Gli educatori: dopo il pranzo meglio un paio d'ore di svago I compiti di Stefano Mancini
Gli educatori: dopo il pranzo meglio un paio d'ore di svago I compiti Gli educatori: dopo il pranzo meglio un paio d'ore di svago ROMA. «Le lezioni che preferisco sono quelle di educazione sessuale, perché non ci danno da fare i compiti a casa», diceva con ingenuo candore un bambino tedesco (e la sua affermazione è finita in uno dei tanti «stupidari» scolastici che diventano best-seller anche in Gennania). (ili alunni li odiano (i compiti), gli insegnanti continuano ad assegnarli, gli esperti non si sono ancora messi d'accordo sulla loro utilità. Studio della lezione ascoltata in aula, approfondimenti, esercizi, test di comprensione, schede: c'è di tutto in questa sorta di lavoro supplementare che gli alunni devono svolgere per proprio conto. Poche le regole da rispettare secondo gli educatori - per trarre il massimo profitto dal minimo sforzo: svagarsi un po' dopo la fine delle lezioni, attendere una o due ore dopo il pranzo, poi con- > . centrarsi sullo studio. Meglio il sottofondo musicale o il silenzio assoluto? Lo studio con altri compagni o l'isolamento nella propria stanzetta? Dipende dal risultato. «Io sono per il metodo di Proust, che si fece insonorizzare con il sughero la stanza in cui si chiudeva a scrivere - spiega il maestro Marcello D'Orta, l'autore di "Io speriamo che me la cavo" -. Ma ci sono scrittori e giornalisti abituati a scrivere in mezzo a decine di persone che telefonano o lavorano al terminale. Il mio consiglio a chi va a scuola? E' una questione soggettiva: mio figlio studia con il televisore e il computer accesi. Peline è inconcepibile, ma i voli danno ragione a lui». Di una cosa, perù, il maestro D'Orta è certo: «Prima il dovere, poi il piacere. Si studia e dopo si vedono gli amici E' un habitus mentale a cui è bene abituarsi fin da giovanissimi». Altro quesito fondamentale: l'intervento dei genitori è utile o superfluo, se non addirittura diseducativo? I! linguista Tullio De Mauro cita alcuni recenti studi internazionali: «Nelle famiglio in cui c'è scarso interesse per la cultura e non ci sono i libri, difficilmente i figli conseguiranno buoni «E* impche i gsi interSi puòstudiare e la m ortante enitori essino anche con la tv usica» risultati a scuola. I genitori non devono fare i compiti al posto dei figlio, ma fare sentire la propria presenza e il proprio interesse. L'atteggiamento della famiglia ha un peso nell'apprendimento che è inferiore soltanto alla capacità dei docenti». Altro l'attore decisivo, sostiene il linguista, è la percentuale del reddito che i genitori destinano alla cultura: «La cifra assoluta non conta. Le statistiche mostrano che una piccola somma vale di più se è spesa da una famiglia povera». Ilmaest.ro Mario Lodi, autore di testi per la scuola, sostiene che madri e padri dovrebbero parlare con i figli di quello che hanno fatto in aula, orientare le loro letture, aiutarli nella scelta dei programmi televisivi, accompagnarli a mostre, concerti, cinema, permettere loro di frequentare le attività ^^*m'-<«sss»s sPort'V0 0 culturali li che desiderano. E i tradizionali «compiti a casa»? «Io non li ho inai imposti - risponde -. 11 bambino è un cittadino che va a scuola per assolvere il suo dovere di formarsi. Perche dovrebbe portarsi il lavoro a casa?». Ma se il tempo in aula non è sufficiente? «AlW+ÌBÈS-IMSÈ lora e la scuola che è sbagliata. Fino a 10-11 anni il bambino ha una cultura globale: il suo pensiero non è diviso in discipline come quello dell'adulto, ma è un tutt'uno. Jl maestro deve sviluppare questo insieme di conoscenze durante le ore di lezione. A casa il bambino ha diritto al suo tempo libero». La scienza dell'educazione non ha chiarito se i compiti a casa sano utili. «In Giappone - dice il linguista Do Mauro - i ragazzi sono costretti a studiare molto e i risultati sono positivi. In altri Paesi meno sviluppati, l'identico carico di lavoro non dà gli stessi esiti. Neppure la durata delie lezioni e l'insegnamento anticipato sono variabili decisive. Certo che, per eliminare i compiti a casa, bisognerebbe rivoluzionari1 il modo di stare in classo di studenti e insegnanti». Stefano Mancini «E* importante che i genitori si interessino Si può anche studiare con la tv e la musica»
Persone citate: D'orta, Marcello D'orta, Mario Lodi, Proust, Tullio De Mauro
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