Bossi: «I padani come gli scozzesi» di Giovanni Cerruti

Crissolo, il Senatùr lancia un appello alla trattativa con Roma. Mancino e Violante: no Crissolo, il Senatùr lancia un appello alla trattativa con Roma. Mancino e Violante: no Bossi; «I padani come gli scozzesi» «Stessi obiettivi, ma contro di noi si vuole usare la forza» PIAN DEL RE (Cuneo) DAL NOSTRO INVIATO Il Gandhi di Padania alza alle nebbie l'ampolla pagana. «Urrah!». L'acqua del Po, il rito che si ripete e si ripeterà «finché Padania verrà», proclama Umberto Bossi. Vuol dire che almeno un anno di trattative l'ha messo in conto. Ma per i suoi, per i 300 saliti fin quassù, Padania è già qui, vicinissima, esiste come la bandiera lasciata sulla vetta del Monviso. Quassù è salito anche un gazebo bianco, ormai immancabile nelle cerimonie leghiste. E sotto il gazebo Bossi anticipa questa sua tre giorni del Po, avanti e indrè fino a domenica, quando a Venezia «delusi dalla controparte si passa ai fatti e nascerà la Repubblica Federale della Padania». Un anno fa il motto era da tre Moschettieri: «Uno per tutti tutti per uno». Quest'anno è alla Braveheart: «Tutto quello che è scozzese è padano, tutto quello che è padano è scozzese». Un anno fa il viatico era stato, per Bossi, scendere dall'elicottero e mettere il piede su una bella boassa di vacca bianchina al pascolo. Quest'anno è il referendum in Scozia. «E' passato un anno...». E non è successo niente. Sì, certo, dice Bossi, i partiti di Roma per rispondere alla nostra iniziativa del settembre 1996 si sono inventati la Bicamerale. E non è successo niente, appunto. «Sapevamo che c'era un anno da aspettare, che la classe politica promette, di giorno parla di federalismo e di notte s'ingegna a trovare meccanismi che impediscono il cambiamento». Ma quest'anno è servito eccome: «Allora padania era solo nei nostri cuori, ora la lotta politica ha dimostrato che l'amore per la Padania è enormemente cresciuto e si può parlare di coscienza padana. Un anno dopo, con tranquillità, possiamo dire che Padania c'è». A Venezia, domenica, dirà che da quel momento «nulla sarà più come prima». Roma dovrà trattare: d l'Italia diventa una repubblica confederale, una Svizzera, oppure Padania potrebbe andarsene per la propria strada. Come e più della Scozia: «Perché certi processi storici sono irreversibili. Li puoi rallentare, frenare, ma sono inarrestabili». Prodi, D'Alema, Berlusconi, a Bossi non interessano più di tanto. «Non voglio più andar dietro alle loro parole, alle loro promesse o alle loro minacce. Dall'altra parte abbiamo una classe politica corrotta, furba, falsa, e qui c'è un popolo che vuole profondi cambiamenti. Non esiste forza qui in Italia, in Europa o nel mondo capace di resistere alla Padania». Basta, dunque. Fatti e non parole. Da Venezia appuntamento per il 26 ottobre, «quando la Padania voterà il suo Parlamento, che preparerà la sua Costituzióne e si vedrà se la via da scegliere sarà quella confederale o quella autonoma». Si vedrà, dice, perché si aspetta una trattativa. Non dovessero arrivare segnali da Roma, «la trattativa sarà tra Nord e Sud». Roma corrotta, infetta e papalina: «Fu un errore farla capitale, era già capitale di un altro potere che ha fatto diventare Stato Pontificio tutto il Paese, una forza in grado di controllare sia la destra che la sinistra». Il come si possa rea¬ lizzare questa trattativa tra Nord e Sud resta nei misteri di Bossi. «Non andiamo a Venezia per fare una gita». Con le sue camicie verdi e i suoi padani, Bossi va a Venezia per un altro strappo, un altro ponte da tagliare. «Chiameremo il popolo al giuramento, tutti per uno e uno per tutti!». E' un bis. «La grande nazione padana non si può metter da parte con le battute di Prodi. Il problema della secessione, della rottura dello Stato viene da Roma, da chi ritiene il potere politico eterno. Lo Stato che ci ritroviamo è uno strumento po¬ litico nelle mani di poche persone che lo utilizzano per i loro interessi. Non si può andare avanti con uno Stato e un Sistema dai costi ^sostenibili. E che succede? Che invece del cambiamento c'è chi vuole l'intervento della magistratura. Ma bravi! Minacciano, ma chi si fa minaccioso rivela il segno della paura: e per quel che ci riguarda le minacce non ci turbano, anzi». In vista delle elezioni padane è quasi una sfida: «La magistratura serve per salvare il rapporto con il popolo, ma se tocca la classe politica padana tocca il popolo!». Bossi si definisce «tranquillo». Sa che, propaganda a parte, c'è anche la politica. «Passo dopo passo si va avanti e la Bicamerale non ha ancora concluso...». Dice che da domenica alla Costituzione padana ci vorranno un paio di mesi, e appunto in questi mesi si aspetta almeno un cenno da Massimo D'Alema, unico interlocutore politico riconosciuto. «Ai fatti padani rispondano i fatti romani», e sembra una speranza. Con l'ampolla in mano il finale è per complimenti e auguri ai «fratelli scozzesi». «E' un segnale politico preciso: qui c'è una classe poli¬ tica che intende usare la forza contro chi chiede le stesse cose della Scozia. Parlavo giorni fa con il segretario dei fratelli scozzesi, mi diceva che a Londra pensano davvero che vogliamo mandar via i bambini meridionali dalle scuole. Vedete fin dove arrivano le menzogne? Ma non hanno mai fermato la storia». Bossi, in elicottero, riparte nelle nebbie. Le camicie verdi smontano il gazebo e si mettono in marcia per Venezia. Come de. manifesto, «Zaino in spalla!». Giovanni Cerruti Riviera dei Sette Martiri Domani ore 17: Bossi proclama j- la Repubblica L «ASSALTO A VENEZIA PRO E CONTRO LA SECESSIONE