Socialisti è scontro finale

Socialisti/ è scontro finale Socialisti/ è scontro finale Intini contro il De Michelis «forzista» ROMA. La direzione del partito socialista è sconvocata. No, la direzione è convocata. Ugo Intuii, che una volta era noto ad amici e nemici come «la biro di Craxi» e che oggi con Craxi ha litigato, allarga le braccia: «Se si mettono insieme due socialisti, uno va a destra l'altro va sinistra. E se si mettono insieme due socialisti italiani, poi...». Insomma, la diaspora socialista sarebbe un po' come la storia dei Montecchi e dei Capuleti, di Bartali e Coppi, della Lollo e la Loren... Non riesce proprio ad arrabbiarsi Intini, ed è una virtù-vizio, la sua, assai nota nella politica italiana d'un tempo. Non è riuscito ad arrabbiarsi nemmeno con Gianni De Michelis. Teoricamente, sotto quel simbolo, un mazzo di garofani rossi che spunta dietro un sole che sorge da un libro aperto, ci starebbero tutti e due. Ma De Michelis vuol portare quel simbolo nella coali¬ zione del Polo, con l'ex socialista ed amico di Craxi Silvio Berlusconi, e Intini, senza arrabbiarsi, gli ha detto: «Ma come, ma ti rendi conto? Forza Italia va bene, ma nel Polo c'è Fini, c'è Alleanza Nazionale, ci sono i nemici storici di sempre». Anche Intini, però, dei nemici storici ce li ha: sono i socialisti del Si, come dire il duo Enrico Boselli-Roberto Villetti, che stanno nella coalizione dell'Ulivo, dove c'è l'altro nemico storico di sempre, il pds. Dunque, Intini che vorrebbe «dialogare» con Boselli e sfilarlo all'Ulivo, ha litigato con Gianni De Michelis un giorno prima della convocazione della direzione nazionale del partito. E così è finita come a piazza del Gesù. Intini ha disdetto la riunione, De Michelis, «come non sarebbe suo diritto», sospira il mite Intini, l'ha subito riconvocata: in tutta probabilità, lo stesso De Michelis verrà eletto nuovo segretario dei socialisti italiani stamattina, alle 11, in un centro congressi preso in affitto a via Cavour. Perché nel caso dei socialisti, a differenza degli ex democristiani, non c'è neppure un palazzo da spartire. «Meglio così, sennò ci saremmo trovati a farci causa per il simbolo, e stare uno al primo piano e l'altro al secondo, come fecero Marini e Buttiglione» dice Intini, cui pare di aver evitato, nella storia del partito che fu di Nenni, almeno un capitolo in stile «Kramer contro Kramer». Ma mentre due dei tre partiti socialisti su piazza si fanno la guerra come possono, e si danno appuntamento per la disfida finale, il Congresso, c'è un quarto giocatore di cui andrebbe tenuto conto. Edmond Dantes, alias Bettino Craxi, sulle colonne dell'Avariti.', ha già sconfessato tutti e due. Mettendo fine al dietrologico ragionamento secondo il quale l'esule di Hammamet sarebbe stato favorevole al progetto politico di Gianni De Michelis, al fine di prepararsi, una volta rimpatriato, anche un degno rientro in pohtica. No, Bettino Craxi, che certamente non mancherà di farsi sentire per fax nei prossimi giorni, di partito socialista non ne vuol più sapere. «I socialisti non possono stare né sul pero, né sul melo», è il refrain. Perché? Semplice: perché i socialisti, senza Craxi, non possono e non devono esistere. [ant. ram.] E Craxi sconfessa entrambi: il psi non può stare né sul pero né sul melo A sinistra Gianni De Michelis Qui sopra Ugo Intini

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