Ceramica la carica dei 14 mila
Tempo di bilanci alla rassegna di Castellamonte: ma gli artigiani mugugnano Tempo di bilanci alla rassegna di Castellamonte: ma gli artigiani mugugnano Ceramica, la carica dei 14 mila «Stesso pubblico del '95» Chiusa domenica la mostra della ceramica, mano ai dati statistici, al consuntivo, come si dice. Le polemiche continueranno a tenere sveglio un interesse locale e non è da escludere che qualche bordata arrivi ancora. Polemiche a doppio fronte, quasi a cristallizzare un paradosso mai visto: i mugugni locali contro la mostra per come è stata voluta e allestita; battimani da «fuori» per il coraggio e l'intelligenza delle scelte compiuta che ha portato il nome di Castellamonte, come mai accaduto prima, nei commenti nazionali e internazionali della stampa e della critica che contano. Tutto previsto, e previsto anche che non c'era posto per le mezze misure. Prevedibili tutt'al più le cadute di gusto e di garbo, che puntuali ci sono state. Punto forte del fuoco concentrico casalingo, la contrazione delle presenze. Fatti i conti tra i visitatori a borderò Siae ( 11.366), più quelli del lunedì (libero ingresso), più le presenze all'inaugurazione sommano a circa 14 mila, meno dell'anno precedente ma alla pari delle edizioni 1994 e 1995. Va da sé che nel 1996 cavalcando il nome-civetta di Mirò (di cui poi c'era ben poco), l'affluenza è stata superiore. Mai come quest'anno però si sono occupati della mostra della ceramica e quindi anche di Ca- stellamonte, importanti testate nazionali, magazine, riviste specializzate tra cui «Ceramic Art» che è la più autorevole pubblicazione sulla ceramica a livello internazionale. Nomi noti di critici, storici dell'arte e specialisti si sono occupati della rassegna appena chiusa scrivendone in termini lusinghieri per il coordinatore Enzo Biffi Gentili, l'allestitore Toni Corde¬ rò e di riflesso per gli enti, in particolare la Regione Piemonte, che hanno sponsorizzato la manifestazione traendone prestigio e incoraggiamento. Tredici, quattordicimila visitatori sono pochi? Dipende se si misura il successo in termini di qualità o di quantità. Per fare qualche esempio hanno avuto meno visitatori (il riferimento è al 1996) a pari se non a superio¬ re durata, le mostre sul Collezionismo in Francia e à Torino al Castello di Rivoli, di Paolucci a Palazzo Bricherasio, di Burri e Fontana al Centro Pecci di Prato, delle acqueforti bibliche di Chagall a Salisburgo, di Dùrer alla Fondazione Magnani di Mamiano. E adesso, quali scelte? Tornare alla sagra tradizionale della ceramica con qualche innesto fine a se stesso, dì nome d'arte o investire ancora, magari con l'alea di qualche rischio, sulla qualità progettuale? La risposta riguarda direttamente Castellamonte perché altri «poli» di uguale se non di più antica tradizione ambiscono a diventare riferimento forte in Piemonte dell'artigianato e dell'arte della ceramica. Pier Paolo Benedetto La Regione: è stata fatta una scelta di qualità «Impensabile emarginare la tradizione locale» L'ingresso della Rotonda AntonelIiana, il «cuore» del tempio ceramico
Persone citate: Burri, Chagall, Enzo Biffi Gentili, Fontana, Mirò, Paolucci, Pecci, Pier Paolo Benedetto
Luoghi citati: Castellamonte, Francia, Piemonte, Rivoli, Salisburgo, Torino
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