«Governo di programma anzi no»

Fini: «Ha chiarito che parlava per paradossi. Bene, ma sarebbe meglio pensare ai fatti» Fini: «Ha chiarito che parlava per paradossi. Bene, ma sarebbe meglio pensare ai fatti» «Governo di programma, anzi no» Berlusconi propone, poi spiega: era un «divertissement» ROMA. Silvio Berlusconi ha rilanciato l'idea del governo allargato. Ma, dopo una pioggia di dichiarazioni contrarie da una parte e dall'altra, ritratta tutto con una spiegazione disarmante: «La mia non era una proposta, ma soltanto un'ipotesi di scuola. Un'idea che potrebbe funzionare solo se questo Paese avesse una classe politica diversa...». Tutto comincia a Montecitorio, dopo la riunione dell'ufficio di presidenza della Bicamerale: «Io che ne sono stato il padre - attacca Berlusconi - dico che il bipolarismo non esiste più. Dopo il ribaltone della Lega che ha fatto cadere il mio governo, il bipolarismo è diventato una fiction. Le coalizioni sono instabili: il centro sinistra, ad esempio, ha una sinistra troppo ideologica. Se ragionassimo da persone serie - continua il leader di Forza Italia dovremmo convenire su una nuova legge elettorale. E così al governo non ci andranno coalizioni che si tengono insieme con difficoltà, ma persone che intendono il bene del Paese in un certo modo, che ritengono di essere veramente democratiche, che credono che questo debba essere uno Stato di diritto e che soltanto sviluppando l'economia si possa andare verso la soluzione dei nostri problemi. Non con la riduzione delle ore di lavoro, ma lavorando casomai di più. Se ci fosse questa volontà vera, e se Rifondazione comunista dovesse lasciare la maggioranza, si potrebbe pensare ad un governo di programma. Io sono un uomo pragmatico - conclude Berlusconi -. Si potrebbe arrivare a dire: "Sediamoci qua. Quali sono i problemi? L'economia, l'Europa, le riforme? Vediamo che cosa si può fare."». Una proposta reale o una teoria astratta? In ogni caso la replica della maggioranza è immediata. Prodi e D'Alema, quasi in coro, dicono al leader dell'opposizione che «un governo di programma c'è già», e naturalmente è quello dell'Ulivo. Le reazioni negative arrivano a valanga: da Mariotto Segni che accusa Forza Italia di «volere di nuovo il consociativismo», a Gianni Alemanno che manda a dire al Cavaliere che «il bipolarismo non è morto e non morirà fintanto che esisterà Alleanza nazionale». Da Umberto Bossi che parla di «opposizione comprata con le tv e i telefonini» a un immaginifico Marco Pannella che parla di «imbarbarimento della nebulosa liberalmoderata», per finire con il po¬ litologo Sartori che bolla Berlusconi senza appello: «A quanto pare il Cavalier Traballa, come l'avevo chiamato in passato a proposito delle sue posizioni sulla legge elettorale, traballa di nuovo - dice -. La verità è che Silvio Berlusconi non sa quello che dice». Puntuale, arriva la frenata di Berlusconi: «Non ho fatto offerte di nessun tipo - dice il Cavaliere - e non c'è nessuna proposta. Mi sono solo concesso un divertissement intellettuale con alcuni giornalisti, provando a immaginare che cosa si potrebbe fare se la politica e la stampa che racconta la politica fossero diverse da quello che sono. Ma purtroppo non è così. Ed allora si perde tempo in sterili discussioni da teatrino sul sesso degli angeli. Confesso di avere qualche nostalgia di quando facevo l'imprenditore. La mia - continua - era solo una fotografia: quale bipolarismo si può realizzare con la Lega che intende minare l'unità nazionale? E' un dato di fatto che da quando la Lega ha posto la secessione quale obiettivo del suo partito in Italia non c'è più un bipolarismo ma un tripolarismo. Ed ora, semmai, il rischio è che il tripolarismo si trasformi in "quadripolarismo" visto il rapporto che c'è fra l'Ulivo e Rifondazione...». Un tira e molla che non è piaciuto affatto a Gianfranco Fini: «Berlusconi ha precisato che ha parlato per paradossi a proposito della fine del bipolarismo - ha commentato il presidente di An -. Io credo sia necessario attenersi ai fatti, lasciando da parte i paradossi che rischiano di alimentare la confusione. La strategia del Polo deve puntare a rafforzare il bipolarismo, come si è fatto nella Bicamerale, per rendere possibili maggioranze omogenee e governi stabili e di legislatura. Contemporaneamente il Polo deve fare l'opposizione al governo Prodi, senza cercare scorciatoie: e se i dissidi quotidiani tra l'Ulivo e Rifondazione dovessero portare a una crisi, allora l'unica via sarebbero le elezioni». [r. i.] azione comunista dovesse are la maggioranza, si poe pensare ad un governo ogramma. Io sono un uoragmatico - conclude Berni -. Si potrebbe arrivare a "Sediamoci qua. Quali so problemi? L'economia, opa, le riforme? Vediamo osa si può fare."». a proposta reale o una a astratta? In ogni caso la ca della gioranza è ediata. i e D'Ale quasi in dicono al er dell'opzione che governo di ramma c'è e naturalte è quello Ulivo. Le oni negaarrivano a nga: da otto Segni accusa Foralia di «vodi nuovo il parla di «opposizione comprata con le tv e i telefonini» a un immaginifico Marco Pannella che parla di «imbarbarimento della nebulosa liberalmoderata», per finire con il po¬ valiere - e non c'è nessuna pposta. Mi sono solo conceun divertissement intellettucon alcuni giornalisti, provdo a immaginare che cosapotrebbe fare se la politica estampa che racconta la politfossero diverse da quello sono. Ma purtroppo non è cEd allora si perde tempo in srili discussioni da teatrino sesso degli angeli. Confessoavere qualche nostalgia quando facevo l'imprenditoLa mia - continua - era solo ufotografia: quale bipolarissi può realizzare con la Lche intende minare l'unità zionale? E' un dato di fatto da quando la Lega ha postosecessione qle obiettivo suo partitoItalia non A sinistra il presidente del Consiglio Romano Prodi A destra Clemente Mastella e, sotto Roberto Formigoni Il premier: era solo un incontro istituzionale deciso da tempo

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