unica novità emersa ieri alla ripresa del processo palermitano a Giulio Andreotti. C'è anche un nuovo teste che minaccia di incastrare il senatore: si chiama Giuseppe Messina ed è il titolare di un avviato studio di commercialista in provincia di Trapani La procura di Palermo lo ha citato per dimostrare che zi Giulio conosceva davvero i cugini Salvo. Il nuovo teste avrebbe raccontato che all'inizio degli Anni 80 si rivolse a Ignazio Salvo per chiedere un «favore» ad Andreotti: l'assunzione della cognata in un'agenzia della Banca di Messina. Salvo procurò il sospirato appuntamento, in un corridoio di Montecitorio e la donna sarebbe poi stata assunta. Professionista mollo noto a Trapani, dove ha esercitato a lungo il mestiere di commercialista, Giuseppe Messina, 46 anni, è stato arrestato il 23 dicembre '96 nell'ambito dell'operazione denominata Rino 2, il blitz che portò all'arresto di 15 fiancheggiatori della «famiglia» trapanese capeggiata dal boss latitante Vincenzo Virga. Accusato di concorso in associazione mafiosa, Messina è stato scarcerato due mesi fa per scadenza dei termini di custodia cautelare. Dulcis in fundo, l'avvocato Sbacchi ha chiesto la citazione del tenente Carmelo Canale, l'ex collaboratore di Paolo Borsellino accusato da ben sette pentiti di essere una «talpa» a disposizione delle cosche. «Vogliamo porre un'esigenza di chiarezza - ha detto Sbacclù per motivare la sua richiesta - sulla gestione dei collaboratori di giustizia». Nell'udienza di ieri, infine, la ricostruzione dei movimenti palermitani di Andreotti nella giornata del 20 settembre 1987, quella del fatidico «bacio» con Totò Riina. Quel giorno, la Festa dell'Amicizia a Palermo prevedeva un intervento di Andreotti, allora ministro degli Esteri. L'inizio del dibattito, previsto per le 15, venne spostato alle 18. E proprio in questo intervallo il pentito Di Maggio colloca l'incontro con Riina in casa di Ignazio Salvo. Sandra Rizza I I legali del politico: «Siamo alla farsa» Ma un altro collaboratore: posso provare che conosceva i cugini Salvo Il senatore a vita Giulio Andreotti. Un nuovo pentito di mafia è pronto a deporre in tribunale che l'ex presidente del Consiglio conosceva gli esattori Salvo

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