D'AIema-Marini asse anti-Bertinotti

Mussi: se Fausto non sta attento sarà proprio lui a reinventare la de Il ppi tenta la mediazione. Rifondazione nervosa. Il segretario: se andiamo avanti così sarà spaccatura IKAIemti-Marini, asse agiti-Bertinotti Escluso il vertice. Il Polo: Welfare in Parlamento ROMA. «L'unico vero pericolo, in questo momento, è che Bertinotti a forza di rilanciare si trovi in un vicolo cieco», dice Franco Marini a Massimo D'Alema. Il segretario del partito popolare è l'ultimo ad aver parlato col segretario di Rifondazione comunista (giovedì sera) e lo ha trovato «molto rigido». Insomma, pochi spiragli per cominciare a discutere anche se Marini ha l'impressione che Bertinotti non voglia arrivare alle estreme conseguenze. Di fronte al muro dei «no» di Rifondazione, Marini e D'Alema hanno ritenuto opportuno incontrarsi per eliminare, almeno tra di loro, i possibili dissensi, specie sulle riforme istituzionali, in modo da marciare uniti al confronto con Bertinotti. Ed hanno cominciato col ritenere inutile, per il momento, il «vertice» politico della maggioranza che aveva chiesto Bertinotti, condividendo il «no» di Prodi. «Nelle ultime ventiquattr'ore - replica Bertinotti - non è accaduto nulla, assolutamente nulla. E quindi rimangono le divergenze dei giorni precedenti, e il rischio di crisi è esattamente come nei giorni precedenti. Se le cose restassero così ci sarebbe la crisi. Noi la crisi non la cerchiamo, ma allo stato la divaricazione sarebbe tale che se fossimo oggi alla Finanziaria ci sarebbe la crisi». Intanto Marini si è assunto, di fatto, il ruolo di «mediatore» (anche se lo smentisce) tra i segretari della sinistra che faticano a parlarsi direttamente, mettendo a disposizione la sua esperienza nelle contrattazioni sindacali e i suoi buoni rapporti con tutti i partners della maggioranza. «Ci adoperiamo per assecondare il lavoro del presidente Prodi - spiega Antonello Soro, coordinatore della segretaria del ppi -. Siamo il partito più vicino al presidente del Consiglio e in questo momento crediamo di non dover tanto svolgere un ruolo di mediazione, come è successo in Bicamerale, ma di facilitare il compito che deve assolvere Palazzo Chigi nella trattativa sul welfare». Pds e ppi, nell'incontro di ieri, hanno smussato alcune delle divergenze che li dividono in materia di riforme istituzionali. Si è trovata l'intesa sulla proposta del relatore Marco Boato di istituire un procuratore di nomina parlamentare per l'esercizio dell'azione disciplinare contro i magistrati. I popolari hanno accettato, inoltre, di inserire nella Costituzione la parola «federale» e di accentuare gli elementi di autonomia delle Regioni e degli enti locali. C'è preoccupazione all'interno dell'Ulivo ma anche dentro Rifondazione comunista si discute. La minoranza, infattti, diffida di quello che ritiene so¬ 10 «un irrigidimento tattico» da parte del segretario Bertinotti. Ai critici ha risposto ieri Franco Giordano, responsabile per 11 settore Lavoro e membro della segreteria, spiegando che «le carte sono tutte sul tavolo e limpidissime. Il nostro programma è una politica di sviluppo al centro della quale c'è l'occupazione. E se l'anno scorso la nostra battaglia era solo in difesa di pensioni e sanità, oggi chiediamo di più, una svolta nell'intera pohtica economica. Ricordo che ogniquavolta abbiamo aperto una critica di fondo verso il governo, abbiamo sempre ottenuto i risultati». Stando a queste parole, Rifondazione non si lega solo alla difesa estrema delle pensioni come sono, ma pare lasciare spazio ad una soluzione che affronti il problema in modo più ampio, nel contesto di una diversa politica dello sviluppo. Comunque, per non sbagliarsi, Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil e uno dei protagonisti della trattativa col governo, torna a ripetere che se Rifondazione provocasse la crisi, si dovrebe andare subito a votare. Cofferati teme, infatti, che il possibile soccorso del Polo al governo finisca col travolgere quel che i sindacati stanno tessendo: «Le opinioni dei due schieramenti su temi quali sanità e pensioni sono inconciliabili, a mio parere». E dal Polo parte la richiesta al governo (con una interpellanza firmata da Berlusconi) di coinvolgere il Parlamento nella riforma dello Stato sociale, con una critica al fatto che per ora si tratta solo con i sindacati. La sinistra democratica e tutti gli altri capigruppo della maggioranza (salvo i Verdi) respingono l'idea di un dibattito parlamentare. Secondo l'Ulivo, la richiesta del Polo ostacolerebbe, di fatto, la trattativa in corso sullo Stato sociale ed è un attacco alla rappresentatività dei sindacati. [r. r.] Il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

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