I Quindici accelerano la corsa verso l'Euro

Per De Silguy è un «segnale forte». Ciampi: abbiamo le stesse possibilità di Francia e Germania Per De Silguy è un «segnale forte». Ciampi: abbiamo le stesse possibilità di Francia e Germania I Quindici accelerano la corsa verso l'Euro Saranno fissati in primavera i cambi per la moneta unica MONDORF LES BAjNS DAL NOSTRO INVIATO Altro che rinvio. Se non si può parlare propriamente di anticipo, non si sbaglia a dire che l'Euro accelera: nella prossima primavera, insieme con la lista dei Paesi che parteciperanno fin dall'inizio alla moneta unica europea, saranno fissate anche le parità di cambio tra le diverse monete. E l'Euro, come previsto, entrerà in vigore dal primo gennaio 1999, giorno in cui saranno comunicati anche i cambi tra ciascuna «vecchia» moneta con la nuova. La decisione è in qualche misura storica, anche se non si tratta di un vero anticipo, come ha spiegato ieri il commissario De Silguy. E' però un «segnale forte», destinato in primo luogo ai mercati per prevenire e stabilizzare le «tempeste», e un altro passo verso la «visibilità e la credibilità» del futuro Euro, una «realtà che cresce ad ogni giorno che passa». Ma dalla prossima primavera al primo gennaio 1999, tra le varie monete, dovrebbe restare la banda di oscillazione dello Sme (più o meno 15 per cento) e dunque non è detto che i cambi decisi in primavera siano poi gli stessi del mercato al momento di decidere le parità con l'Euro. Non si conosce ancora il metodo con cui questa sarà fissata, ma le parità bilaterali saranno comunque «credibili», come ha detto il lussemburghese Juncker, presidente di turno dell'Unione europea, dando a sorpresa, con tono basso e monocorde, l'annuncio alla fine della riunione informale tra i ministri dell'economia e i governatori delle banche centrali. E per metodo nella fissazione dei cambi tra le diverse monete e l'Euro si intende anche il modo in cui si terrà conto di un eventuale scarto tra le parità fissate in primavera e quelle che saranno date dai mercati alla fine del '98 e cioè nell'iinminenza della nascita dell'Euro. La forza della nuova moneta sarà data anche dal suo rapporto col mercato. Ed è questo un pezzo di quel capitolo del governo europeo dell'economia che sul fronte dell'Europa ha finora diviso Francia e Germania. Ma qui a Mondorf, a giudicare dai risultati visibili, le cose su cui si è trovato un accordo sono state superiori alle divisioni. Anche se forse è stata la Francia a fare piuttosto un passo indietro e la Germania a far passare il principio che - sul modello del G7 - sulle questioni monetarie solo in «casi eccezionali» sia il consiglio dei nùnistri economici a suggerire orientamenti di carattere generale. Fatta salva la totale indipendenza della banca centrale europea, che avrà come obbiettivo principale la stabilità dei prezzi e che dovrà anche fissare il tasso di inflazione (o di «non inflazione», come ha detto con una battuta il governatore Fazio) programmato. La delegazione italiana (oltre a Fazio, i ministri Ciampi e Visco). di tutto questo non ha quasi parlato nella conferenza stampa finale, forse perché proprio il ministro del Tesoro ha ripetuto un paio di volte il vecchio adagio secondo cui «di cambi, meno se ne parla, meglio è». Secondo Ciampi, questa riunione lussemburghese ha invece rivelato un'«unanimità sulla necessità di rinforzare l'unitarietà della politica economica europea». Sopravanzata dalla notizia della scadenza di primavera per le parità bilaterali di cambio, quasi non s'è parlato dei Paesi che entreranno fin dall'inizio nell'Euro. L'Italia, ha detto Ciampi, ha ormai le stesse probabilità di Francia e Germania di raggiungere entro l'anno il fatidico criterio del 3% di deficit sul Pil: «Proprio perchè voghamo essere seri e credibih, non stiamo ad avventurarci su previsioni. Diciamo, a tutt'oggi i dati consuntivi della parte dell'anno che è trascorsa, sono coerenti con il 3%» Ma anche se i prossimi mesi «non sono facili», Ciampi è convinto che a fine anno dovremo «arrivare all'obiettivo». Per il futuro, riguardo in particolare alle riforme strutturali (che significano soprattutto riduzione della spesa sociale e previdenziale), «non faccio il divinatore», ha detto Ciampi: «Entro settembre presenteremo la Finanziaria, l'importante è che la credibilità di cui avevamo bisogno è stata riconquistata. Non ci sono mai state congiure per escluderci, né mai noi abbiamo chiesto abbuoni. Abbiamo dovuto convincere quelli che si erano fatti una certa idea dell'Italia sulla base di comportamenti passati». E il governatore Fazio, allegro e insolitamente loquace, ha raccontato che in queste riunioni si sente persino dire: ((Abbiamo buoni dati sull'inflazione, ma non come l'Italia». Uno come Waigel, ministro tedesco, giusto due anni fa aveva sentenziato che l'Italia sarebbe rimasta fuori dall'Euro. Cosa ne dice adesso? «Mai avuto atteggiamenti negativi contro l'Italia, ma la previsione era basata sui dati di allora. E poi quella riunione era riservata». E adesso? Il terribile Waigel non ha risposto. Cesare Martinetti ***** ★ * Fonte: J. fi Morgan Le probabilità di entrare nel primo gruppo della moneta unica dal 1999 - Dati al 12 settembre Differenza rispetto alla settimana scorsa BELGIO FRANCIA SPAGNA 100% 100% M PORTOGALLO ITALIA 81% " 81% IRLANDA .Z :'~ FINLANDIA I * DANIMARCA 77% GRAN BRETAGNA 33% -2% m +i% ■i% 9 +i% Il ministro del Tesoro e del Bilancio Carlo Azeglio Ciampi