Tanta voglia di proporzionale di Augusto Minzolini

Tanta voglia di proporzionale DALLA PRIMA Tanta voglia di proporzionale Ma D'Alema blocca subito il Cavaliere SARA', ma i segnali che la transizione italiana ha ancora molta strada da fare non mancano. Basta una vacanza, un'estate, per mettere in soffitta il bipolarismo, la logica stessa di quelle riforme che ancora non sono state approvate e già qualcuno vorrebbe dimenticare. Ieri il segretario del pds gyeya,; appena. liquidaip come «fantasmi de! passato» Mastella è':' compagni, che .Berlusconi «finito il bipolarismo». E nei ragionamenti del Cavaliere non sono tanto le formule che colpiscono (questa storia del «governo di programma», ad esempio), quanto l'impianto. L'assunto da cui parte Berlusconi è semplice: «Il bipolarismo è finito perché nel Paese i poli sono almeno tre se si conta la Lega e quattro se si tiene conto anche di Rifondazione. E il non prendere atto di questa realtà impedisce che il Paese abbia un governo serio. Se ci fosse una crisi di governo bisognerebbe fare una nuova legge elettorale che permetta ai partiti di presentarsi alle elezioni con la propria identità. In questo modo, dopo il voto, si potrebbero mettere insieme per dare un governo al paese tutte le forze migliori, quelle che hanno a cuore lo sviluppo dell'economia, l'europa, che vogliono uno stato di diritto... E questo lo dice uno a cui viene riconosciuto come unico merito quello di essere il padre del bipolarismo...». Discorsi che qualche ora dopo Berlusconi ha smentito, ma che non sono frutto di allucinazioni o di un'insolazione visto che il cavaliere li ha ripetuti più volte in queste settimane: ne ha parlato con Ciriaco De Mita («Berlusconi mi ha fatto capire che la politica dei blocchi gli va stretta»), con Gianclaudio Bressa («Il Cavaliere mi ha detto: "L'attuale governo potrebbe fare un mucchio di cose ma non ha la maggioranza per farle, bisogna trovarla. Il bipolarismo ghe ne minga"), con i commissari del Polo in Bicamerale («L'altra sera anche con noi ha usato la frase racconta Domenica Nania - "il bipolarismo è finito"»). Inutile aggiungere che nei ra gionamenti di Berlusconi ser peggia una gran voglia di ritorno al «proporzionale», oltre alla presa d'atto che i poli, almeno per come sono ora, non sono ca paci di governare. Affermazioni che contengono qualche verità, ma che sono frutto anche di quel tratto caratteriale comune a gran parte dei politici italiani che soffrono solo all'idea di do ver svolgere un ruolo di opposi zione. Così, mentre la Bicamerale si prepara a portare in Parlamento le riforme, le vicende di questi giorni pongono all'ordine del giorno due questioni: una politica e una di costume. Intanto bisogna capire se gli attuali schie< ramenti sono in grado di inter pretare il bipolarismo nel nostro paese. E' da settimane, infatti, che va avanti un confronto fatto di minacce e di ricatti tra il governo e Rifondazione. Fausto Bertinotti continua a ventilare la crisi, a corteggiare Pietro Ingrao fino nel buen retiro di Lenola per dar vita a,una sorta di «Cosa due» targata Rifondazione, a promettere sfracelli insieme con Armando Cossutta, il quale giura che «non c'è sbocco», mentre Prodi fa la voce grossa. Questa trattativa estenuante che nasce dal peccato originale di aver messo insieme un'alleanza meramente elettorale, rischia di minare davvero il bipolarismo perchè solo l'idea che possa essere messo in campo un nuovo equilibrio di governo è sufficiente a destabilizzare entrambi i poli. Ecco perchè Prodi farebbe bene a rendere più espliciti i suoi propositi, quelli che ha confidato ieri ai suoi collaboratori: «Fausto non si arrende, ma questa volta se non votano la finanziaria io non posso far finta di niente, non posso comportarmi come nella vicenda dell'intervento in Albania. Se la finanziaria sarà approvata senza i voti di Rifondazione, io il 31 dicembre mi dimetto e si va alle elezioni». Poi c'è un problema di costume. Non è possibile che in ogni legislatura ci sia un esodo da un Polo all'altro, che un deputato eletto in uno schieramento emigri nell'altro. Non può essere accettata la filosofia che all'indomani della sconfitta elettorale del Polo Clemente Mastella illustrò ad un giovane deputato di An, Antonio Landolfi: «Tu sei giovane e puoi far l'opposizione, ma io alla mia età se non faccio il ministro che faccio?». Né, sull'altro versante, fa bene al bipolarismo l'idea di una maggioranza che occupa scientificamente anche l'ultimo posto di potere, che manda l'organizzatore del convegno degli intellettuali dell'Ulivo a Gargonza, Omar Calabrese, ad occuparsi - chissà in che logica - del settore comunicazioni delle Ferrovie dello Stato. E già c'è il rischio che, fatte le riforme bipolari senza cambiare i vecchi costumi e le sue logiche politiche, «i fantasmi del passato» che D'Alema liquida con un certo ottimismo impongano, ahimè, un repentino quanto inaspettato ritorno al proporzionale. Augusto Minzolini Per Berlusconi ormai è evidente che entrambi i Poli non sanno governare A destra Massimo D'Alema con Silvio Berlusconi Qui sotto il ministro Lamberto Dini

Luoghi citati: Albania, Lenola