«Siamo alla camicia di forza» Fini Attacca

«Siamo alla camicia di forza» Pilli OfttKCii «Siamo alla camicia di forza» Casini «Il Governo della Padania? E' e resta semplicemente un organismo di partito». Luciano Violante non ha dubbi. Rispondendo in quel di Mantova alle domande dei giornalisti prima della cerimonia per la consegna a Stefano Rodotà del premio ((Andrea Barbato;;, ha ribadito la propria posizione sull'ennesima sfida lanciata da Bossi. «Questo organismo della Lega - ha spiegato - è più che legittimo, purché ne sia chiavo il significato: è l'organismo di un partito. Se invece vuole essere altro, allora c'è un imbroglio ai danni degli italiani». Poche parole ma netto, a scongiurare l'insorgere di equivoci. Mentre nello stesso giorno, da Trieste, Gianfranco Fini liquidava come un vero e proprio «delirio» la performance lagunare della Lega. Il Senatùr vai bene una bordata: e ieri il leader della Fiamma gliene ha dedicate parecchie. A cominciare dal look del condottiero: «E' veramente un caso clinico. Cambiasse almeno maglioncino, è la quarta volta che lo vediamo con lo stesso maglioncino finto... un finto Missoni». Non ha usato mezzi temimi, il presidente di An, presente al Raduno mondiale degli esuli istriani, fiumani e dalmati: «Siamo a livelli da camicia di forza. Quanto dice mi disgusta. Questi atteggiamenti sguaiati, volgari, offensivi mi confermano nell'assoluta improponibilità di qualsiasi rapporto con la Lega, per ragioni di decenza, anche a livelle locale». Capitolo chiuso per quel che riguarda l'eventualità di un asse Polo-Lega alle prossime amministrative, insomma. E a chi gli ha ricordato gli accordi del '94, ha ribattuto: «Allora era ancora il Bossi federalista». Già, Bossi. Sarebbe o no da arrestare?. «I malati psichici tutt'al più vengono ricoverati», ha troncato Fini. Più equilibrato il giudizio di Violante, che ridimensiona il tutto, interpretando anche le elezioni padane come un affare interno al Carroccio. Cauto nel discutere di eventuali iniziative contro Bossi («Sono il presidente della Camera. Sono altri che, se ricorrono i presupposti, dovranno farlo») ha concluso il suo intervento sdrammatizzando il significato della tre giorni leghista: «La questione é per metà gonfiata perché l'Italia é abituata a ragionare sulla cultura dell'emergenza, crea traumi anche quando non esistono. La Lega é minoritaria al Nord, ha perso quasi tutti i suoi comuni, ora sceglie se eleggere Gnutti, Maroni o Pagliarini». La palla, insomma, resta alla magistratura. E ai magistrati si è richiamato ieri da Padova il ministro Treu, qualora la Lega «sconfini nell'illegalità»: «Noi invece continuiamo a fare il nostro lavoro per dimostrare al Veneto che le riforme ci sono». E via con gli esempi: «L'altro ieri abbiamo varato un decreto di riduzione della tassazione del reddito d'impresa; stiamo andando in Europa e la crescita c'è: sono tutte cose che Bossi pensava non avvenissero, ma credo che i veneti capiscano». Come a dire che la Lega si batte a suon di risultati. Soddisfatto il ministro Napolitano: «Le forze dell'ordine hanno garantito la libertà di tutti. Le deliranti insinuazioni dei dirigenti della Leganei nostri confronti sono finite nel ridicolo». Offeso Pierferdinando Casini: «Mi meraviglio che un giorno si e uno no ci sia qualcuno che pensa ad alleanze con la Lega». Ironico Giovanni Bianchi, popolari: «Il cielo plumbeo del Nord ricarica solo in parte la pesante retorica di Bossi», al quale resta «la magra concolazione dèi turismo oratorio lungo il Po e nella laguna». «Le azioni illegali e le istigazioni all'eversione di Bossi e del suo gruppo di fanatici vanno perseguite, anche penalmente», incalza Renzo Lusetti, ppi, mentre Sergio D'Antoni preferisce spostare l'attenzione sulla risposta dei lavoratori all'saggressività» leghista. [ale.mon.l Casini

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