Nell'Ulster il primo tavolo di pace di Fabio Galvano
Il Sinn Féin non prendeva parte a un negoziato dal 1921. Gli unionisti: ci saremo, ma non oggi Il Sinn Féin non prendeva parte a un negoziato dal 1921. Gli unionisti: ci saremo, ma non oggi Nell'Ulster il primo tavolo di pace Tra cattolici e protestanti LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il 15 settembre 1997 sarà forse ricordato nei libri di storia come la data in cui la pace ha l'atto breccia in Ulster. Per la prima volta dal 1921 il Sinn Féin - la voce politica dell'Ira - ha preso posto attorno a un tavolo negoziale. E non sembra preoccupare più di tanto che accanto a Gerry Adams e Martin McGuinness non ci l'osse ieri pomeriggio, nello Stormont Castle di Belfast, neppure un protestante. Perché la lunga teoria di sedie vuote, quelle dei cinque partiti unionisti, potrebbe riempirsi già oggi o domani. Il principale partito protestante, l'Ulster Uruonist Party di David Trimble, ha infatti deciso di rinunciare al temuto boicottaggio. Nonostante le grandi riserve sul coinvolgimento del Sinn Féin, ha deciso ieri di «essere presente al castello - ha detto Trimble - il piii presto possibile». Magali in un primo tempo a tavoli separati; ma la sua partecipazione potrebbe avere un effetto trainante sulle altre quattro formazioni lealiste. La prima sessione del negoziato multilaterale di pace si è così conclusa, dopo un paio d'ore, con poco di fatto. Ma l'importante, nell'Ulster insanguinato, è che finalmente le porte siano aperte alla pace. Persino Adams, ieri, era ottimista: «Non so quando, ma gli unionisti verranno». Ieri sera il presidente della conferenza, l'ex senatore americano George Mitchell, ha avuto un incontro con David Trimble che desiderava discutere «il formato di qualsiasi negoziato sostanziale e la soluzione delle questioni procedurali ancora in sospeso»: pare di assistere a un tiramolla rigidamente prestabilito. Gli unionisti devono farsi pregare, per segnare la loro fermezza nei confronti dei repubblicani, ma non potevano dire di no ai governi di Londra e Dublino un cui appello, ieri mattina, ha spianato la strada. Da tempo due piccoli raggruppamenti protestanti avevano detto no: i Democratic Unionists del reverendo Ian Paisley, il Savonarola delle folle protestanti, e gli U.K. Unionists di Robert McCartney. «Mai e poi mai - aveva detto Paisley liquidando sbrigativamente la sottile distinzione fra Ira e Sinn Féin - prenderemo posto allo stesso tavolo di quei sanguinosi assassini». Ma gli altri unionisti erano perplessi, divisi fra il desiderio popolare di pace (il 93% dei loro sostenitori, secondo un sondaggio) e il timore di dover fare troppe concessioni ai repubblicani, magari di dover un giorno piegarsi all'unificazione delle due Irlande. Ma poi il Sinn Féin ha fatto un colpo magistrale. Martedì scorso Adams ha l'innato un impegno di rinuncia alia violenza accettando i cosiddetti «Mitchell Principles», le regole per garantire la pace e per procedere verso il disarmo. «Questa - aveva detto euforico l'ex senatore Usa - è la prima volta nella storia moderna de! Nord Irlanda che ci sono nello stesso momento un negoziato e una tregua». Ma dopo appena 48 ore, giovedì, ecco una doccia fredda: la precisazione, da parte di un portavoce dell'Ira, che il suo movimento «avrebbe qualche problema con alcune sezioni dei Mitchell Principles», in particolare sul disarmo che secondo i militanti repubblicani può avvenire soltanto a negoziato concluso e non cammin facendo. Tanto è bastato per mettere sul chi va là gli unionisti di Trimble e altri due pattiti minori - l'Ulster Democratic Party e il Progressive Unionist Party, entrambi legati alle formazioni paramilitari protestanti - che hanno legato la loro decisione a quella dei compagni di cordata, politicamente più potenti. Trimble si era preso tempo fino a ieri per decidere. Ma, se cercava un pretesto per mandare a gambe all'aria lo storico negoziato, hanno provveduto i due primi ministri Blair e Alieni a dissuaderlo. Il loro documento, diramato all'alba di ieri, ha rassicurato i protestanti irlandesi che non ci saranno cambiamenti nella britannicità dell'Ulster senza il volere della maggioranza della popolazione (e i protestanti sono il 60%). E hanno ripetuto, checche dica l'Ira, che il disanno avverrà parallelamente al negoziato. Abbastanza per spingere Trimble e il direttivo del suo partito verso la tattica temporeggiatrice che lo ha voluto assente ieri ma presente, quasi di sicuro, nei prossimi giorni. Oltre alla presidenza e ai rappresentati dei due governi c'erano ieri con il Sinn Féin, allo Stonnont, l'Alliance Party, il Labour, la Women's Coalition e l'Sdlp di John Hume. Ma con la speranza, per il futuro, di un tavolo più affollato. Fabio Galvano ULSTER DEMOCRATIC PARTY DAVID TRIMBLE (HA ANNUNCIATO CHE PARTECIPERÀ' MA A CERTE CONDIZIONI) f Gerry Adams e Martin McGuinness ni negoziato di pace a Belfast
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