«Per far risorgere il centro basta una crisi di governo»

7/ Polo in campo con quattro candidati? «Per far risorgere il centro basta una crisi di governo» ritorno al passato E' ROMA storia di qualche giorno fa, nel Transatlantico di Montecitorio. Mentre il Polo ribolle e Fausto Bertinotti fa la voce grossa con il governo sul Welfare State, Beppe Pisanu, fedelissimo di Silvio Berlusconi, si cimenta nella pericolosa arte di leggere il futuro nella sfera di cristallo. Con una premessa, però: «Per favore non scriva niente». Qual è il proposito del Cavaliere che deve rimanere nascosto, che non si deve sapere? «Berlusconi - spiega Pisanu non sbaglia a dire che questo bipolarismo è superato. La verità è che nessuno dei due Poh è capace di governare e questo verrà fuori in maniera plateale già prima delle prossime elezioni. Vedrà che la prossima volta la sinistra di D'Alema non potrà più andare insieme con Rifondazione. E anche noi centristi del Polo, se An non si omologherà una volta per tutte all'area moderata, dovremo andare per conto nostro...». Ci risiamo con la solita storia dell'area moderata, del Polo di centro che dovrebbe occupare lo spazio che nella prima repubblica era riservato alla de e agli altri partiti laici. Insomma, riecco la voglia di rappresentare l'area del pentapartito. Ma è solo il ritorno della nenia che si sente ogni tanto? Ieri mattina anche il capogruppo dei deputati pidiessini, Fabio Mussi, ha affrontato l'argomento con qualche preoccupazione in più rispetto al passato. «Per me i ragionamenti dell'altro giorno di Berlusconi - ha osservato - sono la tipica voce dal sen fuggita. Lì, tra i centristi c'è un gran movimento e basterebbe una crisi di governo provocata da Bertinotti per mettere in moto il meccanismo: di fronte a una rottura, tutti sarebbero pronti a dire che nessuno dei due Poh è adatto a governare e subito dopo partirebbe la loro ristrutturazione. Eh già: se Bertinotti non sta attento potrebbero essere loro, i rifondaroli comunisti, ad aprire la strada alla rifondazione della democrazia cristiana. Non si tratta di un paradosso». A sentire questi discorsi, in- somma, si ha la sensazione che ci sia qualcosa di più serio nei movimenti di questi giorni. Anche quel richiamo della foresta che sta riportando alla pohtica, o alla para-politica, in maniera confusa democristiani e socialisti di una volta (da Martinazzoli ai Tabacci, ai Piccoli, ai Cirino Pomicino, a De Michelis) oltre al folklore forse nasconde qualcos'altro. Tutta l'area che parte da Forza Italia, passa per i Cdu di Buttiglione, per i ccd di Mastella e Casini, per Segni e Cossiga, per gli ex socialisti, per Dini fino ad alcuni settori del Ppi, è in subbuglio. Eppoi si muovono lì intorno personaggi della finanza come PeUegrino Capaldo, ex grand commis di Stato come Biagio Agnes, intellettuali come Giorgio Rumi. Certo, è ima galassia caratte¬ rizzata dalla confusione e dalle divisioni, ma c'è un elemento che sembra cementare centristi di destra e di sinistra: il timore sempre maggiore di un pds che si allarga e ingoia tutto, che è egemone nell'Ulivo e cerca di rappresentare sempre più elettori e interessi di centro. Questo dato è presente nei discorsi di gente che al momento è schierata su fronti opposti e che in alcu- ni casi addiritura si detesta. Analisi simili fanno politici o ex politici come Tabacci e Martinazzoli, Berlusconi e Ciriaco De Mita. E - altra novità - i canali di comunicazione tra questi ambienti sono meno bloccati che in passato. Anzi. Le dissertazioni tra il Cavaliere e Ciriaco De Mita, ad esempio, su questo argomento sono andate molto avanti. «Qui - è il leit-motiv di Berlusconi dobbiamo rimettere insieme la gente che la pensa allo stesso modo, che ha valori comuni come noi e voi del ppi». E l'idea di un nuovo polo centrista è stato il tema dominante della cena di due giorni fa tra il leader di Forza Italia, Gianni Letta, Fedele Confalonieri con l'ex de Bruno Tabacci nel ruolo di ospite d'onore. Per non parlare della corte che il Cavaliere sta facendola Marini. L'altro giorno, in und dei corridoi di Montecitorio, Berlusconi ha bloccato Gerardo Bianco per affidargli un messaggio: «Dica a Marmi che dobbiamo vederci; Dei Ccd non ne posso più e neppure degli altri. Almeno voi siete gente seria...». Inviti, richieste di incontro, documenti, seminari. Tanto movimento non è sfuggito neppure al vertice del pds. Non per nulla ieri D'Alema e Marmi ne hanno parlato nell'incontro al Bottegone. Tra una battuta e l'altra, il segretario del pds ha voluto qualche rassicurazione. Intanto ha chiesto al suo interlocutore la garanzia che in Bicamerale sui temi della giustizia i popolari manteranno il rapporto privilegiato con il pds senza cercare alleanze «trasversali» con Berlusconi. Poi hanno parlato di quello che sta avvenendo neU'area centrale. Anche su questo punto il segretario del Ppi ha fatto delle promesse al leader della Quercia: «Nessun ribaltone - ha giurato Marini -, né metteremo in discussione la maggioranza uscita dalle elezioni. Punteremo solo ad allargarla per dare più forza all'area moderata. Ma questo è legittimo. Nascono da qui i contatti con il Ccd». Questi sono i discorsi di oggi. Certo, poi può succedere qualcosa perché anche se nessuno crede alla crisi c'è sempre un margine di dubbio quando Bertinotti - è quello che ha detto l'altro ieri allo stesso Marini - chiede per appoggiare la riforma delle pensioni contropartite come la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore o 100 mila posti straordinari nel Sud. In poche parole la luna. A quel punto - per riprendere le preoccupazioni di Mussi - i centristi di ogni credo e di ogni religione potrebbero dire: avete visto, né il Polo, né l'Ulivo sanno governare, c'è bisogno di qualche altra cosa... Altrimenti questa ipotesi rimarrà sotto traccia, pronta all'uso. Come dice Marini fuori dall'incontro con D'Alema: «Io ora sto lì, nell'Ulivo. Questi discorsi riguardano il futuro». Già, il futuro... Augusto Minzolini Chiarimento fra pds e popolari su alcune divergenze in materia di riforme istituzionali Cresce la tensione all'interno dell'Ulivo Cofferati delinea i possibili sviluppi e ribadisce che in caso di rottura è inevitabile tornare subito al voto Mussi: se Fausto non sta attento sarà proprio lui a reinventare la de Berlusconi: del ccd non ne posso più i popolari invece sono gente seria Cofferati delinea i possibili sviluppe ribadisce che indi rottura è inevittornare subito al v Qui accanto il segretario del pds Massimo D'Alema A sinistra il leader dei popolari Franco Marini

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