Windsor sì ma nazionalpopolari di Fabio Galvano

Secondo i giornali inglesi, si profila una monarchia più moderna (e soprattutto meno costosa) Secondo i giornali inglesi, si profila una monarchia più moderna (e soprattutto meno costosa) Windsor sì, ma nazionalpopolari Carlo e Blairprogettano la riforma LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il dopo-Diana impone una trasformazione della famiglia reale. E mentre un sondaggio del «Sunday Times» rivela che secondo il 72% degli inglesi Elisabetta è «troppo distante dalla gente», che il 53% vorrebbe un'abdicazione della sovrana ora o quando compirà 75 anni, che il 60% preferirebbe William come prossimo re e soltanto il 31% è per Carlo, il principe di Galles ha lanciato in collaborazione con il primo ministro Tony Blair una grande manovra volta ad ammodernare la monarchia. Quasi rispondendo a quel sondaggio (per il 58% fra trent'anni la monarchia non esisterà più nella forma attuale) Carlo ha preso il toro per le corna mettendo a punto un grande piano di snellimento. Ne parlano ormai quasi tutti i giornali inglesi, anche se Buckingham Palace e Downing Street smentiscano che parte del piano ruoti attorno alle finanze di casa reale, per l'esattezza a una rinuncia da parte della regina alla «civil list», l'appannaggio che il governo riconosce a lei e ai più stretti membri della famiglia reale. Si parla di 8,9 milioni di sterline, circa 25 miliardi di lire; anche se poi il vero costo della famiglia reale (palazzi, aerei, polizia) si avvicinerebbe ai 50 milioni di sterline (140 miliardi di lire). In cambio - forse per questo l'ufficio di Blair smentisce - la sovrana potrebbe riavere i redditi dei Crown Estates, le proprietà della corona, a cui Giorgio III rinunciò nel 1760 in cambio dell'appannaggio. In realtà quello che Carlo intende fare è creare una «monarchia del popolo», quale l'Inghilterra ha reclamato nei giorni del lutto per la «principessa del popolo». Si tratta, insomma, di rendere la famiglia reale più «accessibile», secondo il «Sunday Times»: una famiglia che coinvolga il pubblico nelle grandi occasioni di Stato (il successo della manifestazione per Mandela con 6000 persone all'Albert Hall indica la via da seguire, assai preferibile agli inamidati banchetti per 200 persone a Buckingham Palace). Carlo intende anche alleggerire il calendario dei suoi impegni pubblici, per trascorrere più tempo con William e Harry. Per esempio il mese prossimo sfrutterà una vacanza scolastica di Harry, che oggi compie 13 anni, portandolo con sé in Africa. Per la prima volta ci sarà da parte della famiglia reale un monitoraggio dell'opinione pubblica, curato da un gruppo di specialisti scelti da Carlo. Sarà unificata l'azione di Buckingham Palace e di St. James's Palace. Ci sarà una ristrutturazione fra i più stretti collaboratori della regina, con il suo segretario privato - Sir Robert Fellowes, colui che si sarebbe scontrato con Carlo sulla questione dei funerali per Diana presto sostituito dal suo vice Robin Janvrin, definito dai giornali «un modernista». E in tutto questo ci sarebbe anche lo zampino di Tony Blair. Tant'è che ieri il leader dell'op- posizione conservatrice, William Hague, in un'intervista alla Bbc ha accusato il primo ministro di avere sfruttato a fini politici la morte di Diana e la crisi monarchica. «Quello che mi ha irritato di più - egli ha detto - sono state le fughe di notizie che hanno messo il governo in buona luce e la famiglia reale in cattiva luce. Questa è politica meschina». Quale che sia il ruolo di Blair, tuttavia, è la mano di Carlo che emerge da dietro le scene: secondo il «Mail on Sunday» il principe ha già deciso, per esempio, di smantellare l'appartamento di Diana a Kensington Palace per evitare che diventi una sorta di mausoleo, svuotandolo di ogni suppellettile e suddividendolo in appartamenti più piccoli da assegnare al personale. Ed è stato lui a decidere di tenersi a distanza, per il momento, da Camilla: chissà se riapparirà mai, azzardavano ieri i giornali. Il dopo-Diana si sviluppa anche su altri fronti. Ieri la madre di Diana, Frances Shand Kydd, ha negato che la principessa abbia mai pronunciato «ultime parole». «Conosco la portata e la natura delle ferite di Diana e so - dò la mia parola a chiunque - che non si è accorta di nulla né ha sofferto». In un'intervista alla Bbc, in onda oggi, la guardia del corpo inglese assegnata a Diana - Kes Wingfield, era sull'auto-civetta che doveva ingannare i paparazzi - ha detto che Henri Paul non gli era parso ubriaco. Era stato con lui due ore: «Non l'ho visto bere». E i tabloid domenicali più agguerriti si sono impegnati ieri a non usare mai più le foto dei paparazzi, per proteggere William e Harry. Ma continuano a scavare; e così si apprende («Sunday Mirrar») che dopo il matrimonio Dodi e Diana intendevano stabilirsi in California. L'Inghilterra non riesce proprio a voltare pagina. Fabio Galvano

Luoghi citati: Africa, California, Galles, Inghilterra, Londra, Mandela