La Ariosto: così mi uccidono

In Ariosto: così mi uccidono In Ariosto: così mi uccidono «Mi offrirono 100 miliardi per tacere» MILANO. «E' terribile. E lo confesso, non me l'aspettavo». Ieri mattina, di buon'ora, Stefania Ariosto, ha acceso il videoregistratore per vedere la cassetta che il settimanale «Panorama», nonostante il divieto del tribunale di Milano, ha voluto dedicare a lei, il superteste Omega, causa scatenante delle indagini sui giudici romani e sull'ex ministro della Difesa Cesare Previti. Che effetto le ha fatto? «Terribile. E' stato come aver a che fare con un killer, mandato ad uccidermi. Si può ucòidere anche con una cassetta, sa?». Eppure, signora, dovrebbe esserci abituata. 0 no? «Francamente non me l'apettavo più. Vede, io ho detto tutto quello che sapevo. Poi ci sono state indagini che hanno ricomposto l'intero quadro, assai più complesso e ricco di quel che sapevo. Ora mi sentivo assai meno importante. Invece...». Invece... «Hanno ridotto 49 ore di interrogatorio... E adesso comincio a te¬ mere per davvero. Perché continuano proprio adesso? Esistono verbali circostanziati, prove documentali, mi dicono che esistono alcune circostanze tecnicamente indifendibili. E, prima, ne hanno provate di cose, anche di pagare il mio silenzio: a un certo punto, quando ho cercato di realizzare beni di famiglia che valevano sì e no 3 mihardi, ho ricevuto un'offerta di quasi cento miliardi. E ho lasciato perdere...». Le immagini fanno effetto, non crede? «Certo, anche perché io non sono un'attrice. E così possono farmi passare per psicolabile insistendo su frammenti di interrogatorio in cui io, che ho carenze di potassio, mi guardo in giro alla ricerca di un bicchier d'acqua». E adesso? Ricorrerà all'autorità sulla privacy? «Certo, già stamane. E non lo faccio solo per me, ma per un interesse generale. Un Paese civile non può abituarsi ad un comportamento del genere. Al dispregio dell'individuo. Alla vendetta. Io capisco la volontà di un accusato di difendersi. Ma qui, ripeto, non c'è una volontà del genere: si vuole far del male a chi ha avuto il coraggio di parlare». Che replica al suo ex compagno, l'avvocato Dotti? «L'avvocato Dotti deve decidersi ad uscire dalla sua ambiguità. Io l'ho sempre avvertito delle mie decisioni e, in particolare, della mia scelta di parlare. Lui è sempre stato informato, fin dal momento in cui io ho deciso di firmare il mio primo verbale». E quale fu la sua reazione? «Lui avrebbe potuto fare quel che voleva. Poteva decidere di parlare contro di me oppure di lasciarmi sola. Poteva decidere di stare al mio fianco e ribadire che questa era la verità, oppure accusarmi di dire solo balle. Ma ha deciso di star lì a guardare con il suo faccione, in attesa degli eventi». Lui l'accusa di esser bugiarda... «Dica pure, non è vero. E' esatto, invece, sostenere che ero io a informare lui delle cose che venivo a sapere e non lui delle sue pratiche. Ma noi eravamo compagni e ci capitava spesso di parlare di moralità e di legalità. E a me succedeva di dire: caro Vittorio, tu, che sostieni di essere un legalitario, come fai a non accorgerti di questo o quest'altro?» Ma Dotti, allora, sembrava lanciato verso la carriera politica... «Sì, una posizione difficile da spiegare: forzista a Roma, ulivista a Milano. Io stessa gli suggerii di incontrare Prodi. E credo che un contatto ci fu nell'ottobre '95» Eppoi? «Poi scoppiò il caso. E non se ne fece più nulla». [u. b.) «Vogliono vendicarsi di chi ha avuto il coraggio di parlare e quella cassetta è come un killer» Stefania Ariosto

Persone citate: Ariosto, Cesare Previti, Dotti, Stefania Ariosto

Luoghi citati: Milano, Roma