QUEI GIORNI CHE ANCORA CI DIVIDONO di Gad Lerner

QUEI GIORNI CHE ANCORA CI DIVIDONO QUEI GIORNI CHE ANCORA CI DIVIDONO MA sarà davvero possibile un bilancio, una discussione pacata sugli Anni Settanta, evocati per 1 iù i gp10 più come tempestosi, conflittuali, traumatici, comunque tali da dividere anziché unire nella memoria? A giudicare dalla difficoltà con cui l'Italia sta ancora facendo i conti con il fascismo e gli eventi bellici di più di mezzo secolo fa, la ricorrenza di un ventennale potrebbe apparire troppo acerba. C'è il ricordo dell'inflazione a due cifre, soprattutto restano impressi i lutti tra cui quello che nel novembre del 1977 colpì anche 11 nostro giornale, con l'assassinio di Carlo Casalegno. Eppure tentare dobbiamo. Una discussione pacata che oltrepassi lo stereotipo dei «terrìbili» Anni Settanta ci riserverebbe sicuramente anche delle sorprese positive. È' accaduto che ci frugasse dentro uno storico inglese, PaulGinsborg, lontano dalle nostre passioni manichee, per giungere alla conclusione che pur sotto la cappa di una politica bloccata, di uno Stato inadeguato, e di una crisi dei movimenti degenerata in violenza, si trattò di un'epoca di riforme e di innovazioni notevoli. Aumentò la partecipazione democratica dei cittadini, si ottennero nuove libertà e nuovi diritti, vi fu una crescita complessiva del benessere economico diffuso. Perfino sulla Torino di quegli anni, attraversata da un netto conflitto sociale, un sindacalista (Tom Dealessandri) e un dirigente Fiat (Maurizio Magnabosco) hanno scritto un libro insieme per sottolineare come la contrattazione e le intese tra le parti progredissero, nonostante tutto. Certo, accanto alla vittoria laica nel referendum sul divorzio c'è l'umiliazione democratica del delitto Moro; accanto al boom della piccola e media impresa c'è lo scandalo degli sperperi pubblici. Il pendolo tra conquiste sindacali e vincoli d'austerità oscillava pericolosamente. Un giorno per le strade c'era festa, nuovi colori, respiravi libertà; e l'indomani avevi paura, sentivi le sirene della polizia, i marciapiede si macchiavano di sangue. Come dimenticarlo? Di sicuro sugli Anni Settanta discuteremo e ci divideremo ancora a lungo. Ma a conferma della dirompente forza innovativa di quell'epoca ambigua, resta un fatto oggettivo cui non si sfugge comunque la si pensi: la moda, la cultura, la musica di quegli anni ci appaiono tutt'ora attualissime. Rispetto ad esse la moda, la cultura, la musica di oggi ci paiono semplicemente dei seguiti. Raramente si sono avuti periodi altrettanto creativi. Basterà, questo, a suscitare in noi nostalgia? Gad Lerner

Persone citate: Carlo Casalegno, Maurizio Magnabosco, Tom Dealessandri

Luoghi citati: Italia