Gli esuli istriani fanno fuggire Maccanico

Fischi e urla al ministro, deputati del Polo incitano la folla. Lui replica: non mi hanno capito Fischi e urla al ministro, deputati del Polo incitano la folla. Lui replica: non mi hanno capito Gli esuli istriani fanno fuggire Muccunico E Fini lo accusa: discorso offensivo TRIESTE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A gelarli non è stata la bora, improvvisamente fredda e sferzante, ma il discorso «stonato» del ministro delle Poste e Telecomunicazioni, Antonio Maccanico, giunto a Trieste per il raduno mondiale degli istriani, fiumani e dalmati, in rappresentanza del Governo. Al ministro arrivato fin nell'angolo più orientale d'Italia probabilmente con le migliori intenzioni, questa volta le hanno cantate davvero. Nientemeno che con il coro del Nabucco, «Va' pensiero», inno degli irredentisti e, dal dopoguerra, degli italiani costretti a lasciare l'Istria, Fiume e Zara, intonato da un drappello di autorità presenti sul palco. Maccanico non ha avuto vita facile a Trieste, la città che, oggi come 50 anni fa, si sente «dimenticata» dal governo italiano e che non si consola con il federalismo. Le urla e i fischi dei 5 mila presenti in piazza Unità d'Italia non gli hanno neppure consentito di concludere l'intervento. E il canto del coro composto dal senatore Giulio Camber (Lista per Trieste-Fi), dal deputato Roberto Menia (An) e dall'ex deputato Marucci Vascon (Fi), lo hanno convinto a non finire. E a ritirarsi in Prefettura. A quel punto, mentre il ministro veniva accompagnato nel vicino palazzo governativo, nel parapiglia generale Denis Zigante, presidente della Federazione delle associazioni degli esuli, dichiarava chiusa la manife- stazione. Da ambo le parti, ministro e «coro» non sono volate tuttavia parole grosse. Ciò che ha scatenato l'uditorio sembra al contrario un passaggio innocuo. «Il cammino verso l'Unione europea e verso l'Alleanza atlantica - stava dicendo il ministro Maccanico - che la Slovenia ha intrapreso con decisione e l'inclinazione dimostrata dalla Croazia a stringere legami con l'Europa rappresentano una chiara scelta...». L'esplosione dei fischi è arrivata a quel punto mozzando la frase che avrebbe dovuto concludersi con un semplice «che l'Italia apprezza e incoraggia». Ma, niente da fare. Dopo una serie di interventi commossi e allegramente «disinvolti» (come quello di Ottavio Missoni, a Trieste nei panni di sindaco del Comune di Zara in esilio), la contestazione a Maccanico, in fondo, era prevedibile. Fino a quel momento si erano messi al bando tutti i discorsi formali che hanno riempito cinquantanni di cronaca facendo dimenticare la storia di questi esuli. Certi argomenti insomma è bene non toccarli con leggerezza. Trieste in fondo ha fischiato il Governo e , con esso l'Italia di mezzo secolo colpevole «in primis» della mancata conclusione dignitosa della vertenza che riguarda i cosiddetti «beni abbandonati». Dopo i fischi e il coro, su Maccanico sono piovuti i rimbrotti del segretario nazionale di An presente in tribuna. Al ministro, Fini ha detto di aver pronunciato un discorso «offen¬ esuli e la loro storia. «Fini deve sapere - ha replicato poi Maccanico - che quando parla a nome del governo, un ministro deve tener conto di tutte le esigenze che il governo pone e non può esprimere solo giudizi personali». A chi poi ha prospettato l'ipotesi di un'«imboscata», Maccanico ha risposto secco: «Non penso a questo. Mi dispiace che alcuni parlamentari o ex parlamentari abbiano colto l'occasione per una manifestazione direi non degna della classe dirigente». A rincarare la dose è stato il presidenti del gruppo parlamentare del Ccd, Giovanardi che ha sottolineato come Maccanico ha «incautamente sbagliato l'intervento» trovando però inqualificabile l'atteggiamento di chi sul palco delle autorità ha tentato di trasformare una manifestazione com- mossa e responsabile in una indegna piazzata». La contestazione a Maccanico non è stato che uno dei momenti del raduno che ha tributato l'omaggio degli esuli alle foibe di Basovizza e di Monrupino, ma anche alla Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento nazista in Italia. La manifestazione ha riempito la piazza di famiglie, anziani, giovanissimi, rappresentanti di un popolo disperso in altre città e regioni italiane, sparso per gli angoli del mondo, sradicato dalle proprie case, ma che conserva una memoria salda. Gli esuli non dimenticano: né le sofferenze di allora, i caduti e gli scomparsi, né le case e la terra, lasciati per salvare la vita, l'identità nazionale, la dignità. Elena Marco nistro Maccanico - che la Slovenia ha intrapreso con decisione e l'inclinazione dimostrata una serie di interventi commossi e allegramente «disinvolti» (come menticare la storia di questi esuli. Certi argomenti insomma è bene non toccarli con leggerezza. Trieste in fondo ha fischiato il Governo e , con esso l'Italia di in tribuna. Al ministro, Fini ha detto di aver pronunciato un discorso «offen¬ di ex deputati di an contestano Maccanico. A sinistra un istante della protesta