Il potere? Si conquista restando ai margini
DISCUSSIONE. Una storica capovolge un pregiudizio studiando tre donne nel '600 DISCUSSIONE. Una storica capovolge un pregiudizio studiando tre donne nel '600 Il potere? Si conquista restando ai margini 1ROMA L «meticciato» è la nuova frontiera degli studi storici oltre Atlantico. La studiosa Natalie Zemon Davis, nota per le ricerche sulla storia delle donne, lascia il suo tradizionale terreno per scavare in tutti quei fenomeni che nei secoli passati hanno rappresentato un crocevia di culture, di incroci di razze, di religioni, di usanze. Un filone che può rivelarsi una vera miniera d'oro, in cui la conoscenza storica può essere preziosa negli anni a venire in società sempre più multietniche, dove l'«Ibrido» sarà sempre più la norma anziché l'eccezione. La Zemon Davis - che oggi ha 69 anni e attualmente insegna all'Università di Princeton - deve la sua fama al fatto di essere stata una pioniera nel campo degli studi sulle donne: per la casa editrice Laterza ha curato il terzo volume della Storia delle donne, è autrice di opere sulla cultura popolare del Cinquecento e di Il ritorno di Martin Guerre (a cui è stato dedicato il film omonimo). Il suo ultimo libro pubblicato in Italia, Donne ai margini. Tre vite del XVII secolo, ha centrato la sua attenzione su tre eroine del Seicento. Tre avventurose esploratrici di nuovi mondi che hanno finito per esse- re vincenti e per lasciare una loro consistente impronta nel corso dei secoli, nonostante la loro iniziale condizione di marginalità. Sono Glikl bas Yehudah, ebrea di Amburgo, autrice di una splendida autobiografia, capace di vivere senza alcuna subalternità la propria condizione «di esclusa» per il proprio credo religioso ma in grado di creare un piccolo impero economico, giocando in Borsa e commerciando gioielli; Marie de l'Incarnation, suora orsolina emigrata dalla Francia che fonda la prima scuola per indigene nel Nord America; Maria Sybilla Merian, pittrice naturalista che, senza aver potuto frequentare l'università e superando mille opposizioni, da Francoforte si trasferisce oltre Atlantico per studiare insetti e piante e finisce per aprire nuovi orizzonti alla ricerca scientifica. L'esser marginali per le tre signore del Seicento è un singolare trampolino di lancio e si configura come una condizione di estrema libertà. «Nella mia ricerca ho tentato di capovolgere il significato della parola "marginale" che ha sempre avuto l'accezione negativa di senza potere, ovvero di chi si trova lontano dal centro, che abita in una terra senza frutti, non fertile. Queste tre donne erano ai "margini" dell'Europa del Seicento, partivano da condizioni economiche disagiate, non avevano una grande cultura. Eppure sono riuscite a far compiere una rotazione di 180 gradi alla loro situazione, a fare un enorme salto di qualità, a crearsi dei nuovi spazi di conoscenza», spiega la studiosa che è arrivata a Roma per lavorare alla Biblioteca Nazionale su rari manoscritti del Cinquecento. «Indagando su queste tre intrepide esploratrici di mondi molto diversi dal loro ambiente, ho capito che compivo in parte anche un percorso autobiografico: io pure sono stata una donna "ai margini", sono ebrea, cresciuta a Detroit in comunità dove ero spesso l'unica o quasi della mia religione; sono stata di sinistra in periodo di maccartismo e di caccia alle streghe. La mia marginalità è stata per me un punto di forza, un luogo in cui ho potuto raccogliere le mie energie». Ma adesso la «madre-maestra» di tante storiche italiane abbandona l'ambito degli studi feinminili. «Il mio prossimo libro - precisa l'elegante professoressa dai cortissimi capelli sale e pepe, che indossa una collana di pietre verdi-blu del colore dei suoi occhi - non avrà al centro un personaggio femminile ma Giovanni Leone de' Medici, incredibile figura dalla vita ricca di avventure e di trasformazioni, uomo capace di attraversare molte culture e religioni, nato in Spagna, vissuto in Africa del Nord, imprigionato a Roma, musulmano convertitosi al cristianesimo e poi ritornato nelle braccia dell'Islam». Questa sua scelta è un segno che la storia delle donne ha ormai già dato tutti i frutti possibili? «Non è questo il problema, si tratta di abbandonare il terreno della microstoria, che è spesso stato battuto anche da molte studiose, e cioè delle ricerche particolari, locali a cui hanno aperto le porte docenti del calibro di Carlo Ginzburg e Giovanni Levi, ma che adesso mostrano di essere ripetitivi, stanchi e di aver bisogno di recuperare nuove dimensioni. E' u momento delle storie comparate. Per questo negli ultimi tempi mi sono dedicata al "meticciato", ad analizzare le trame che costituiscono il tessuto culturale ed esistenziale di peisonaggi originali che fuoriescono dal contesto della loro epoca. Che hanno vissuto fuori dalle gerarchie e dai limiti del loro tempo, la cui marginalità li ha fatti essere vincenti». Mirella Serri Un'ebrea che gioca in Borsa, una suora orsolina che fonda una scuola in America, una pittrice: si affermarono grazie alla loro emarginazione Oggi, la nuova frontiera degli esclusi vincenti è il mondo dei meticci Un gruppo di bambini in una favela brasiliana; qui sopra, Natalie Zemon Davis, studiosa di storia delle donne
Persone citate: Carlo Ginzburg, Giovanni Leone, Giovanni Levi, Maria Sybilla Merian, Martin Guerre, Mirella Serri, Natalie Zemon Davis
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