L'on Masi «Libertà di licenziare» di E. Bac

Agli artigiani Agli artigiani L'on. Masi «Libertà di licenziare» «Oggi chi assume si "sposa" con il dipendente. Questo è il vero e grave motivo per cui, in un sistema recessivo, le imprese non assumono. Se si vuole dare il via a una vera potenzialità di occupazione, specie nelle piccole imprese, occorre appunto "liberare" il rapporto tra datore di lavoro e dipendente». La pensa così l'onorevole pattista Diego Masi che ieri, nella sede della Confartigianato di piazza Bodoni, ha illustrato agli aderenti all'associazione la sua proposta di legge sulla modifica allo Statuto dei lavoratori. Masi afferma che «il lavoro dovrà essere sempre di più inteso nel futuro come una conquista e non un diritto. Bisogna superare il garantismo del sistema del lavoro italiano. Se si vuole il bene dei nostri giovani, occorre metterli di fronte a un mercato del lavoro più libero, con meno vincoli, più concorrenziale. E quindi meno tutelato». Insomma, il posto fisso a vita - secondo il deputato pattista - non deve più esistere. L'iniziativa di Masi ha finora raccolto l'adesione di alcune importanti associazioni di categoria: Confindustria, Confcommercio, Cida, Confagricoltura, Confartigianato, Cna, Confapi. Masi afferma: «Solo permettendo alle imprese di poter licenziare senza giusta causa, né giustificato motivo, si può pensare che le stesse imprese inizino di nuovo ad assumere. Il mio progetto annulla anche la piaga del lavoro nero e immette nei giovani la mentalità europea di una minor tutela e il principio del lavoro come conquista, non come diritto». Dello stesso avviso è il deputato leghista Mario Barrai, ieri presente nella sede della Confartigianato: «L'impresa artigiana non ha interesse a licenziare il dipendente. Se lo fa è perchè ha gravi problemi. Ma è tutto il mondo del lavoro che va rivisto: la repressione dell'abu sivato, la modifica delle nuove norme che prevedono l'incumulabilità di lavoro autonomo e pensione di anzianità. Occorre, insomma, ripensare tutta la normativa sul lavoro», [e. bac]

Persone citate: Diego Masi, Mario Barrai