Voto agli immigrati scontro nel pds

7 La disciplina è bloccata alla Camera, sull'articolo sarà necessaria una legge costituzionale Voto agli immigrati, scontro nel pds Napolitano contro la Turco: stralciare quella norma ROMA. Ieri mattina, quando si è affacciato per qualche minuto nel Transatlantico della Camera, Giorgio Napolitano manteneva 1'«aplomb» di sempre. Ma pochi secondi più tardi, appena la porta della sala della Regina, al primo piano del palazzo di Montecitorio, si è chiusa, il ministro dell'Interno aveva cambiato aspetto e modi. In quella stanza c'erano il segretario del pds Massimo D'Alema e il presidente dei deputati della sinistra democratica Fabio Mussi, «convocati» in fretta e furia da un Napolitano più che preoccupato perché il provvedimento sugli immigrati, varato dal governo ormai sette mesi fa, non solo non è ancora legge ma è ancora ben lungi dall'esserlo. La commissione Affari costituzionali della Camera, che lo sta esaminando in questi giorni, è arrivata all'articolo sette. Il che significa che ne mancano all'appello altri trentanove, senza contare i tempi necessari perché il ddl venga poi approvato, in aula, da entrambi i rami del Parlamento. Il provvedimento fatica ad andare avanti per tanti motivi. Oltre alle scontate resistenze di Polo e Lega - che lo vorrebbero decisamente più rigido - vi sono divaricazioni in seno alla maggioranza. Uno degli oggetti del contendere è il diritto di voto alle elezioni amministrative per gli immigrati che risiedano in Italia da almeno sei anni. La norma è stata inserita dal ministro per la Solidarietà sociale, la pidiessina Livia Turco, ma sulla sua legittimità costituzionale sono stati mossi parecchi rilievi. Lo stesso Antonino Soda, compagno di partito del ministro, dopo aver passato tutta la giornata di ieri facendo la spola tra l'aula dove stava lavorando la commissione Affari costituzionali e il suo telefono cellulare, grazie al quale ragguagliava il ministro Napolitano sugli ultimi sviluppi della situazione, ha ammesso che c'è questo problema. «Ci sono molti parlamentari ha spiegato Soda - che ritengono che per una cosa de) genere ci voglia un'apposita legge costituzionale». E di questo argomento hanno parlato proprio l'altro ieri sera, in una riunione fiume, che ha avuto toni a tratti accesi, Napolitano e Turco. Il primo ha ipotizzato che senza quell'articolo, inviso al Polo, la legge poteva sbloccarsi. Il ministro per la Solidarietà sociale si è alquanto arrabbiata perché, ha spiegato, «in fase di preparazione del ddl negli uffici legislativi del governo tutti questi rilievi costituzionali non erano saltati fuori». Ma Napolitano è stato irremovibile: l'affermazione di principio sul voto agli immigrati va salvaguardata, però occorre stralciare quella norma, e metterla in una legge costituzionale, per avere la speranza di mandare in porto l'intero provvedimento. Livia Turco non ha gradito perché sa che così il voto agli immigrati verrà affossato. Ma non si può fare altrimenti perché quella della legge sugli extracomunitari è diventata una corsa contro il tempo, tant'è vero che alla fine la commissione Affari costituzionali si vedrà costretta a inviare il provvedimento in aula senza finirne l'esame, onde evitare di trascinare le cose trop- po per le lunghe. E in un certo senso le cose si sono già trascinate troppo per le lunghe perché la legge non verrà sicuramente approvata entro il 28 settembre, data in cui si deciderà l'adesione dell'Italia al trattato di Schengen, cioè a quel «club» di Paesi europei che hanno abolito i controlli sulle frontiere. E nonostante Napolitano sia riuscito a mettere a posto tutti gli altri parametri che consentono il nostro ingresso, manca ancora l'ultimo tassello, quello della legge sull'immigrazione. Gli altri Paesi hanno chiesto all'Italia, che considerano l'anello debole della lotta europea ai clandestini, una legge efficace per le espulsioni, al fine di evitare che gli illegali presenti sul nostro territorio possano trasferirsi tranquillamente nelle altre nazioni che hanno aderito al trattato. L'esclusione dell'Italia da quel club sarebbe un duro colpo di immagine per il nostro Paese. Il provvedimento, a questo punto, non diventerà legge in tempo per questo appuntamento, ma Napolitano spera die un segnale della nostra effettiva volontà di approvare il ddl possa bastare. Maria Teresa Meli Se non sarà approvata entro un mese l'Italia fuori dal patto di Schengen La discussione è arenata sull'articolo 7 Ne devono essere approvati altri 39

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