Un re di cuori che veste le dive

Un re eli cuori che veste le dive Un re eli cuori che veste le dive Da Sofia Loren alla Stone, è sempre il favorito L'UOMO E LA GRIFFE E m MILANO la Rolls Royce degli stilisti. Così gli americani definiscono Valentino Garavani, l'uomo che con la sua griffe sbarca nella grande finanza. A dimostrazione che il made in Italy è talmente cresciuto da aver bisogno di un considerevole management per gestire il business. Lui, privo di eredi, dopo 66 anni di vita e 37 di professione - senza mai un attimo di declino, immune da tonfi e resurrezioni - con questa operazione si assicura «l'immortahtà». Al dopo il sarto pensava da tempo, preoccupato dal destino che è toccato ad altri couturier: «Ho visto troppi colleghi uscire dalla porta di servizio dei loro atelier per lasciar posto a nuovi creativi che hanno snaturato lo stile originale della maison...». Uno stile che il sarto manifesta nitido ed elegante fin da piccolo, nel primo abito che creò per la zia Rosa, proprietaria di un negozio di passamanerie a Voghera. E già all'epoca prediligeva il rosso. Colore che poi diventa il suo portafortuna. Durante il periodo di apprendistato da Jean Dessès, a Parigi, andò all'opera di Barcellona dove rimase folgorato dai costumi di scena, tutti rossi: «Capii che dopo il bianco e il nero non esiste colore più bello». Così, lega la sua firma alla tinta della passione. Quando Valentino Clemente Ludovico Garavani lascia Voghera nel 1950 - per trasferirsi nella Ville Lumière - ha 17 anni. La velocità nello schizzare figurini gli vale l'assunzione da Dessès dove lavora fino al '55, poi passa da Guy Laroche. Nel '57 torna in Italia per aprire, con l'aiuto del padre, un atelier in via Condotti. Il debutto? «Un fiasco, neppure un abito venduto», ricorda serafico come se non lo riguardasse più di tanto. In quell'epoca il couturier conosce Giancarlo Giammetti, lo studente di architettura che diventerà suo manager e amministratore, nonché eccezionale uomo di comunicazione. Nel '62 a Firenze, Valentino sfi- la per ultimo a Palazzo Strozzi. E' un trionfo di applausi: «Mia madre disse: "Li senti? Vogliono te, perché ce l'hai fatta, hai vinto". Dopo nemmeno un'ora ero sommerso di ordinazioni», rammenta. I successi si susseguono stagione dopo stagione. «Gli americani impazziscono per questo italiano diventato re della moda in poco tempo», scrive nel 1968 il quotidiano «Woman Wear Daily» dopo una sfilata tutta bianca. «La creatività - dice lui - è come una perenne forza interna, che mi trasmette la forza di lavorare sempre in modo nuovo. Guardando le cose, le persone per la strada, la fantasia cammina e l'idea prende corpo attraverso la matita». Il suo estro vulcanico e raffinato lascia un segno indelebile nel jet set. Farah Diba scappa dal suo regno vestita Valentino. Liz Taylor incontra Burton in Valentino. Jackie Kennedy sposa Onassis indossando un suo capo di pizzo avorio che per anni le donne copiano. «Conobbi Jackie durante i primi viaggi in America, nel '63. Era una donna con un grande carisma, impenetrabile e infantile al tempo stesso. A lei dedicai la collezione bianca». E' infinita la lista delle celebrities che Valentino veste e frequenta in qualità di amico, con la disinvoltura di chi le conosce da sempre. Da Sofia Loren a Nancy Reagan. Da Brooke Shields a Sharon Stone, fino alla scomparsa Lady D... Poche hanno resistito al fascino dei suoi abiti, sintesi di lusso e grazia modulati con modernità. «Mi sarebbe piaciuto vestire la duchessa di Windsor, ma ero troppo giovane», si rammarica lui che ha reinventato i fiocchi trasformandoli nel simbolo della femminilità. Tanto che uno dei suoi primi abiti impreziosito da questo dettaglio strappò un leggendario applauso di 10 minuti. Ma il signore delle divine è soprattutto fiero di aver realizzato con la loro complicità la Fondazione Life per la lotta contro l'Aids. Una realtà che prende vita nel '90, lo stesso anno in cui Valentino festeggia a Roma i suoi trent'anni di attività con una mostra. Valentino è schivo. Detesta i pettegolezzi meschini che gravitano nel mondo della moda. Incassa con stile e replica con umorismo. Quando la giornalista Suzy Menkes decretò la fine delle top criticando chi le sceglieva, Valentino le rispose comprando una pagina piibblicitaria sull'Herald Tribune. «Suzy hai sbagliato tutto, Love da Valentino e dalle top model», recitava lo slogan sulla foto di Claudia Schiffer, Nadya Auermann e Elle McPherson. Antonella Ama pane «In vita mia ho visto troppi colleghi uscire dalla porta di servizio» KIMMRODUAAV • ALTA MODA • PRET-A-PORTER • V-ZONE (LINEA GIOVANI] • VALENTINO JEANS • PROFUMI • PELLETTERIA • BIANCHERIA PER LA CASA • OCCHIALI • PIASTRELLE • ACCESSORI TESSUTI PER • ARREDAMENTO • BIANCHERIA INTIMA • MAGLIERIA FATTURATO COMPLESSIVO IN MILIARDI 1995 1290 Valentino con Cindy Crawford Sopra Giancarlo Giammetti

Luoghi citati: America, Barcellona, Firenze, Italia, Milano, Parigi, Roma, Voghera