Due anni per salvare la Corona

E' arrivata all'ultima spiaggia una istituzione sempre più in crisi E' arrivata all'ultima spiaggia una istituzione sempre più in crisi Due anni per salvare la Corona Se gli ultimi sondaggi d'opinione del Sunday Times e del Daily Telegraph sono veritieri, la monarchia britannica sta agonizzando. Diana l'Incantatrice si fa sentire anche dall'oltretomba. Le due rilevazioni mostrano che i britannici sentono la monarchia ormai estranea a loro e allo spirito dei tempi. Vogliono che la regina Elisabetta abdichi entro i prossimi cinque anni, e che suo figlio il principe William, e non suo padre Carlo, diventi il prossimo re. Molti commentatori percepiscono uno slittamento d'opinione verso una Gran Bretagna repubblicana. Spira nell'aria il soffio di una rivoluzione morbida, e molto britannica. Ma non tutto è come appare. La monarchia britannica è un gioco di specchi. L'erede al trono, principe Carlo, sta da lungo tempo lavorando a radicali riforme della Corona; e probabilmente nessuno, prima di lui, si era mai preparato così bene a salire sul trono. Carlo, suo padre e sua madre intendono ridurre il numero di cortigiani, servitori e segretari per condurre i loro uffici come moderne imprese. La Regina stessa si è detta preparata ad accettare che Australia e Canada diventino repubbliche entro una generazione. Non verserà troppe lacrime per questo, attribuendo semmai più valore al ruolo del monarca britannico come presidente a vita del Commonwealth - un'istituzione che contro ogni logica sta crescendo in influenza e prestigio. Il problema con i sondaggi d'opinione è che mentre la gente sembra sapere che cosa non le piaccia riguardo alla monarchia oggi, non ha idea di che cosa mettere al suo posto. L'ultima volta che l'Inghilterra ha avuto una repubblica fu sotto il bitorzoluto, astuto politico-soldato Oliver Cromwell (fra il 1645 e il 1659). Il suo regime impiegò solo 15 anni a crollare nella polvere, e l'esperimento non fu più tentato. Un mio vicino, Anthony Fry, uno dei più eminenti psichiatri del Paese, ha identificato così ciò che determina l'atteggiamento del pubblico oggi: i giovani che lavorano nel cuore del business britannico, nella serra finanziaria della City di Londra, hanno dovuto dire addio alla moralità per avere successo e fare soldi. «Si sentono intrappolati - dice - in una cultura amorale (non immorale, si badi bene) e corrotta». I milioni di persone in lutto per la morte della principessa Diana lo sono anche per qualcosa che sentono mancare al cuore delle loro vite, argo- menta. Per cui i sondaggi d'opinione sulla monarchia sono «istantanee», e al pari delle fotografie, pur non potendo mentire, possono non dire tutta la verità. Non possono guardare nella psiche e nell'anima. I critici della Regina e del principe Carlo desideravano che la loro sovrana fosse Diana, un essere etereo e irrazionale che poteva spargere magia e polvere di stelle sulle loro vite opache. Ma il desiderio di riformare il modo in cui la Gran Bretagna è governata non può essere soffocato. Chi lo capisce meglio di tutti è Tony Blair. Il premier vuol preservare la monarchia. Ma se questa non annuncia il suo aggiornamento entro un paio d'anni, neanche lui sarà in grado di salvarla. Robert Fox Il principe William, primogenito di Diana, e nelle due foto in alto la Regina Elisabetta e Carlo d'Inghilterra

Luoghi citati: Australia, Canada, Gran Bretagna, Inghilterra, Londra