I FILOSOFI DERISI DAL COMPUTER di Gianni Vattimo

FERMATA FERMATA A RICHIESTA I FILOSOFI DERISI DAL COMPUTER STA per venire il momento in cui tutti coloro che concepiscono la conoscenza come interpretazione storicamente qualificata e condizionata, riunici un po' frettolosamente sotto l'etichetta di «relativisti», saranno esposti al dileggio di una nuova generazione di filosofi «realisti», o anzi, addirittura, dovranno sopportare lo sguardo di commiserazione di qualche computer scopritore di leggi scientifiche e capace, molto più di loro, di adeguarsi alle regole universali della grammatica chomskyana? Molti segni confermano questa impressione. Da ultimo, il supplemento culturale del Sole 24 Ore di domenica, che mi sono sempre rifiutato di demonizzare come invece vorrebbe (ma avrà per caso ragione lui?) Emanuele Severino. Si apre con uno scritto di Herbert A. Simon su un programma informatico chiamato Bacon, applicando il quale un computer è riuscito a ri-scoprire importanti leggi fisiche come la terza legge di Keplero. Prosegue con una recensione del libro di Steven Pinker su L'istinto del linguaggio, in cui, come informa Diego Marconi, si smentisce definitivamente l'idea che il linguaggio (per esempio il vocabolario dei colori, storicamente dato in ciascuna cultura) condizioni la percezione. Tutto, dal computer baconiano alle tesi che le strutture base del linguaggio sono un affare «naturale» su cui non influiscono le differenze culturali, la storia, l'interpretazione, cospira a smentire l'odiato Nietzsche e i suoi seguaci «relativisti». Che succede? Ma «succede» davvero qualcosa? Difficile, per i neo-realisti e neo-naturalisti, ammettere che la riscoperta della «realtà oggettiva» sia un evento, giacché si dovrebbe spiegarlo in termini storici, culturali. Come forse si potrebbe agevolmente fare, riportando questa nuova ondata di realismo alla stanchezza e all'impulso di fuga di fronte alla complessità crescente di un mondo che si dissolve sempre più nel «conflitto delle interpretazioni» (secondo il titolo di un'opera di Ricoeur; anche lui un relativista?). Invece di estenuarsi nella pratica interminabile del dialogo e nella faticosa costruzione di orizzonti di consenso, meglio sperare di cogliere il bandolo della matassa, risalendo ad alcuni dati elementari che più elementari non si può (i quali significheranno forse poco, ma proprio per questo non susciteranno noiose controversie), affidandosi soprattutto a tecnici e specialisti, non senza qualche rischio per la democrazia. Ma anche discutere in questi termini, delle ragioni storiche del ritorno al realismo, significherebbe già cedere al relativismo. Se hanno ragione i nuovi realisti, bisognerà invece pensare che tutti coloro che hanno creduto alla storicità della conoscenza sono o imbecilli o in mala fede. Da affidare eventualmente al braccio secolare pardon, informatico. Gianni Vattimo

Persone citate: Bacon, Diego Marconi, Emanuele Severino, Herbert A. Simon, Keplero, Nietzsche, Ricoeur, Steven Pinker