Parte la Albright raid israeliano in Libano

L'inviata di Clinton: «Tornerò in Medio Oriente soltanto quando ci sarà una vera svolta» ì L'inviata di Clinton: «Tornerò in Medio Oriente soltanto quando ci sarà una vera svolta» ì Parte la Albright, raid israeìiaao ia Libaao Colpite postazioni militari TEL AVIV. Poche ore dopo la partenza del Segretario di Stato Usa Madeleine Albright, quasi a conferma dell'inutilità degli sforzi dell'inviata di Clinton che aveva tentato di riallacciare i fui della pace, un caccia ed elicotteri israeliani hanno attaccato postazioni dell'esercito libanese nel Libano meridionale, uccidendo sei militari, tra i quali un ufficiale, e una donna civile. «Tornerò in questa Regione soltanto quando i leader avranno preso le decisioni difficili che si rendono adesso necessarie»: così il Segretario di Stato Usa Madeleine Albright aveva concluso ieri tre deludenti giorni di serrate conversazioni con il presidente dell'Anp Yasser Arafat e con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Al termine dei colloqui è stato preannunciato un incontro a New York fra il ministro israeliano degli Esteri David Levy e il n. 2 dell'Olp, Mahmud Abbas (Abu Mazen). Per un risultato così magro, hanno commentato alcuni analisti, non c'era bisogno di scomodare il Segretario di Stato fra Gerusalemme e Ramallah (Cisgiordania). La Albright ha proseguito in volo per Damasco nel tentativo di ripristinare almeno - dopo una interruzione di 18 mesi - i negoziati fra Israele e Siria. Ed ancora più tardi il suo aereo ha fatto scalo al Cairo. In varie occasioni la signora Albright ha fatto notare agli israeliani che la loro politica è provocatoria agli occhi dei palestinesi e che sarebbe giudizioso quanto meno sospendere la estensione degli insediamenti, la confisca di terre arabe, la demolizione delle case. Ha anche suggerito di annullare il congelamento di 100 milioni di dollari che Israele deve all'Anp come rimborso di dazi doganali. Netanyahu ha risposto picche. Prima, ha detto, dobbiamo constatare che è finalmente terminata l'acquiescenza di Arafat verso i terroristi islamici. In questo contesto di recriminazioni reciproche e di sfiducia si è inserita ieri la scomparsa da Gaza di Ibrahim Mukadmeh, 46 anni, uno dei comandanti di Ezzedin al-Qassam, il «braccio armato» di Hamas. Secondo i suoi compagni di lotta l'uomo è stato rapito ieri all'alba da un'unità di élite israeliana. In ritorsione «Ezzedin al-Qassam» ha minacciato una serie di attentati analoghi a quello che insanguinò Israele dopo l'uccisione (gennaio 1996) di Yihia Ayash, il confezionatore delle prime autobombe. Israele sospetta che Mukadmeh sia stato fra gli organizzatori dei terribili attacchi suicidi del febbraio-marzo 1996. Ieri portavoce governativi israeliani hanno comunque negato che Mukadmeh sia stato rapito da un commando israeliano e la polizia palestinese non ha confermato se il rapimento sia effettivamente avvenuto. Arafat da parte sua ha detto agli israeliani che i responsabili dei recenti attentati di Gerusalemme venivano dall'estero («Nelle tasche avevano spiccioli stranieri») e ha assicurato di aver fatto la sua parte fino in fondo «avendo spremuto l'ala militare di Hamas». «Ma - ha aggiunto - né io, né re Hussein, né Mubarak né il governo algerino possiamo reprimere i Fratelli musulmani». In un'intervista alla televisione commerciale Arafat ha detto: «Dobbiamo impegnarci per difendere la pace dei coraggiosi - ha concluso - perché l'alternativa sarebbe drammatica». La notizia dell'attacco israeliano in Libano è stata diffusa, subito dopo il raid, da fonti della sicurezza libanese. Le fonti hanno detto che un caccia israeliano alle 23.15 ora locale (le 22.15 in Italia) ha lanciato in un primo attacco un missile contro una postazione dell'esercito libanese nel villaggio di Arab Salim, nei pressi delle alture di Iqlim al Tuffali, subito al di là della così detta «zona di sicurezza» occupata da Israele. Pochi minuti dopo, hanno detto le fonti, gli elicotteri hanno lanciato altri tre razzi contro un'altra postazione dell'esercito libanese nella stessa zona. I razzi hanno investito anche un'abitazione poco distante, uccidendo una donna di 45 anni. E la situazione nella cosiddetta «zona di sicurezza», lungo la frontiera, rimane esplosiva. Sempre ieri Hezbollah ha sparato dodici razzi «katyusha» contro il territorio occupato dagli israeliani, dopo uno scontro in cui quattro guerriglieri risultano dispersi. Fonti militari libanesi avevano riferito che nella scaramuccia sei militari di Israele sono rimasti feriti. Le stesse fonti hanno riferito che due elicotteri dell'esercito di Tel Aviv hanno rag¬ giunto la zona e evacuato i feriti. La battaglia era iniziata nel tardo pomeriggio, quando gli israeliani e i loro alleati locali hanno individuato elementi dell'Hezbollah in procinto di infiltrarsi nella «zona di sicurezza». C'è stato uno scambio di colpi di mortaio e di razzi e gli israeliani hanno preso di mira anche i presunti acquartieramenti dell'Hezbollah, a Iqlim al Tuffah. A Beirut un portavoce dell'Hezbollah, dando notizia della battaglia, ha detto che due soldati ebraici sono stati uccisi e quattro feriti. A Gerusalemme il «Canale 2» della tv ha precisato che non ci sono stati caduti fra le forze israeliane, mentre gli Hezbollah hanno perso quattro uomini. La guerriglia ha confermato solo che «è stato perso ogni contatto» con quattro combattenti. AldoBaquis Hamas: «Tel Aviv ha rapito il nostro capo militare Ci vendicheremo» Il segretario di Stato Madeleine Albright non è riuscita a far ripartire il processo di pace