Richiesta indecente per Clinton di Andrea Di Robilant

Richiesta indecente per Clinton CASA BIANCA Per documentare i «segni particolari» visti dalla donna che denunciò le molestie Richiesta indecente per Clinton I legali della Jones: vogliamo le foto dei genitali WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il gioco si fa improvvisamente più duro nella partita tra Bill Clinton e Paula Jones, la donna che lo accusa di averla molestata in un albergo di Little Rock nel 1991, quando era governatore dell'Arkansas. I nuovi difensori della Joiita esigono una foto dei genitali del presidente degli Stati Uniti per corroborare le affermazioni della loro cliente, la quale ricorda di aver visto «segni caratteristici» sul suo corpo. La nuova richiesta e stata annunciata in televisione da Susan Carpenter-McMillan, l'avvocato che in questi giorni ha preso in mano la causa della Jones con un piglio decisamente più aggressivo e provocatorio di quello mostrato dai difensori precedenti. «Chiederemo una perizia medica indipendente, con fotografie, che poi saranno messe sotto sigillo - ha indicato la Carpenter-McMillan -, dovranno essere fatte. Stiamo parlando di elementi probatori fondamentali per il processo». Anche la Jones, tuttavia, ha i suoi guai: il fisco americano ha deciso di indagare sulle sue dichiarazioni dei redditi degli ultimi anni. La Carpenter-McMillan è naturalmente convinta che ci sia lo zampino della Casa Bianca. La quale risponde sdegnata attraverso il suo portavoce Mike McCurry: «Non c'entriamo per nulla. Saremo pure stupidi ma non siamo completamente pazzi. L'Internai Revenue Service (la Finanza americana, ndr) prende le sue decisioni in maniera assolutamente autonoma». Questo fuoco incrociato, dicono gli esperti, riflette la de- cisione dei due campi di arrivare al patteggiamento per evitare il processo, fissato per il 27 maggio del 1998. Che questo sia il fine lo ha fatto chiaramente capire la Carpenter-McMillan affermando per la prima volta che per arrivare a un accordo non sarà più indispensabile che il Presidente chieda formalmente scusa. «Non credo - ha detto - che ci fisseremo su una parola in particolare. Dobbiamo trovare una formula che sia abbastanza vaga da essere accettabile per il Presidente ma abbastanza precisa da essere accettabile per Paula. E che comunque faccia capire agli americani che non fu lei a sbagliare». La Carpenter-McMillan, che dirige il «Paula Jones Legai Fund», un'organizzazione che raccoglie fondi per la difesa della Jones, è la punta di diamante della nuova squadra difensiva della Jones. Ma non è il suo avvocato: piuttosto, una portavoce. La Jones, infatti, deve ancora nominare i suoi legali dopo la rinuncia, la settimana scorsa, dei due avvocati che l'avevano rappresentata finora. In attesa di una nomina, è il marito della CarpenterMcMillan, William McMillan, che tiene i rapporti con Robert Bennett, l'avvocato di Bill Clinton. Il quale Presidente ora ha un motivo in più per cercare un accordo con la Jones: le due compagnie di assicurazione che finora hanno pagato i costi legali (a cominciare dalle parcelle esorbitanti di Bennett) e che dovrebbero pagare i costi del patteggiamento, hanno annunciato che si tirano indietro. Andrea di Robilant Il fìsco indaga sulle ultime dichiarazioni dei redditi dell'accusatrice del Presidente Per il presidente Clinton si complica la vicenda giudiziaria del «caso Jones»

Luoghi citati: Arkansas, Stati Uniti, Washington