Cinque milioni per un tombino

Cinque milioni per un tombino Cinque milioni per un tombino Caduta, si era fratturata una gamba Palazzo civico, Ottava Ripartizione, Settore Patrimonio, Ufficio risarcimento danni. Qui arrivano tutte le richieste dei cittadini che hanno chiesto al Comune i danni per incidenti legati alla manutenzione del manto stradale, il verde pubblico, gli «annessi stradali». Dal primo gennaio al primo di questo mese, i casi denunciati sono stati 331. Di questi, 205 sono stati provocati da «sedime stradale sconnesso»: in 178 casi, sono state danneggiate delle auto. Negli altri, si è trattato di pedoni. L'ultima causa giunta a sentenza è queha di Cristina Alberti, 30 anni. Risale al 13 aprile '96: «Usciva da un negozio in corso Siracusa - spiega il suo legale, Nikola Cernetic -. Scendendo dal marciapiede, c'era un tombino venti centimetri più in basso del livello dell'asfalto. Nessun cartello indicava il pericolo: la donna è caduta, si è fratturata una gamba». Il referto ospedaliero parla di 25 giorni di prognosi. «Ci siamo rivolti all'assicurazione del Comune - spiega il legale -. In genere, però, non pagano. E' sta- to così anche nel nostro caso. Ci è toccato fare causa». La discussione è cominciata a gennaio di quest'anno, davanti al giudice di pace Piero Bertini. I legali di Palazzo civico hanno sostenuto che era tutta colpa della donna, «troppo distratta». E che non si può pretendere che il Comune garantisca una manutenzione continua su ogni tratto d'asfalto. L'avvocato ha citato una sentenza di Cassazione, che ribadiva l'obbligo di vigilanza costante sul suolo pubblico. Il giudice gli ha dato ragione. E ha condannato il municipio a risarcire 5 milioni. Se è véro quel che dicono i negozianti che lavorano in via XX Settembre all'angolo con via Barbaroux, in realtà, le denunce potrebbero essere molte di più delle 331 registrate sinora. In quel tratto (dove le strisce pedonali sono del tutto sbiadite) i lastroni della pavimentazione sono sconnessi, e i binari del tram corrono di alcuni centimetri più in alto rispetto al piano della strada: sembrano fatti appposta per inciamparvi e scivolare. «Cade una persona al giorno - dice Elisabetta Civo, della torrefazione di via Barbaroux -: soprattutto gli anziani». E Antonio De Marco, del «Lillo bar» di via XX Settembre: «Non faccio altro che soccorrere infortunati. Continuamente porto loro ghiaccio per le botte che prendono, e bicchieri d'acqua per lo spavento». Spesso, a cadere, sono le moto. E allora, i danni sono ancora maggiori. L'avvocato Cernetic spiega che «molti cittadini non sanno di aver diritto, in questi casi, ad essere risarciti: lasciano correre». Il dirigente dell'Ottava ripartizione, Livio Plumari, dice invece che il contenzioso è in aumento, e che i torinesi lasciano correre sempre meno: «E fanno bene, per carità - dice -. Se ravvisano una negligenza da parte nostra, la segnalino pure, e provvederemo. L'anziano che inciampa in una buca non segnalata, il fondo dell'auto che raschia su un disbvello, le colonnine luminose dei passaggi pedonali sistemate male o divelte, possono far ravvisare responsabilità del Comune, o come più spesso accade - delle ditte che lavorano per noi». Del caso di Ilda Festa e Giuseppe Antico, Plumari dice di non sapere nulla: «La competenza per questi casi era nostra, ma poi è passata per un periodo all'ufficio Personale. Così, su due piedi, i nomi non mi dicono nulla», [g. f.] «Rischio di inciampare tra via XX Settembre e via Barbaroux» Troppi marciapiedi continuano ad essere sconnessi e a offrire improvvisi buchi e inciampi soprattutto in corrispondenza dei tombini Dislivello tra binari e strada nella via XX Settembre

Persone citate: Antonio De Marco, Cristina Alberti, Elisabetta Civo, Giuseppe Antico, Ilda Festa, Nikola Cernetic, Piero Bertini