Valvole un impero «made in Italy» di Ugo Bertone

La clientela spazia dagli americani agli sceicchi del petrolio e conquista il Giappone La clientela spazia dagli americani agli sceicchi del petrolio e conquista il Giappone Valvole/ un impero «mode in Italy» Sul lago d'Oria 170 aziende leader sui mercati mondiali INDUSTRIALI CHE TIRANO VALDUGGIA (VERCELLI) DAL NOSTRA INVIATO Altro che emigrare o, per usare un termine alla moda, delocalizzare. Quassù, tra Novara e Vercelli, attorno al lago d'Orta, non ci pensa nessuno. Non spaventa nemmeno la tempeste valutaria di metà estate. Tiene il mercato del marco, l'America pi omette nuovi grandi affari. Ma ai costi si bada, eccome: non a caso è stata siglata un'intesa con la Edison per tagliare il prezzo dell'energia c consolidare i primati della «Valle dei rubinetti». «Il costo del lavoro non è poi così significativo nel nostro settore... Meglio concentrarci sulla tecnologia, sia del prodotto che del processo. E sulle materie prime...». Parla così Savinio Rizzo, ingegnere, 59 anni, titolare della Vir di Valduggia. Il 97% della sua produzione di valvole e rubinetti, 7 milioni di pezzi, finisce in 54 Paesi. «Siamo come l'Iran per i tappeti - spiega -, chi vuol comprare bene viene da noi. Ma proprio per questo dobbiamo curare la qualità. Oltre al prezzo, naturalmente». Pochi chilometri più in là, a Serravalle Sesia, Tiziano Gessi, classe 1941, imprenditore in proprio dall'81 («Io e mio fratello che ha l'azienda a fianco della mia avevamo questo chiodo fisso, risparmiavamo e ce l'abbiamo fatta») ha appena finito di illustrare a una delegazione di clienti marocchini il catalogo di rubinetti, 220 mila all'anno, della sua Newform (20 miliardi di fatturato, la metà all'estero), una combinazione di design, lusso (non manca la linea in oro, gradito ai clienti arabi) e qualità: «Fin dall'inizio - spiega - volevo fare qualcosa di diverso». C'è riuscito. Adesso, assieme alla figlia Alessandra, ogni giorno accoglie i suoi clienti in arrivo da tutto il mondo. E l'elenco potrebbe continuare, per pagine e pagine. Qui, attorno al lago d'Orta, impero di rubinetti e valvole destinate a tutto il mondo, non c'è che l'imbarazzo della scelta: 170 aziende in tutto, 120 producono rubinetti, 50 valvolame; in tutto 6 mila addetti per un fatturato complessivo di 2 mila miliardi e, quel che più conta, oltre 1250 miliardi a fine '96 di saldo positivo della bilancia commerciale. La punta di diamante, insomma, di una nicchia del mercato mondiale che vale, per l'Italia, 4 mila miliardi di giro d'affari (valvole e rubinetti), ovvero un fiume ininterrotto di valvole, 7 milioni in un anno, 30 mila al giorno. Ma le ci¬ fre, pur imponenti, spiegano solo in parte i segreti di questo miracolo nato nel dopoguerra, cresciuto anno dopo anno e che ha spiccato il volo con il mercato globale. Le ragioni del primato sono tante, e ricordano da vicino la storia di tante altre valli dei miracoli, dagli occhiali del Cadore ai siderurgici di Lumezzane. Storie comuni dell'Italia prealpina, dove la terra è avara di frutti e, per campare, la gente ha dovuto far fruttare l'ingegno oppure emigrare per imparare mestieri preziosi al ritorno. Qui, come in Cadore o a Lumezzane, l'arte affonda le origini nella storia, addirittura nel '400 quando i maestri di queste valli s'imposero come valenti costruttori di campane. Su questa lontana tradizione nella lavorazione dell'ottone è cominciata, a cavallo tra le due guerre, la produzione industriale. Il primo boom ha coinciso con la domanda interna poi, a partire dagli Anni Settanta, artigiani e industriali di Valduggia hanno preso a viaggiar per l'Europa con i loro campionari in valigia. Infine, negli Anni Novanta, la grande corsa nell'economia mondo, fino agli Usa e al cliente più difficile, il Giappone. «Il settore - spiega Rizzio, presidente dell'Avr, l'associazione di categoria - non risente globalmente della congiuntura perché dispone di clienti su scala mondiale». E' stato lui ad affrontare la sfida giapponese guadagnandosi con ottime forniture l'alleanza con un forte produttore locale. Ma i robot di Valduggia sfornano valvole di alta qualità anche per altri mercati difficili, dalla Gran Bretagna alla Svezia. «Ecco perché - spiega Rizzio - è essenziale concentrare in azienda le lavorazioni. Bisogna poter controllare la qualità lungo tutto il ciclo di vita del prodotto e anche dopo, perché i clienti ormai chiedono assistenza». Nemmeno la rivalutazione della lira preoccupa più di tanto questi imprenditori votati all'export. «Siamo stati saggi. Abbiamo sfruttato i maggiori margini per aggredire mercati nuovi e abbiamo investito nelle aziende». Ormai è difficile mettersi in proprio, qui a Valduggia: gli impianti ormai sono troppo costosi e sofisticati, non sono molti i tecnici e gli ex operai che possono permettersi di rischiare certe cifre. Ma il distretto, a valle, funziona con una rete di piccole aziende sempre più specializzate. Dove, se non quassù, si possono produrre i macchinari specializzati per produrre valvole sempre più affidabili e diverse: valvole a saracinesca, a sfera. La prossima frontiera? Le valvole elettrocomandate. Non è facile copiare un distretto così. Troppa è l'esperienza accumulata, là capacità di far squadra eppure di competere senza sconti su tutti i mercati. Eppoi, non va dimenticata la materia prima. Anche grazie a rubinetti e valvole, l'Italia è il primo produttore al mondo di ottone, con 550 mila tonnellate all'anno. Ed è il primo per qualità, grazie all'integrazione tra produttori (Gnutti, Orlando) e consumatori. E tutto questo si deve a questi imprenditori, con un chiodo fisso. «Io passo la vita - confessa Tiziano Gessi - a cercar di migliorare un particolare, a risolvere un problema. Ci metto dedizione. Non sorrida, mi sembra di essere un missionario del rubinetto...». Ugo Bertone Seimila addetti e un saldo positivo per 1250 miliardi della bilancia commerciale Una fabbrica di rubinetterie

Persone citate: Gnutti, Rizzio, Savinio Rizzo, Tiziano Gessi