Le crociere della «Costa» cancellano la rotta su Fidel di Paolo Lingua
Le crociere della «Costa» cancellano la rotta su Fidel Le crociere della «Costa» cancellano la rotta su Fidel GENOVA. La «Costa Crociere» chiuderà, con la fine dell'anno, la linea con Cuba. La «Costa Playa» che sino a oggi ha coperto il mercato crocieristico con l'isola di Fidel Castro sarà dirottata forse nel Mediterraneo: si cercano, infatti, nuove rotte e nuove proposte vacanziere. E' una delle novità più vistose uscite ieri dalla riunione - per la prima volta dopo la storica cessione del gruppo italiano alla multinazionale americana «Carnival Corporation» - del Board, riunito per l'occasione a Genova. Si attendeva anche la nomina del nuovo amministratore delegato, che è puntualmente avvenuta nella persona di Pier Luigi Foschi, milanese già dirigente internazionale della «Otis Elevator Company», la più importante società del mondo produttrice di ascen¬ sori. Foschi, presentato dal presidente della «Carnival» Micky Arison e dal presidente della inglese Airtours David Crossland (Carnival e Airtours sono i due azionisti maggiori della Costa Crociere), ha confermato l'abbandono delle rotte cubane: «Quando la Costa era una società itabana poteva tranquillamente operare su un mercato ancora libero come quello cubano. Ma, diventata società americana, ricade sotto la normativa dell'embargo economico imposto dal governo Usa a Cuba. Abbiamo goduto d'una proroga sino al 24 novembre, ma adesso cercheremo nuove soluzioni». La conferma, peraltro scontata sin dal momento del passaggio del pacchetto azionario dai Costa ai partners americani lo scorso inverno, è venuta dal presidente della Carnival, Arison: «Non possiamo fare diversamente. La legge ce lo impone». Ma forse non ci sono eccessivi rimpianti: la prospettiva d'occupare una pingue «fetta» del mercato per Cuba, visto che è l'unica isola dove le navi europee non subiscono la concorrenza fortissima dei colossi statunitensi, era stata un'idea, peraltro d'un anno fa, di Nicola Costa, ultimo leader della leggendaria «great family» di armatori e finanzieri genovesi che ora resta presidente del gruppo, ma senza poteri operativi di fatto - nella prospettiva d'essere un apripista di investimenti alberghieri e residenziali. Tra l'altro, due anni fa, un'altra importante famiglia armatoriale triestino-genovese, i Cosulich, aveva già tentato la via di Cuba, sia pure senza molta fortuna. Infatti a Cuba i servizi a terra - alberghi, ristoranti, trasporti - sono precari: s'è trattato, quindi, sino a oggi, d'un turismo un po' «d'abord». Si volta dunque pagina, in attesa di ripensamenti da parte di Bill Clinton. Nel frattempo, il gruppo appare in ottima salute. Foschi, Arison e Crossland annunciano un piano di investimenti di due miliardi di dollari che dovrà porta re la flotta Costa a una capacità di 11 mila passeggeri al giorno, con un incremento del 25% sul l'attuale potenziale. La Carnival, che per conto suo vanta un fat turato annuo di due miliardi e mezzo di dollari, ha investito al tri due miliardi e 300 milioni di dollari per acquistare sette nuo ve navi che si aggiungeranno al le 33 già in navigazione nel Me diterraneo e nei Caraibi. Ma saranno ordinate altre sei navi alla Fincantieri e al cantiere finlandese Kvaerner Masa. Paolo Lingua La nuova proprietà americana: siamo obbligati per legge a rispettare l'embargo di Clinton
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