Totò vietato ai sindaci

Totò vietato ai sindaci I De Curtis: no alle battute del comico in campagna elettorale Totò vietato ai sindaci A mi faccia il piacere...». No. Non si potrà usare la tipica espressione di Totò nella campagna elettorale a sindaco di Roma. Ogni utilizzazione «dell'immagine di Totò e delle sue battute è illegittima» perché non autorizzata né dalla figlia del principe, né dall'associazione Antonio De Curtis e dal suo legale. Così l'avvocato Paola Agostini, «in nome e per conto della signora Liliana De Curtis». Il malcapitato incorso nelle ire degli eredi De Curtis è il candidato sindaco Pierluigi Borghini, che nei giorni scorsi aveva annunciato: «Stiamo preparando un "Blob" con Totò. Così gli appelli virtuali di Rutelli riceveranno la risposta dell'inconfondibile "Ma mi faccia il piacere"». Niente da fare: da parte della famiglia di Totò c'è «assoluto dissenso sull'iniziativa. Deploriamo che si faccia ricorso all'immagine e alla voce altrui per piegare una figura di indubbio prestigio artistico e morale a fini dichiaratamente partigiani». An- che se Cristiano Carocci, responsabile della comunicazione del comitato per Borghini sindaco, precisa: «Mai pensato di utilizzare la voce e l'immagine di Totò senza autorizzazioni. Era soltanto un'ipotesi che Borghini, da sempre un grande estimatore di Totò, aveva pensato di prendere in esame per chiarire alcuni passaggi del suo pensiero». Totò, in effetti, è personaggio assai amato dalla destra. Qualche anno fa il «Secolo d'Italia» elesse il «principe della risata, il cui riso non scuoce mai» a suo alfiere. «Era di destra - scriveva il quotidiano di An - vale a dire antipartitocratico e antigovernativo. Per questo la sinistra, prima della provvidenziale riabilitazione di un Goffredo Fofi, lo temeva come un appestato. Ma a Totò non gliene fregava un granché: a lui la classe politica stava antipatica». Sia o non sia a causa della «provvidenziale riabilitazione» di cui sopra, Totò sta vivendo un momento di grazia anche sotto le fronde dell'Ulivo: al festival dell'Unità di Reggio Emilia la folla si accalca intorno alle reliquie del principe De Curtis, gettando appena uno sguardo distratto alla mostra su «Gramsci e il Novecento». Evidentemente il fondatore, per il popolo della festa, appartiene a un passato nobile, ma superato. Totò, invece, per dirla con uno slogan un po' datato, «vive e lotta insieme a noi». Una sezione della mostra, la più divertente, prende in giro i simboli del vecchio pei: le prime pagine dell'Unità degli Anni 50, quella rigidamente filosovietica del partito di allora, sono riprodotte in gigantografia con le immagini dell'attore al posto dei protagonisti del tempo. Gli stessi tormentoni di Totò sono letti come una satira del mondo di oggi. Il «Terra ai contadini, ferrovie ai ferrovieri, cimiteri ai morti» dal Totò-Tarzan del '50, stampato vicino a un Totò con il pugno alzato, è percepito come una vignetta contro Bertinotti. «Ho la faccia bianca, il naso rosso e le labbra verdi. Sono diventato un tricolore», diceva il principe attore nel suo Totò, Peppino e la dolce vita, e tutti ridono citando Bossi. E davanti al Turco napoletano che dice «Io sono nato con il destino di essere forte» c'è persino chi pensa a D'Alema. Chissà che ne direbbe quell'apolitico volpone del principe De Curtis, tirato per la giacchetta da Borghini e dai «rossi» emiliani. Farebbe forse quel suo sorriso storto, ammiccando: «E poi dice che uno si butta a sinistra...» Raffaella Silipo Totò: la figlia ora ha vietato a Pierluigi Borghini di usare le sue immagini in campagna elettorale

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