Maastricht piace a destra e a sinistra di Fabio Martini

Maastricht piace a destra e a sinistra Maastricht piace a destra e a sinistra Sondaggio «segreto» rincuora Palazzo Chigi BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO L'Europa? Piace agli italiani, non è più un'idea astratta, un traguardo impalpabile. E soprattutto, ecco la seconda sorpresa, piace a destra e a sinistra, agli elettori di Fini, ma anche a quelli di Bertinotti. Lo rivela un sondaggio riservato, commissionato dal governo per monitorare tendenze e umori dell'opinione pubblica su temi di interesse generale. I numeri sono eloquenti: il 77 per cento degli italiani crede nell'Europa e tra gli elettori di Rifondazione comunista ben il 73 per cento confida nel traguardo europeo. Sono dati freschissimi, consegnati due giorni fa dall'istituto Cirm, dati che hanno messo il buon umore ai due personaggi che - mentre altri storcevano il naso - hanno creduto più di tutti nel traguardo europeo: Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi. «E' vero - conferma Nicola Piepoli, autore della ricerca - nel monitoraggio che abbiamo svolto viene fuori un dato inequivocabile: gli italiani amano l'Europa e non c'è sostanziale differenza nell'accettazione tra destra, centro e sinistra. Così come Fini e D'Alema sono due leader trasversali, anche l'Europa è un concetto trasversale». Certo, il piglio sfoggiato da diverse settimane da Romano Prodi non è legato all'esito del sondag¬ gio, eppure anche ieri il presidente del Consiglio ha giocato all'attacco, ci ha tenuto a non mostrare smagliature. E così, nella conferenza stampa conclusiva del vertice italo-spagnolo, al giornalista che accennava alle «difficoltà» che circondano la trattativa sulla riforma del Welfare, Prodi è scattato e lo ha interrotto: «No, no», ha detto agitando l'indice. E poi ha lanciato un avvertimento agli strateghi del ralenti, a chi punta ad una trattativa estenuante: «La trattativa sullo Stato sociale si concluderà nei tempi previsti, senza variazioni». E poi un messaggio rassicurante ai sindacati, sempre diffidenti quando Rifondazione spunta qualcosa. E così, a chi gli chiedeva della verifica, Prodi ha risposto: «Si stanno studiando con le parti sociali gli aspetti tecnici per arrivare ad un protocollo ampiamente condiviso». Ma la vera novità che trapela dalle parole di Prodi è un'altra: per la prima volta il presidente del Consiglio ha fatto intuire il «mix» che potrebbe risolvere la difficile, doppia vertenza che il governo si trova ad affrontare con i sindacati e con Rifondazione. Il «mix» che potrebbe sciogliere il ghiacciaio è una miscela di riduzione (controllata) dell'orario di lavoro, di maggiore flessibilità sul mercato del lavoro, di disincentivi - non tagli - per le pensioni di anzianità. Romano Prodi lo ha fatto intuu-e durante la conferenza stampa conclusiva del vertice. A chi gli chiedeva per quale ragione in Italia facciano tanta fatica a passare le ricette anglosassoni sulla flessibilità, Prodi ha risposto così: «Sono d'accordo nel dare flessibilità sia sull'orario di lavoro, che nelle regole per l'apprendistato, con una flessibilità che potrà interessare soprattutto le piccole 3 medie imprese». Certo, non è un dettagliato programma di lavoro, ma l'indicazione di un metodo, di un compromesso possibile, di un bilanciamento tra le diverse spinte, quelle delle aziende piccole e grandi da una parte, quelle di Bertinotti e dei sindacati dall'altra. Tanto più che durante il vertice di Bologna gli italiani hanno potuto avere qualche notizia più precisa su quel piccolo miracolo spagnolo, il boom di nuovi posti di lavoro che lo stesso Aznar ha sintetizzato con un dato eloquente: «Negli ultimi due anni in Spagna abbiamo avuto 530.000 nuovi posti di lavoro». Certo, la ricetta spagnola - assunzioni più facili, ma anche licenziamenti più facili - non è direttamente esportabile, ma il potente vice primo ministro spagnolo Rodrigo Rato ne ha parlato nei colloqui con il «superrninistro» per l'Economia Ciampi. E Aznar si è pubblicamente vantato degli exploit spagnoli, attribuendoli alla «liberalizzazione», alla «deregulation», mentre per il futuro ha scommesso sulla «formazione», perché nei prossimi anni «le vere differenze saranno tra chi ha maggiore formazione e chi ne ha meno». Fabio Martini Il superministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi

Luoghi citati: Bologna, Europa, Italia, Spagna