« La Quaresima non è finita»

La Quaresima non è finita» « La Quaresima non è finita» D'Alema: il vero problema è il Sud ROMA. Il Paese ha trovato la sua stabilità di governo e la politica di risanamento finanziario deve essere completata. La «quaresima» non è finita, ma ora è «imprescindibile» concentrare gli sforzi sull'occupazione e la crescita del Mezzogiorno perché oggi «possiamo permettercelo». D'Alema parla a Bari, a conclusione del convegno del Cespe sul credito meridionale, organizzato nell'ambito della Fiera del Levante. Offre pieno sostegno alla linea di Romano Prodi, e mentre lancia la nuova sfida dello sviluppo nel Sud, non perde l'occasione di prendersela con Bossi «che organizza un'agitazione al Nord per far dimenticare i problemi del Sud, che sono la più grande emer- genza nazionale». Il segretario del pds non rinuncia alla sua ironia tagliente mentre invita a resistere alle «sirene dell'instabilità». «Viviamo in un Paese in cui, quando un governo dura più di un anno, si apre un dibattito sul rischio di regime, dove un governo che dura crea turbamento e senso di soffocamento». Poi fa una sorta di bilancio della linea del governo Prodi, che la Quercia ha voluto e appoggiato. «La nostra scelta di difendere il bipolarismo è stata positiva e giusta, pur favorendo il dialogo che è cosa diversa dalla consociazione», dice D'Alema. Ed elenca i «frutti» di questa strategia: maggiore credibilità internazionale, risanamento fi¬ nanziario, consistente riduzione dei tassi di interesse e dell'inflazione. «Di fronte ai rischi della bancarotta, l'esigenza fondamentale era recuperare credibilità e nel complesso lo si è fatto senza ingiustizie. Ma c'è poco da fare - ammette il leader della Quercia - le politiche per lo sviluppo sono state trascurate. Ora però bisogna fare di più», insiste D'Alema e, chiosando le sue stesse parole, aggiunge: «Perché, diciamoci la verità, l'arretratezza di una parte dell'Italia ha fatto comodo a tutti, alle imprese, alle banche, ai sindacati, e ora tutti dovranno ripensare il proprio ruolo». Il segretario pidiessino tocca poi i temi più caldi del dibattito economico. L'occupazione: che «si lega talvolta in modo ossessivo alla flessibilità, come fa la Confindustria. Ma anche una visione salvifica, quasi religiosa dell'orario di lavoro, non creerebbe nuova occupazione» mentre, secondo il segretario del pds, «i due temi devono combinarsi fra loro». La sua ri- cetta è un mix senza pregiudizi: «Un'azione coordinata capace di mettere insieme in modo organico tutti i temi: dalla lotta alla criminalità alle infrastrutture, alla flessibilità». Le gabbie salariali: che «al Sud ci sono già, più di quanto dica la Confindustria. Ma istituzionalizzare questa tendenza avrebbe solo effetti negativi perché finirebbe per dislocare nel Mezzogiorno le mansioni meno qualificate». E anche qui D'Alema allarga il tiro e propone misure «più generali», parlando di «sgravi contributivi per l'occupazione, su cui andrebbe aperto un confronto con l'Unione Europea, e incentivi fiscali per nuovi investimenti. Ma non per tutti: la sfida non può essere fra il massacro e l'amnistia generale». , Quindi il processo di privatizzazione: «Siamo stati accusati di averlo frenato: non è così. E' la destra ad essere statalista, e non da oggi. Piuttosto ci siamo scontrati con grandi probblemi reali, come l'assenza di investitori istituzionali».

Persone citate: Bossi, D'alema, Romano Prodi

Luoghi citati: Bari, Italia, Roma