New York la storia all'asta di Franco Pantarelli
Il proprietario è in bolletta, l'edifìcio più amato dai cittadini dovrebbe costare 450 miliardi UN PEZZO DEL SOGNO AMERICANO Il proprietario è in bolletta, l'edifìcio più amato dai cittadini dovrebbe costare 450 miliardi New York, la storia all'asta Trump punta al grattacielo Chrysler NEW YORK NOSTRO SERVIZIO" Il «Chrysler» è all'asta! La voce ha attraversato come una folata di vento le stanze delle grandi compagnie immobiliari del mondo intero e ieri c'erano tutti a presentare le loro offerte: il solito Donald Trump, al quale manca orinai solo questa ciliegina sulla sua torta; una ventina fra i maggiori palazzinari di Europa, Asia e Medio Oriente e perfino il povero (si fa per dire) Paul Reichmann, che dopo avere dato allo skyline di Manhattan l'impronta prepotente delle Torri Gemelle nell'estremo Sud dell'isola, è stato travolto dalla crisi dei primi Anni Novanta. Ora i tempi sono cambiati. I prezzi immobiliari a New York salgono praticamente ogni giorno e chissà che l'affare Chrysler non consenta a Reichmann di tornare all'antico splendore. Il rapporto dei newyorkesi con quei grattacielo è del tutto speciale. Se l'Empire State Building lo rispettano, il Chrysler lo amano (e hanno qualche difficoltà a perdonare l'Empire per avergli tolto il titolo di edificio più alto del mondo che aveva appena conquistato). Le luci colorate dell'Empire dicono ogni sera qualcosa di specifico: i colori nazionali il 4 di luglio, il bianco a ogni cambio di stagione, combinazioni varie a seconda di chi lo «affitta» (seguendo una laboriosissima procedura); quelle sempre uguali del Chrysler dicono di più. E' guardando quella luce gialla che esce dalle finestre triangolari della sua cupola, sono usi dire qui, che uno «si sente» davvero a New York. E poi, delle leggende che circondano questa città e il suo divenire negli anni, il Chrysler è ricchissi- mo. La più nota (che forse non è neanche una leggenda, ma siccome quelli che hanno potuto verificarla sono pochissimi è considerata tale) è che la migliore vista di New York si ha dalla finestra del bagno del «Cloud Club» (il club nelle nuvole), che per anni è stato il ritrovo dei potenti di New York. E' situato negli ultimi tre piani del grattacielo. Nei suoi locali doveva essere sistemato l'appartamento di Walter Chrysler, il magnate dell'automobile che lo fece costruire. Ma sua moglie, che soffriva di vertigini, si rifiutò di andarvi ad abitare e così fu creato il club, che divenne subito il più esclusivo dell'epoca. I suoi membri, si racconta, per incantare i loro ospiti li invitavano ad andare a «lavarsi le mani», e in genere quelli tornavano sconvolti dalla vista mozzafiato che si godeva dalla finestra del bagno. Nel club c'era mia grande sala ristorante, ma ogni membro aveva la possibilità di organizzare cene private in salette protette da vetri neri. Nelle dispense, si dice, vino e liquori di grande pregio non mancavano mai, anche se in quell'epoca imperversava il proibizionismo. William Van Alen, l'architetto che lo disegnò nel 1926, aveva lo scopo dichiarato di fare un edificio «più alto della Torre Eiffel». E d'accordo con William Reynold, che aveva appena messo insieme una fortuna costruendo il parco divertimenti di Coney Island, fece il progetto. La copertura inizialmente doveva essere costituita da una vetrata tonda che, illuminata dall'interno, avrebbe avuto nella notte «l'effetto di un grande gioiello sferico». Poi però Reynold si ritirò dall'avventura e il progetto fu acquistato da Walter Chrysler, che voleva espandere il suo impero dall'automobile al settore immobiliare, in modo da «dare a mio figlio qualcosa di cui occuparsi». La costruzione cominciò nel 1928, e quando mancava poco alla conclusione, cioè sul finire del 1929, il progetto fu improvvisamente cambiato. Era accaduto che Van Alen e Chrysler avevano saputo, grazie a mia «spiata», che l'edificio della Banca di Manhattan che Craig Severance (ex partner e rivale di Van Alen) stava costruendo giù a Wall Street sarebbe stato più alto. Così in gran segreto la vetrata tonda fu trasformata nella guglia che oggi tutti ammirano. I suoi pezzi furono tenuti nascosti al 65° piano e solo all'ultimo momento furono messi insieme e «montati» sul tetto. L'operazione era stata così ben studiata da Van Alen che per compierla ci volle soltanto un'ora e mezzo, sbalordendo la gente che osservava da giù. Era il novembre 1929, il più alto edificio del mondo era nato ma il suo primato durò poco più di un anno: nel 1931 arrivò l'Empire State Building a provocare il risentimento dei newyorkesi. Ora, il Cloud Club non esiste più da un pezzo (i suoi locali vengono usati per le foto di moda con lo sfondo di New York) e le fortune commerciali del Chrysler come palazzo per uffici sono andate sempre più calando. L'ultimo che ha provato a farlo fruttare è stato Jack Kent Cooke, proprietario dei Redskins, la squadra di football di Washington. Fra acquisto e lavori vi ha buttato dentro 120 milioni di dollari, ma quando è morto, pochi mesi fa, era indebitato con le banche per almeno 250 milioni. E' proprio questo il prezzo d'acquisto del Chrysler che, secondo gli esperti, finirà per essere pagato quando l'asta cominciata ieii si concluderà. Franco Pantarelli Nel '29 fu il più alto del mondo Dopo soli due anni l'Empire lo superò Il Chrysler Building e il re dell'edilizia Donald Trump
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