Il signor Tamoil tra gli amici cattivi di Clinton di Andrea Di Robilant

Il signor Tamoil tra gli amici coitivi di Clinton PETROLIO Mezzo miliardo dal discusso petroliere libanese Tamraz, che ha tentato di finanziare anche Eltsin Il signor Tamoil tra gli amici coitivi di Clinton Fondi al partito in cambio del sì all'oleodotto Caucaso-Europa WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Quando Roger Tamraz, il controverso faccendiere libanese, sbarcò a Washington due anni fa per convincere Bill Clinton ad appoggiare il suo faraonico progetto per un oleodotto dal Mar Caspio alla Turchia, non poteva certo immaginare l'attenzione che avrebbe finito per ricevere qui nella capitale. Tamraz diede 300 mila dollari al partito democratico per ottenere accesso alla Casa Bianca e parlare direttamente a Clinton del suo progetto. Nel frattempo è scoppiato lo scandalo sui finanziamenti illeciti alla campagna elettorale del 1996. E questa settimana si è trovato al centro delle udienze al Senato, diventandone suo malgrado il simbolo negativo, il «cattivo». La sua fama di grande corruttore (o di audace affarista internazionale, come dicono i suoi soste- nitori) è cresciuta ancora di più negli ultimi giorni, quando il Los Angeles Times ha rivelato che oltre a trafficare con la Casa Bianca aveva anche cercato di finanziare (100 milioni di dollari) la campagna elettorale di Boris Eltsin per ottenere il via libera russo al suo progetto. In realtà il 57enne Tamraz, ricercato per frode bancaria in Libano, è una vecchia conoscenza degli americani. Figlio di un ricco uomo d'affari libanese, da giova¬ ne studiò alla Harvard Business School. Fece il suo primo «colpaccio» poco dopo essere stato assunto alla Kidder Peabody, una banca di New York: un oleodotto da 345 milioni di dollari da Suez al Mediterraneo. La sua mega-parcella gli permise di mettersi in proprio. Nel frattempo era diventato cittadino americano, ma preferì tornare a Beirut per sfruttare meglio i contatti di famiglia in Medio Oriente. Negli Anni Ottanta divenne ce- lebre anche in Italia quando comprò i distributori e le infrastrutture di Amoco e Texaco nel nostro Paese e creò la Tamoil (poi venduta ai libici). Divenne uno stretto consigliere di Amin Gemayel, il presidente libanese, e si trovò ai centro di tutti i grandi traffici medio-orientali (agenti della Cia lavoravano nel suo ufficio a Beirut). Dopo la caduta di Beirut, Tamraz fu rapito da una fazione siriana (pagò 7 milioni di dollari per il rilascio). Di nuovo libero lasciò il Libano, inseguito da un mandato di cattura per una frode da 200 milioni di dollari (lui sostiene che ne deve solo 22). Cominciò a muoversi tra Roma, New York e Parigi (dove vive oggi), cercando senza troppo successo di tornare al centro del grande giro internazionale. Il crollo dell'impero sovietico, all'inizio degli Anni Novanta, gli aprì nuove prospettive, e fu allora che Tamraz ideò il grande progetto (2,5 miliardi di dollari) per portare il petrolio in Europa dai ricchissimi giacimenti azeri nel Mar Caspio, attraversando l'Azerbaigian, il Nagorno-Karabakh, l'Armenia e la Turchia. Obiettivo: trasformare i giacimenti azeri nella principale fonte di petrolio del mondo. Non era l'unico ad avere avuto quell'idea. I maggiori gruppi petroliferi americani - dalla Texaco alla Pennzoil - stavano spingendo per far approvare i loro rispettivi progetti di oleodotto dai ricchissimi giacimenti del Mar Caspio. E queste compagnie non gradirono affatto l'intrusione di Tamraz. «Ho pestato qualche piede di troppo», disse a un giornale americano. Tamraz capì che per avere una chance il suo progetto non doveva avere il veto della Casa Bianca. Ma quando arrivò a Washington, fiducioso di poter sfruttare i suoi vecchi contatti alla Cia per accedere al Presidente, scoprì di non essere più persona grata. Allora si rivolse al Comitato elettorale del partito democratico, offrendo un primo contributo in cambio di una breve visita alla Casa Bianca. Un aperitivo, un caffè: l'importante era poter parlare a Clinton del suo progetto. Nel frattempo la Cia si diede da fare per bloccargli l'accesso con una serie di memorandum al Consiglio per la sicurezza nazionale: Tamraz è un tipo losco, un millantatore, bisogna tenerlo lontano dalla Casa Bianca. Il partito democratico gli fece presenti le difficoltà. Il presidente del Comitato elettorale, Don Fowler, cercò di smussare gli angoli. Tamraz staccò altri assegni, fino a un totale, appunto, di 300 mila dollari (500 milioni di lire). Le porte della Casa Bianca si sono finalmente schiuse, nonostante le tenaci obiezioni della Cia. E Tamraz ha potuto incontrare Clinton almeno quattro volte aperitivo, caffè, cena e una serata nella saletta cinematografica della Casa Bianca per vedere Independence Day assieme al Presidente. E magari bisbigliare al buio qualche nuovo dettaglio su un oleodotto che a questo punto vedrà difficilmente la luce. Andrea di Robilant Tracciato da definire Tracciato proposto ! tracciato dell'oleodotto Caucaso-Europa che il petroliere Tamraz vorrebbe realizzare Roger Tamraz