Torna il sereno tra ebrei e Savoia

A Casale Monferrato inaugurata una mostra sull'emancipazione agli israeliti concessa da Carlo Alberto 150 anni fa A Casale Monferrato inaugurata una mostra sull'emancipazione agli israeliti concessa da Carlo Alberto 150 anni fa Toma il sereno tra ebrei e Savoia Marina Doria e Maria Gabriella ospiti in sinagoga CASALE. Torna il sereno tra Casa Savoia e la Comunità israelitica dopo le polemiche suscitate, nei mesi scorsi, dalle dichiarazioni di Vittorio Emanuele in merito all'eccidio delle Fosse Ardeatine e alle leggi sulle persecuzioni razziali durante il fascismo. La presenza, ieri mattina a Casale Monferrato, della moglie del principe, Marina Doria, di sua sorella Maria Gabriella e del nipote, Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia, all'inaugurazione di una mostra di documenti inediti sull'emancipazione agli israeliti in Piemonte concessa 150 anni fa da re Carlo Alberto, aveva principalmente questo scopo: «Riportare il sereno dopo quella ventata di polemiche». Come ha precisato il portavoce dei principi, Sergio Boschero, segretario nazionale della Federazione monarchica italiana. La stessa Marina Doria, in Sinagoga, davanti alla lapide dedicata a Carlo Alberto, scritta in ebraico e in italiano, esempio che non ha eguale, ha ribadito con determinazione ai giornalisti: «Le dichiarazioni di mio marito sono state fraintese, ben lungi da noi qualsiasi sentimento di razzismo, di antisemitismo. I giornalisti non hanno dato spazio a tutto il suo pensiero» ha detto. Ha aggiunto Marina Doria: «Anzi, proprio per volere di mio marito ho portato io stessa un mazzo di fiori alle Fosse Ardeatine». Davanti al pubblico numeroso, tra cui spiccavano numerosi esponenti dell'alta aristocrazia, la principessa ha dichiarato, in un italiano un po' incerto: «A nome di mio marito, sono qui per rendere omaggio alla comunità ebraica di Casale. Sono molto contenta di aver visto questa bellissima sinagoga, che è una delle più prestigiose d'Italia e d'Europa». Ancora più esplicito Boschero, desideroso di porre fine a quello che, a suo dire, è stato un equivoco. «Vittorio Emanuele - ha spiegato - ha lasciato l'Italia quando aveva nove anni. Quando, oggi, gli vengono rivolte domande in politichese si trova in difficoltà. Nella sua risposta è emersa quella incertezza che ha dato adito a fraintendimenti. La presenza qui di sua moglie, di sua sorella e di suo nipote è un atto significativo». La mostra celebrativa del centocinquantesimo anniversario della riconosciuta emancipazione agli israeliti piemontesi è ricca, tra l'altro, di documenti elogiativi a Casa Savoia. Oltre ai ritratti del re, agli inni di ringraziamento in italiano e in ebraico, è esposto il testo originale del programma di servizio funebre celebrato alla morte del sovrano nella Sinagoga casalese, che, nell'occasione, fu listata a lutto. Non mancano i progetti per la realizzazione del primo ponte di corde sul fiume Po che la cittadinanza casalese volle dedicare al «Re Magnanimo» e della statua equestre che troneggia, tutt'ora, nella piazza che fu prima intitolata al Sovrano e, poi, a Mazzini. Silvana Mossano Era presente anche Sergio di Jugoslavia Maria Gabriella e Marina di Savoia con il nipote Sergio di Jugoslavia