La banda Karadzic presa in ostaggio di Giuseppe Zaccaria

Il vertice di Pale prigioniero della Plavsic per 15 ore a Banja Luka, fogge tra insulti e lanci di uova Il vertice di Pale prigioniero della Plavsic per 15 ore a Banja Luka, fogge tra insulti e lanci di uova La banda Karadiic presa in ostaggio Guerra tra «fratelli serbi» PALE DAL NOSTRO INVIATO Gli strateghi dell'assedio di Sarajevo assediati a Banja Luka, i sedicenti eroi popolari costretti a uscire con la protezione della Nato, sotto un lancio di uova e subissati dal coro di «ladri, ladri». Quel che sta accadendo nella «Republika Srpska» annuncia il primo vero cambiamento, politico e di mentalità, dai giorni degli accordi di Dayton. E' la scossa che incrina il monolite, il fatto che innesca nell'intera regione dinamiche di difficile controllo. E' la rivolta della gente serba verso interpreti e sceneggiatori di quella falsa epica guerriera che ha condotto un popolo al disastro. In questo momento nel palazzo del governo di Pale Aleksi Buha e Velibor Ostojic, visir alla corte di Karadzic, stanno tenendo un'indignata conferenza stampa che ogni cinque miniuti s'interrompe. Da Banja Luka, attraverso un telefono militare, arrivano notizie che costringono ora l'uno ora l'altro ad uscire dalla stanza, nascondersi dietro una porta imbottita per tornare con l'aria ogni volta più torva. La nomenklatura di Pale è assediata quasi per intero da polizia e seguaci di Biljiana Plavsic nell'«hotel Bosna» di Banja Luka. Sono lì da ore, precisamente dalle sette del mattino. Dopo aver tentato lunedì di far invadere la città dai «duri», dopo aver visto i vandeani bloccati coi loro pullman dalla polizia, si erano ritrovati in non più di centocinquanta. Al mattino successivo, cercando di abbandonare l'albergo hanno trovato le grandi porte a vetri bloccate. Lì dentro il cosiddetto «fattore kappa» - che nella tragedia bosniaca si collega al nome ed all'influenza di Karadzic - espone quasi completa la sua panoplia. Sono ostaggi Momcilo Krajinsik, il serbo della presidenza collegiale di Bosnia; Gojko Klickovic, primo ministro della «Rs»; l'ex ministro degli Interni Kijac, il presidente del Parlamento Kalinic. Manca il titolare del «K» più significativo, ma dalla fattoria che è qui nei pressi lui continua a proteggere se stesso ed il suo potere. «E' un vero e proprio sequestro di persona, i nostri legittimi rappresentanti sono stati malmenati, impediti nei movimenti... La Nato non interviene, i soldati europei si stanno comportando come truppe d'occupazione». Le proteste di Aleksa Buha, gli appelli del suo partito ad una mobilitazione degli iscritti («andate a Banja Luka e liberate i nostri leaders») in questi momenti suonano patetici. Il telefono militare che fa giungere notizie è stato portato fin dentro l'albergo da un alto ufficiale dell'Armata, quella che adesso non sa da che parte schierarsi. I poliziotti di Banja Luka invece hanno scelto: 1600 di essi sono nella zona dell'albergo, difendono gli uomini di Pale dall'ira della folla e la residenza di Biljana Plasvic da eventuali colpi di mano. Lo schiaffo non avrebbe potuto essere più sonoro. Di buon mattino, tentando di ripartire verso Pale, gli ex padroni della «Republika Srpska» sono stati bloccati. All'esterno intanto dei carri gru prelevavano le loro auto, quelle grandi «Mercedes» nere che nel Paese delle «Jugo» sottolineano l'imperscrutabSità del potere. Meno di un'ora, e all'hotel «Bosna» era anche il generale Jacques Klein, vicecomandante della forza Nato. All'esterno un cordone di poliziotti della Plavsic, poi i soldati inglesi della Nato a tenere l'ordine e impedire scontri. «Gli uomini di Pale sono armati, e questo è inconcepibile», è stata la prima dichiarazione del generale. «Ci fanno da scorta», hanno ribattutto Krajisnik e i suoi. Gli accordi di Dayton non prevedono milizie personali, quella sessantina di energumeni che circondava il gruppo dei «K» era armata come una squadra di incursori. A fine mattinata la richiesta Nato era finalmente chiara: «Vi scortiamo fuori, ma solo dopo che ci avrete consegnato le armi». Discussioni, trattative, scontri fino al momento in cui soldati inglesi in pennacchio e tuta mimetica hanno cominciato a perquisire uno per uno gli ex «signori della guerra», ad accompagnarli fuori mentre dalla folla partiva- no sassi e uova. Grazie agli «eroi popolari» un uovo nella «Republika Srpska» oggi costa un ventesimo del salario medio. I primi gruppi escono dall'albergo intorno alle tre del pomeriggio, e su blindati della Nato vengono condotti fuori città, fino ad una base militare. I leader si muovono tre ore più tardi, quando sta per fare buio: portati via come ladri, Krajisnik e gli altri vengono letteralmente bombardati di sassi e bottiglie. Ma poco più tardi, il copresidente di Bosnia decide di sfidare l'ira della folla e si fa condurre indietro: all'«hotel Bosna» restano alcuni esponenti di Pale, soprattutto l'ex ministro Kijac. Gli uomini, della Plavsic vorrebbero trattenerlo: fu lui, due mesi fa, a innescare la rivolta rifiutando la destituzione decisa dalla Presidente. «Se Kijac non torna libero resto anch'io», dice Krajisnik. E' tarda sera, ed il balletto ancora non si conclude mentre la radio e la tv di Pale continuano a dire: «I nostri capi sono ancora prigionieri». Alla fine, torneranno tutti liberi intorno alle 22, Può ancora accadere di tutto, questa notte. A Banja Luka ci sono cinque poliziotti feriti, dodici agenti fedeli a Karadzic sono stati arrestati. La Nato ha fatto irruzione in una caserma della polizia speciale per scoprire un altro deposito d'armi e gruppi di agenti e ufficiali in borghese, pronti non si sa a cosa. Intanto le ultime illusioni sulle elezioni amministrative in programma dopodomani stanno franando. «Noi non parteciperemo», ha ribadito ieri Pale. Dal versante croato della cosiddetta Federazione è partito un altro siluro, anche se non del tutto inatteso. L'«Hdz», il partito locale «fratello» di quello di Franjo Tudjman, ha annunciato a sua volta che non ci sta. Le sue liste sono state falcidiate da controllori dell'Osce, attentissimi a evitare eccessi nella propaganda. Per la prima volta anche l'«Hdz» teme di perdere. Se l'Osce dice che le elezioni ci saranno lo stesso, è fin troppo chiaro che senza i serbi ed il maggiore partito croato la Federazione rischia di vedere eletti solo bosniaci. E sarebbe davvero interessante vedere un «bosniak» che tenta di amministrare la croata Kiseljak o magari la serbissima Pale. Giuseppe Zaccaria Soldati italiani della Sfor di pattuglia a Pale e, a destra, sostenitori della Plavsic bloccano gli «invasori»

Luoghi citati: Banja, Bosnia, Dayton, Sarajevo