La Stampa - Consultazione Archivio

Tra i rifiuti pezzi della cattedrale di Noto crollata nel '96 Tra i rifiuti pezzi della cattedrale di Noto crollata nel '96 L'arte finisce in discarica NOTO, lo scandalo a puntate: ferma la ricostruzione della cattedrale, parzialmente crollata il 13 marzo dell'anno scorso, i resti della cupola e delle navate laterali sono finiti in una discarica abusiva. Centinaia di pezzi, interi capitelli, brani di decorazioni marmoree, stucchi, rottami di colonne. Tutto era stato catalogato, ogni reperto aveva il suo cartellino numerato, come si fa per bene in attesa della ricomposizione con metodo scientifico. Tutto doveva essere ben custodito in un deposito recintato e sorvegliato. Ma il tempo passa e chi sorveglia davvero, chi si prende la briga di montare la guardia ai pezzi di pietre e di marmi di una cattedrale barocca da ricostruire chissà quando? C'è una logica dell'incuria in quest'episodio che è l'espressione della disaffezione reale per i beni culturali ed anche del diffuso senso di irresponsabilità, della prevalenza dell'abituale sulle emozioni del momento. Altro che «gioiello del patrimonio mondiale» come aveva proclamato l'Unesco: a Noto nessuno si accorge del trasporto di pezzi della cattedrale in una discarica abusiva. Probabilmente in più riprese li hanno prelevati dal recinto, caricati, scaricati, senza che qualcuno vedesse e senza che qualcuno sentisse il dovere della denuncia. Hanno fatto sparire prove delle responsabilità del crollo? L'ipotesi gialla può fare spettacolo ma non convince se si pensa che già vent'anni fa Cesare Brandi aveva lanciato l'allarme per l'intera Noto, non per la sola cattedrale, a causa delle infiltrazioni nel sottosuolo e dei prevedibili terremoti. Quello del 1990 fruttò una legge speciale dello Stato: gli effetti non sono stati davvero immediati se oggi anziché salutare una cattedrale ricostruita e un «giardino di pietra» consolidato dobbiamo cercare in una discarica pezzi di barocco. Mario Fazio